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ALITALIA ALLA CANNA DEL GAS? PAGA PANTALONE! - VIENE FUORI IL SOLITO PRESTITO STATALE PER SBLOCCARE L’IMPASSE SULLA COMPAGNIA: TRATTATIVA CON LE BANCHE PER UNA LINEA DI CREDITO DA 200 MILIONI SUL MODELLO ILVA - L’AIUTO SARÀ VINCOLATO ALL'INTESA COI SINDACATI SUL TAGLIO DEI COSTI (UN MILIARDO IN TRE ANNI)

Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

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C'è l'ipotesi di una garanzia pubblica per sbloccare l' impasse sul piano Alitalia. Le banche azioniste, Intesa SanPaolo e Unicredit, hanno chiesto l' intervento del governo che per questo sta studiando una soluzione simile a quella adottata per l' Ilva di Taranto, che eviterebbe in questo modo una procedura di infrazione per aiuti di Stato da parte dell' Europa.

 

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Il negoziato in corso fra governo, banche e compagnia ruota attorno ai 400 milioni di euro necessari al cosiddetto «contingent equity», una sorta di piano B che servirebbe a tutelare la stabilità del piano industriale nel caso in cui il progetto non dovesse raggiungere gli obiettivi programmati dai manager di Alitalia. Duecento milioni sarebbero disponibili a metterli gli emiri di Etihad (azionisti al 49 per cento), gli altri duecento è quanto potrebbe essere garantito dal governo.

 

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Il momento è delicato e l'esecutivo si muove con molta cautela: ha subordinato il suo eventuale intervento solo se si raggiungerà l'accordo sindacati-azienda sul taglio ai costi del personale, in ogni caso in parallelo ad Etihad. Né ha deciso le modalità di ingresso in partita: una delle ipotesi c'è quella di inviare una lettera alle banche con cui il governo prenderebbe l'impegno a garantire il «contingent equity» quando si dovesse rendere necessario. Le banche sperano in un intervento il più rapido possibile, si sentono davanti a quelle che una fonte finanziaria definisce «un piano senza garanzie».

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L'esperienza gli insegna che quando c'è in mezzo l' ex compagnia di bandiera il rischio è altissimo, inoltre hanno poca fiducia nei confronti dell' amministratore delegato Cramer Ball. Gli azionisti italiani speravano in un suo passo indietro, ma per ora lo schema è un tandem con l'uomo imposto dalle banche, Luigi Gubitosi, presidente esecutivo in pectore. Ieri, all'incontro con i sindacati e i ministri Carlo Calenda e Graziano Delrio, erano presenti entrambi.

 

La riunione è stata interlocutoria e il governo ha convocato dei tavoli di lavoro che si terranno alla presenza di tecnici dei ministeri dello Sviluppo economico, dei Trasporti e del Lavoro per i prossimi 15 giorni. Intanto però lo sciopero di 24 ore per il 5 aprile è stato confermato. L' amministratore delegato ha garantito ai sindacati che non è stata aperta la procedura di mobilità e che Alitalia «non è una low cost, né vuole diventarlo»: il progetto da qui a due anni è quello di diventare semmai competitivi con le compagnie a basso costo, e tornare all'utile nel 2019.

cramer ball alitaliacramer ball alitalia

 

I manager di Alitalia hanno spiegato che oltre ai tagli dei costi (un miliardo in tre anni) è prevista la crescita del lungo raggio con otto-nove nuovi velivoli entro il 2021, un terzo in più di oggi. Per la messa a terra dei 20 aerei oggi destinati al breve e medio raggio, invece, hanno detto che già 12 non volano più.

 

Obiettivo dell' azienda è migliorare l'organizzazione dei voli e il cosiddetto «load factor», ovvero la capacità di riempire il più possibile i posti. Fonti presenti all' incontro riferiscono che Gubitosi avrebbe anche garantito la «piena disponibilità a fornire i dettagli sul piano, con l' auspicio che una parte dello scetticismo possa rientrare».

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Per il governo la situazione è «critica», ha detto al termine dell' incontro Delrio, aggiungendo che «abbiamo cominciato a lavorare e continueremo a lavorare: dobbiamo fare degli approfondimenti». A questo serviranno gli incontri tecnici programmati per i prossimi giorni. Nel corso della riunione - raccontano i presenti - il ministro ha detto che «per noi l' azienda è strategica. Mi asterrei dal dare giudizi. Conosciamo i numeri, ma non quello che c' è dietro». Il ministro Calenda ha assicurato che Alitalia «è un' azienda privata e resterà privata, i cittadini italiani non intendono mettere soldi». La garanzia pubblica altro non sarebbe che un mero prestito, seppure dello Stato.

Luigi GubitosiLuigi Gubitosi

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