“ARFIO” MARCHINI SENTE ODORE DI COMMISSARIAMENTO E NUOVE ELEZIONI E HA RIALZATO IL CIUFFO CONTRO MARINO: “STA COMPRANDO TEMPO PER UN FALLIMENTO ANNUNCIATO”

Ernesto Menicucci per "Il Corriere della Sera- Roma"

«Il default ? Non mi spaventa». Alfio Marchini, sei mesi dopo la campagna elettorale, va all'attacco del sindaco. «Manca di efficacia nell'individuare ed affrontare le priorità di Roma. Il giudizio sul suo operato è negativo».

L'imprenditore, che siede in aula Giulio Cesare come consigliere comunale, è pronto alla battaglia: «L'impostazione di questo Bilancio non mi piace: vecchia logica di tagli qua e là racimolando risorse come ad esempio svendendo il patrimonio immobiliare. E nel 2014 il disavanzo sarà di un miliardo. Il fallimento è annunciato, allora meglio affrontare subito il problema. È l'unico modo per mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità»

«Il default ? Non mi spaventa». Alfio Marchini, in campagna elettorale, era quello dei «cuori spezzati», l'imprenditore che ha sfidato Ignazio Marino e Gianni Alemanno, ottenendo il 9,5% dei voti. Poi, dopo quel risultato, Marchini è praticamente «sparito»: si è seduto sul suo scranno dell'aula Giulio Cesare ed ha osservato, soprattutto. Sei mesi dopo, Marchini va all'attacco.

Valutazione sul sindaco?
«Si è dimostrato quanto denunciai in campagna elettorale: dal buco di bilancio dove tutti hanno fatto gli struzzi al consociativismo grazie al quale si sono spartiti poltrone e incarichi. Il mio giudizio è negativo».

Ma perché, per tutto questo tempo, lei è rimasto in disparte?
«Ho lasciato al sindaco libertà di operare senza ostruzionismi. Ma, senza ipocrisie, ero convinto che il tempo sarebbe stato galantuomo...».

Ma con Marino non vi sentivate?
«Nulla di personale contro di lui. Il mio è un giudizio politico ampiamente condiviso nella città».

Cosa imputa al sindaco?
«Mancanza di efficacia nell'individuare ed affrontare le priorità di Roma ignorando che se non si cambia il modello di governo della città, con risorse sempre più scarse, si illudono i cittadini, che si scopriranno sempre più poveri e con meno servizi».

Come va cambiato il Comune?
«Il tempo in cui la pubblica amministrazione dava tutto a tutti è finito: bisogna garantire le fragilità sociali e poi delegare ai cittadini funzioni di controllo e gestione del territorio. Si chiama sussidiarietà orizzontale è nelle costituzioni europea e italiana e non è una parola erotica...».

Nel frattempo c'è da votare il Bilancio 2013. Favorevoli o contrari?
«Non ci piace questa impostazione. Vecchia logica di tagli qua e là racimolando risorse come ad esempio svendendo il patrimonio immobiliare. Tagliare 131 milioni di spesa su municipi e servizi alle persone prolunga solo l'agonia sulle spalle dei cittadini.

Non ottiene fondi dal governo, ma solo la possibilità di spalmare 315 milioni sulla gestione commissariale. E dalla Regione, malgrado gli sforzi di Zingaretti arrivano appena 100 milioni per il trasporto pubblico».

Sono pochi?
«Per carità, la Polverini nell'ultimo anno ha messo zero euro. Ma prima ce n'erano 300 nel 2010 e 188 nel 2011... E Milano, per un territorio simile al IX Municipio riceve 300 milioni dalla Regione».

Le tasse, però, quest'anno non aumentano...
«A soffrire da subito dei tagli saranno le fasce più deboli e nel 2014 il disavanzo sarà quasi di 1 miliardo. Marino, quando afferma che non sa se dovrà aumentarle, mente sapendo di mentire. Stiamo solo comprando tempo per un fallimento annunciato, allora meglio affrontare subito il problema. Se non è così venga in aula con il previsionale 2014».

State pensando davvero di far commissariare il sindaco?
«Gliel'ho detto: il default non mi spaventa. Anzi mi sto convincendo che sia l'unico modo per mettere tutti di fronte alle proprie responsabilità. Lo ha dichiarato anche la California, non mi sembra che Hollywood non ci sia più...».

E l'immagine di Roma nel mondo?
«In Italia sono 20 anni che viviamo di immagine: la gente è più povera e le aziende chiudono. È il momento di tornare alla realtà. Le famiglie e le imprese hanno bisogno di certezze per pianificare la propria esistenza. Poi non si tratterebbe di un fallimento, gli attivi del comune sono enormi, ma c'è un disequilibrio strutturale tra entrate e uscite che la politica degli annunci non riesce a risolvere».

Se si rivotasse per il sindaco, si ricandiderebbe?
«I se e i ma li lascio agli astrologi. Intanto noto il silenzio del M5S e come Alemanno si sia trasformato nel più fedele alleato del sindaco».

Anche i tecnici, a dire il vero, non sono andati benissimo...
«Aveva ragione Guido Carli: i tecnici rischiano di essere una sventura. Ma la politica deve essere realista, coraggiosa e avere una visione del futuro su dove condurre il proprio popolo».

 

IGNAZIO MARINO GIANNI ALEMANNO ALFIO MARCHINI A DOMENICA LIVE ALFIO MARCHINI jpeg ALFIO MARCHINI IGNAZIO MARINO CON LA MAPPA DELLA NUOVA MOBILITA SUI FORI IMPERIALI gianni alemanno gianni alemanno gianni alemanno

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."