coronavirus zara 2

IL VIRUS NON VA DI MODA – LA PANDEMIA HA SCATENATO LA TEMPESTA PERFETTA PER LA ‘FAST FASHION’: LA DOMANDA DI VESTITI È CROLLATA, LE CATENE COME ZARA E H&M HANNO CHIUSO MIGLIAIA DI NEGOZI E L’E-COMMERCE STENTA A DECOLLARE – L’IMPATTO SI È FATTO SENTIRE SU TUTTA LA CATENA DI APPROVVIGIONAMENTO: NEGOZI CHIUSI A MILANO SIGNIFICANO FABBRICHE CHIUSE IN BANGLADESH E SRI LANKA E SCORTE AMMASSATE. RIVENDITORI IN PREDA AL PANICO

 

 

Ilaria Caielli per www.corriere.it

 

coronavirus zara

Danneggiati dall’esplosione del coronavirus le aziende leader della moda veloce prevedono un calo netto dei ricavi. Era la fine degli anni ‘90, quando lo shopping, trasformato in una forma di intrattenimento, richiese ritmi accelerati di progettazione, produzione e distribuzione per soddisfare una domanda crescente di abiti economici e sempre nuovi.

 

coronavirus e fast fashion

Per almeno due decenni, riciclare e rammendare è stato fuori moda. Da allora aziende leader come Zara, H&M e Uniqlo hanno visto i propri fatturati lievitare alle stelle in linea con la globalizzazione e l’efficienza logistica del ventunesimo secolo. Una favola durata sino al 2018 con l’entrata in crisi dello storico marchio low cost americano Forever21, andato poi in bancarotta nel settembre 2019, e con i profitti di H&M in calo per la prima volta dopo 44 anni di storia.

 

fabbriche tessili

La consapevolezza dell’impatto ambientale della moda usa e getta e le preoccupazioni per la sicurezza dei lavoratori, a seguito del crollo dell’edificio Rana Plaza in Bangladesh nel 2013 che uccise oltre 1.100 operai, hanno appannato l’immagine del fast fashion senza però ostacolarne la crescita. Nel 2019, il 97 per cento dei profitti dell’intero settore moda sono stati generati da sole 20 aziende, tra cui Inditex (società madre di Zara) al secondo posto della classifica mondiale dopo Nike, che ha chiuso il 2019 con ricavi a 28,2 miliardi e utili in crescita del 6% a 3,8 miliardi, al di sopra delle aspettative degli analisti, in aumento dell’ 8% rispetto all’anno precedente.

 

Lo scorso marzo con il lockdown, la domanda di nuovi vestiti è crollata. Sebbene alcuni rivenditori operino online, i flussi di entrate per molte delle più grandi aziende del mondo sono stati spazzati via. La pandemia ha scatenato una tempesta perfetta per l’intero settore, la capitalizzazione di mercato media delle aziende di abbigliamento, moda e lusso è scesa di quasi il 40 percento tra l’inizio di gennaio e il 24 marzo 2020. Una catena di approvvigionamento globale altamente integrata ha generato un’enorme tensione nella gestione della crisi su più fronti, dagli affitti, all’inventario sino alla produzione.

 

coronavirus moda

Dallo scorso marzo H&M, che serve 74 mercati globali, ha chiuso 3.441 negozi su 5.062 mantenendo aperti circa 50 mercati digitali online. Il colosso svedese ha dichiarato di aspettarsi gravi perdite nel secondo trimestre dopo aver registrato un calo del 46% nelle vendite di marzo sull’anno precedente. La ricaduta sui punti vendita è stata inevitabile con 8 chiusure annunciate in Italia.

 

coronavirus zara 1coronavirus gli effetti sul lusso 3

Zara ha riferito che il 51 percento dei suoi 7489 negozi è stato temporaneamente chiuso con 156 mercati online operativi. Zara ha registrato un calo delle vendite del 24. 1% nelle prime due settimane di marzo e deciso di accantonare 287 milioni rimandando ogni decisione sul dividendo. Uniqlo, la catena giapponese di fast retailing ha previsto un calo del 44% del profitto operativo per l’anno corrente fino ad agosto. Stoccolma esclusa, tutti i 98 negozi in Europa sono stati chiusi da marzo. In Cina, sino al mese scorso, malgrado le misure restrittive fossero state allentate in alcune città, circa la metà dei 750 negozi sono rimasti chiusi a causa dell’interruzione della catena di fornitura.

coronavirus zara 2

 

L’e-commerce, visto come il punto luminoso nel paesaggio desolato del retali in tempo di pandemia, non ha dato il rimbalzo sperato. Secondo gli analisti di McKinsey, tra marzo e aprile, le vendite online sono diminuite dal 5 al 20 percento in Europa, dal 30 al 40 percento negli Stati Uniti e dal 15 al 25 percento in Cina. Sebbene le entrate online per Inditex siano cresciute del 23 percento nel 2019, solo il 14 percento delle vendite totali avviene sui canali digitali.

 

coronavirus e fast fashion

Sul versante svedese le cose non vanno meglio, il mercato online di H&M, aumentato del 24 percento lo scorso anno grazie a una serie di investimenti mirati, vale ancora solo una piccola parte del fatturato. L’incertezza del momento ha spostato le preferenze di spesa da scarpe e abbigliamento a generi di prima necessità, la moda resta in caduta libera. Asos, rivenditore fast fashion britannico che opera esclusivamente online, malgrado tutti suoi centri logistici attivi, ha registrato un calo delle vendite del tra il 20 e il 25 percento in seguito al calo della domanda dovuta all’introduzione delle misure di protezione contro il Covid-19.

 

negozio burberry a pechino

A ricaduta, l’impatto stravolgente della pandemia si è fatto sentire lungo l’intera catena di approvvigionamento della moda. Negozi chiusi a Parigi, Londra e Milano significano fabbriche chiuse in Bangladesh, Vietnam, Sri Lanka e scorte ammassate nelle piantagioni di cotone dell’India centrale. Secondo quanto riferito dal Financial Times rivenditori in preda al panico come C&A, Gap, Primark e Topshop si sono affrettati a cancellare gli ordini di acquisto dai loro fornitori esteri, rifiutando di pagare il prodotto al fine di anticipare il crollo dei profitti.

fabbriche tessili 1

 

L’Associazione degli esportatori e dei produttori di abbigliamento del Bangladesh (BGMEA), il secondo più grande esportatore di abbigliamento al mondo dopo la Cina, stima perdite per oltre 10 miliardi di dollari a causa degli ordini cancellati. Nel paese, il settore che da lavoro a oltre 4 milioni di persone ha bruciato tre miliardi solo nel mese di marzo. Nei paesi in via di sviluppo, dove i sistemi sanitari sono spesso inadeguati, la povertà diffusa e dove mancano politiche di sostegno governative, i lavoratori in fondo alla catena di approvvigionamento pagano il prezzo più alto. In Bangladesh lo scorso aprile gli operai delle fabbriche di abbigliamento si sono scontrati con la polizia dopo la sospensione del pagamento dei salari.

 

Ad oggi malgrado molte fabbriche siano state riaperte, restano concrete le preoccupazioni sulle norme di prevenzione anti virus adottate. In Vietnam, l’economia in più rapida crescita del sud-est asiatico prima della pandemia, dai 400.000 a 600.000 lavoratori hanno perso il lavoro dall’inizio della crisi su un totale di 2,8 milioni di lavoratori del settore, secondo i dati della Vietnam Textile & Apparel Association.

 

coronavirus gli effetti sul lusso 1

L’industria della moda, il cui giro di affari è stato valutato intorno ai 2,5 trilioni di dollari lo scorso anno, spera che l’appetito dei consumatori ritorni al più presto ma le proiezioni restano sconfortanti. Secondo McKinsey le vendite globali di moda diminuiranno fino al 30% nel 2020 mettendo a rischio milioni di posti di lavoro. Una crescita positiva è prevista per il 2021 ma solo del 2-4 percento.

 

negozio burberry hong kong

Pesa il pessimismo diffuso dei consumatori sull’economia, con il 75% dei consumatori negli Stati Uniti e in Europa convinti che la propria situazione finanziaria sarà influenzata negativamente sul lungo periodo. La pandemia ha inoltre messo a dura prova gli impegni della moda veloce nei confronti delle pratiche ambientali e sociali già nel mirino da tempo. Quando i negozi avranno riaperto nel mondo la partita sarà ancora tutta da giocare.

coronavirus gli effetti sul lusso 5coronavirus gli effetti sul lussocoronavirus gli effetti sul lusso 9coronavirus gli effetti sul lusso 6

Ultimi Dagoreport

matteo salvini roberto vannacci luca zaia lorenzo fontana calderoli massimiliano fedriga romeo lega

DAGOREPORT - SI SALVINI CHI PUO'! ASSEDIATO DAL PARTITO IN RIVOLTA, PRESO A SBERLE DA GIORGIA MELONI (SUL RITORNO AL VIMINALE, AUTONOMIA E TERZO MANDATO), ''TRADITO'' PURE DA VANNACCI, PER IL “CAPITONE” STA ARRIVERANDO IL MOMENTO IN CUI DOVRA' DECIDERE: RESTARE LEADER DELLA LEGA O RESTARE AL GOVERNO COME SACCO DA PUGNI DELLA DUCETTA? - LA CRISI POTREBBE ESPLODERE ALLE PROSSIME REGIONALI IN VENETO: SE ZAIA PRESENTASSE UN SUO CANDIDATO NELLA LIGA VENETA, SALVINI SCHIEREREBBE LA LEGA A SUPPORTO DEI “DOGE-BOYS” CONTRO IL CANDIDATO FDI DELLA DUCETTA, SFANCULANDO COSI' L'ALLEANZA DI GOVERNO, O RESTEREBBE A CUCCIA A PALAZZO CHIGI, ROMPENDO IL CARROCCIO? AH, SAPERLO...

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI  RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL RILASCIO DEL “TERRORISTA” IRANIANO ABEDINI - SI RIUSCIRÀ A CHIUDERE L’OPERAZIONE ENTRO IL 20 GENNAIO, GIORNO DELL’INSEDIAMENTO DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, COME DA ACCORDO CON TRUMP? - ALTRO DUBBIO: LA SENTENZA DELLA CORTE DI APPELLO, ATTESA PER IL 15 GENNAIO, SARÀ PRIVA DI RILIEVI SUL “TERRORISTA DEI PASDARAN’’? - E NEL DUBBIO, ARRIVA LA DECISIONE POLITICA: PROCEDERE SUBITO ALLA REVOCA DELL’ARRESTO – TUTTI FELICI E CONTENTI? DI SICURO, IL DIPARTIMENTO DI GIUSTIZIA DI WASHINGTON, CHE SI È SOBBARCATO UN LUNGO LAVORO DI INDAGINE PER PORTARSI A CASA “UNO SPREGIUDICATO TRAFFICANTE DI STRUMENTI DI MORTE”, NON AVRÀ PER NULLA GRADITO (IL TROLLEY DI ABEDINI PIENO DI CHIP E SCHEDE ELETTRONICHE COME CONTROPARTITA AGLI USA PER IL “NO” ALL'ESTRADIZIONE, È UNA EMERITA CAZZATA...)

marco giusti marcello dell utri franco maresco

"CHIESI A DELL'UTRI SE FOSSE PREOCCUPATO PER IL PROCESSO?' MI RISPOSE: 'HO UN CERTO TIMORE E NON… TREMORE'" - FRANCO MARESCO, INTERVISTATO DA MARCO GIUSTI, RACCONTA DEL SUO COLLOQUIO CON MARCELLO DELL'UTRI - LA CONVERSAZIONE VENNE REGISTRATA E IN, PICCOLA PARTE, UTILIZZATA NEL SUO FILM "BELLUSCONE. UNA STORIA SICILIANA": DOMANI SERA "REPORT" TRASMETTERÀ ALCUNI PEZZI INEDITI DELL'INTERVISTA - MARESCO: "UN FILM COME 'IDDU' DI PIAZZA E GRASSADONIA OFFENDE LA SICILIA. NON SERVE A NIENTE. CAMILLERI? NON HO MAI RITENUTO CHE FOSSE UN GRANDE SCRITTORE..." - VIDEO

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA