padoan gallia

DAL GALLO AL GALLIA? - DOPO LA RIUNIONE STRAORDINARIA DI IERI, IL DOPO-MUSTIER SI AVVICINA: DOPO INTESA SANPAOLO-UBI E CRÉDIT AGRICOLE-CREVAL, ANCHE BANCO BPM E BPER SI PARLANO. MENTRE UNICREDIT RISCHIA DI RIMANERE INDIETRO, CON MUSTIER CHE PREFERISCE RICOMPRARE AZIONI PROPRIE COI BUYBACK E PAGARE DIVIDENDI - GLI ALTRI NOMI CHE GIRANO: MATTEO DEL FANTE, MARCO MORELLI, EX MPS, FABIO GALLIA, ALESSANDRO DECIO, EX DIRIGENTE DI UNICREDIT E ORA AL DESIO. FUORI GIOCO MASSIAH PER IL PATTO DI NON CONCORRENZA

 

1. I CONSIGLIERI DI UNICREDIT A CONSULTO SULLA GOVERNANCE MUSTIER IN BILICO, PESA MPS

Francesco Spini per ''la Stampa''

 

Il futuro di Jean Pierre Mustier alla guida di Unicredit da ieri è ancora più incerto: è cominciata la resa dei conti in consiglio, con cui il manager francese, da tempo, non sembra più essere in piena sintonia. La sua permanenza sulla poltrona di amministratore delegato, così, si intreccia ora con le strategie e in particolare deve confrontarsi col pressing del governo affinché piazza Gae Aulenti risolva la grana Monte Paschi, comprandosi Rocca Salimbeni. Un matrimonio che non appare nelle corde di Mustier.

 

MUSTIER ELKETTE

La situazione, in questa travagliata domenica di novembre, sembrava precipitare: in un primo tempo indiscrezioni rilanciate dal Sole 24 Ore parlavano di un cda straordinario. L' uragano è stato poi declassato a tempesta tropicale - con venti comunque tesi - quando fonti finanziarie hanno precisato il quadro: i consiglieri si sono incontrati, ma informalmente, collegati ciascuno da casa propria, per discutere del procedimento di rinnovo dell' intero consiglio che scade in primavera. Un giro di tavolo convocato in vista di un' altra riunione, questa sì ufficiale, del comitato nomine prevista per mercoledì, quando si darà il via al procedimento di selezione dei candidati per la lista del cda da presentare ai soci alla prossima assemblea annuale.

 

Già con la riunione di ieri , l' impressione è che sia iniziato il secondo tempo del blitz con cui il governo, e in particolare il Pd - è la lettura dei critici - ha "piazzato" in cda, da presidente in pectore, un ex ministro nonché, ai tempi della chiamata, deputato della Repubblica, Pier Carlo Padoan. Il sillogismo successivo viene facile: una scelta per facilitare la discesa in campo nella partita senese.

 

gallia costamagna padoan

Una partita che il governo punta ad agevolare permettendo la conversione di attività fiscali differite (le cosiddette Dta) in crediti di imposta in caso di fusioni, con un beneficio nel caso del Monte da circa 3 miliardi di euro. Quanto basterebbe per far digerire la preda a Unicredit, dove però, anche in tempi recenti, è risuonato il ritornello di Mustier: «Non c' è alcun progetto che riguardi fusioni o acquisizioni». E dunque nemmeno con Siena.

 

La cosa provoca malumori dentro e fuori il consiglio, anche perché nel frattempo sul mercato si è rimessa in moto la giostra delle fusioni. Dopo Intesa Sanpaolo-Ubi e Crédit Agricole-Creval, anche Banco Bpm e Bper si parlano. Mentre Unicredit rischia di rimanere indietro, con Mustier che preferisce ricomprare azioni proprie coi buyback e pagare dividendi, proseguendo la trasformazione della banca impostata col piano Team 23.

 

Anche l' idea di creare una subholding per le attività estere, un progetto che Mustier ha assicurato esser stato accantonato, ha scatenato una ridda di polemiche sul conseguente spezzatino che ne sarebbe derivato. Il banchiere francese, nel frattempo, appare incline - dopo aver sfiorato l' opportunità di trasferirsi alla guida di Hsbc - a ritrovare un ruolo internazionale, proprio mentre crescono le velleità del Palazzo di controllare anche una banca privata come Unicredit, in un momento di ipertrofia statale nei gangli strategici dell' economia.

 

CIMBRI MUSTIER

In questo quadro Mustier con il consiglio ha intrapreso una valutazione se esistano o meno le condizioni per una sua permanenza. In pochi vi scommettono e l' esito di tali ragionamenti giungerà a breve. Al punto che è già partito il tam tam sui possibili sostituti che, inutile dire, dovranno godere della fiducia governativa, oltre che dei soci. Tra di essi si citano manager come l' ad di Poste, Matteo Del Fante, Marco Morelli, ex di Mps, Fabio Gallia, ex numero uno della Cdp o Alessandro Decio, ex dirigente di Unicredit e ora al Banco Desio. Tra i big, si cita anche il possibile passaggio di Alberto Nagel, ad di Mediobanca. Fuori gioco sarebbe invece Victor Massiah: l' ex capo di Ubi avrebbe firmato un contratto biennale di non concorrenza con Intesa Sanpaolo.

 

 

2. UNICREDIT, ECCO CHI TIFA CONTRO MUSTIER

Michele Arnese per www.startmag.it

 

Il titolo Unicredit ruzzola in Borsa: in apertura di settimana per Unicredit – visto il trambusto ai vertici su governance del gruppo e futuro dell’attuale amministratore delegato Jean Pierre Mustier – le quotazioni cedono il 4,2% a 8,71 euro, flessione che peraltro segue il +42% messo a segno sul Ftse Mib dall’inizio di novembre.

 

LE NOTIZIE DEL SOLE 24 ORE SU UNICREDIT

MUSTIER MESSINA

Secondo quanto anticipato da ilsole24ore.com nel week end, ieri si è tenuta una riunione dei consiglieri di amministrazione per ragionare del rinnovo del cda della banca in scadenza in primavera: il board di Unicredit ha la facoltà di presentare una lista di maggioranza per il governo societario del successivo triennio.

 

I TEMI AL CENTRO DELLE RIUNIONI INFORMALI DEL CDA DI UNICREDIT

Mercoledì è in calendario una riunione del comitato nomine. Ma, secondo i rumors giornalistici, il vero nodo del confronto è la posizione di Mustier. Molti i temi sul tavolo a questo proposito: dalla verifica sul pieno supporto degli amministratori alle strategie del manager francese (le mosse post cessione di importanti asset, la presenza internazionale, la creazione di una sub holding per le attività estere, il no alle aggregazioni in Italia, ovvero “no grazie” Mps), alle pressioni del Tesoro affinché Unicredit digerisca il Monte dei Paschi, alla reale volontà di Mustier di rimanere alla guida dell’istituto.

 

IL FUTURO DI MUSTIER

“Non è sicuro che lo stesso Mustier abbia voglia di restare un altro triennio alla guida di Unicredit: il suo profilo internazionale (è stato a lungo in Société Générale) potrebbe riportarlo fuori dai confini dell’Italia e secondo molti periodicamente il top manager torna a pensarci”, ha scritto oggi Repubblica.

victor massiah letizia moratti

 

DIBATTITO SU MUSTIER

In effetti da settimane la conferma di Mustier, in carica da luglio 2016, non viene data per certa sul mercato, ha sottolineato il Corriere della Sera: “Da un lato al banchiere verrebbero imputate la resa non ottimale del titolo e la mancanza di una strategia chiara dopo la fase delle cessioni (Mediobanca, Fineco, Pioneer, la Polonia fra gli altri). Dall’altro Mustier sta mantenendo la linea di non puntare su fusioni e acquisizioni. Ma c’è il tema Mps: il Tesoro deve vendere Siena e solo Unicredit è realisticamente in grado di rilevarla. Mustier avrebbe chiesto al governo una dote analoga a quella di Intesa Sanpaolo per le banche venete (che però erano fallite): circa 4 miliardi tra crediti fiscali (detti «dta») e un aumento di capitale di Mps coperto dal Tesoro, nonché lo scarico di 10 miliardi di pendenze legali”.

 

LE PROSSIME TAPPE

MATTEO DEL FANTE POSTE ITALIANE

Ma quali sono i prossimi passi per il prossimo board? La procedura prevede quattro passaggi, tra cui la nomina di una task force e di un consulente esterno che è Spencer Stuart, chiamati a definire il profilo dei candidati, a selezionarli e infine a proporre una short-list al comitato nomine che, sua volta, la sottopone al board uscente.

 

IL RUOLO DI PADOAN

Un iter in che ha già portato alla cooptazione nel cda di Pier Carlo Padoan, esponente del Pd e già ministro dell’Economia che ha tra l’altro seguito il dossier Mps (banca da sempre molto vicina ai partiti di sinistra), già indicato come presidente designato, con sommo gradimento del governo.

 

GLI SBUFFI DEL PARLAMENTO CONTRO MUSTIER

Gli sbuffi della maggioranza di governo – in verità anche delle opposizioni – non sono solo ricostruzioni giornalistiche ma si rintracciano in atti parlamentari: basta sfogliare l’ultimo rapporto del Copasir – il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – che all’unanimità, quindi anche con il sì di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, ha criticato – con qualche scivolone – le mosse del vertice di Unicredit (da tenere conto che i relatori del rapporto erano parlamentari di Pd e M5s).

 

 

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IL RAPPORTO DEL COPASIR SU UNICREDIT E NON SOLO

Alla base dei giudizi critici del Copasir c’è soprattutto il tema della «sub-holding», cioè il progetto di quotare la parte estera di Unicredit in Germania. “Ci sono state forti contrarietà sia dentro il consiglio sia nel governo, che teme lo smembramento e il passaggio del ramo italiano a qualche gruppo francese – ha scritto il Corriere della Sera – Mustier l’avrebbe per ora accantonato: una marcia indietro cui avrebbe contribuito l’influenza di Padoan”.

Stefano Micossi

 

IL RUOLO DI MICOSSI

La nomina di Padoan ha un preciso significato anche politico. L’ex ministro, di fatto, è chiamato a svolgere un ruolo attivo nella definizione della lista dei candidati per il nuovo consiglio, facendo parte proprio del Comitato nomine guidato da Stefano Micossi – consigliere Unicredit tra i più critici verso Mustier – e in cui siedono anche i consiglieri Francesca Tondi e Alexander Wolfgring. Il ruolo del consigliere Micossi nella strategia “politica” anti Mustier è peculiare: Micossi, storicamente vicino sia Carlo De Benedetti che alla galassia di Luigi Abete, da direttore generale di Assonime (l’associazione che riunisce le grandi imprese) ha appena proposto di dare più poteri nel definire il Recovery Plan al ministro Pd Enzo Amendola (Affari europei), una direzione di marcia che mette d’accordo tutte le anime della sinistra.

 

CASO MPS

Su Siena c’è il problema dei rischi legali ma anche i dubbi del Movimento 5 Stelle sulle nozze con Unicredit. I pentastellati non vogliono operazioni fotocopia come quella di Intesa Sanpaolo con le banche venete, oltre ad auspicate che il Monte resti ancora pubblico. Entro l’anno Mef e il Monte dovranno arrivare a quantificare le necessità di capitale (si parla di 2-2,5 miliardi), anche alla luce dell’avvenuta scissione di 8,1 miliardi di euro di Npl ad Amco.

 

DOSSIER DTA

In questo si innesta poi l’inserimento in legge di bilancio di una norma che permetta al Monte, in caso di fusioni nel 2021, di poter convertire 3,7 miliardi di euro di dta (attività fiscali differite) in crediti fiscali, allo scopo di incentivare potenziali acquirenti. Una possibilità su cui sta cercando di porre un freno proprio il M5S che ha presentato un emendamento alla Legge di Bilancio per mettere un tetto di 500 milioni alle Dta e che rischia di mandare in stallo proprio eventuali matrimoni (qui l’approfondimento di Start Magazine sul dossier Monte dei Paschi di Siena).

 

I RUMORS DEL SOLE 24 ORE

L’arrivo di Padoan di fatto fa ripartire il totonomine per un eventuale sostituto, secondo il Sole 24 Ore: ”Diego De Giorgi, ad esempio, l’ex capo dell’investment banking di Bank of America portato dallo stesso Mustier nel consiglio di UniCredit, o Matteo Del Fante, ceo di Poste. C’è chi guarda anche a Victor Massiah, ex ceo di Ubi storicamente in buoni rapporti con Padoan, o Marco Morelli fino a pochi mesi fa ceo di Mps e ora approdato in Axa Investments. Tra i manager interni, in pole position figurerebbero Carlo Vivaldi, co-chief operating officer, e Francesco Giordano, co-ceo del commercial banking Western Europe”.

 

padoan montepaschi

IL REPORT DI AKROS

Secondo gli analisti di Banca Akros, l’eventuale uscita di Mustier aumenterebbe le chances di un’acquisizione di Mps da parte di Unicredit e ridurrebbe la probabilità che continui sulla strada dell’incremento dei dividendi e delle operazioni di buyback. L’attuale dibattito all’interno del consiglio – secondo Akros – aumenta dunque l’incertezza sulla strategia della banca e per questo la raccomandazione sul titolo viene abbassata a “neutral” (da “accumulate”), con un target invariato 8,3 euro.

 

L’ANALISI DI EQUITA

“Il confronto sulla governance – aggiunge Equita Sim – si intreccia con l’eventuale valutazione di un deal con Mps, ipotesi che secondo noi potrebbe rivelarsi neutrale sotto il profilo del rischio e del capitale per Unicredit solo in caso di pieno riconoscimento delle dta (deferred tax asset) di entrambe le banche (circa 3,6 miliardi ciascuna) oltre che con un aumento di capitale di Mps di 2,5 miliardi, scenario che ci sembra difficilmente realizzabile sotto il profilo politico”.

 

CHE COSA SUSSURRA CREDIT SUISSE

Secondo Crédit Suisse, l’aggregazione con Mps si tradurrebbe per Unicredit in un incremento del Rote (return on tangible equity) di 0,6 punti percentuali e in un aumento del 6% del tangible book value nel terzo anno, ma a fronte di un rischio di esecuzione dell’operazione piuttosto elevato. La banca svizzera assume che le sinergie annue di costo siano pari al 40% della base costi di Mps, che i costi di integrazione siano pari a 1,5 miliardi di euro post tasse e che nell’aggregazione ci sia una iniezione di capitale in Mps da parte del Governo italiano di 2,4-2,5 miliardi di euro. In termini di coefficienti patrimoniali, Crédit Suisse stima un impatto di 80 punti base sul Cet1 di Unicredit.

 

Mustier ascolterà i sussurri di Crédit Suisse?

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