urbano cairo rcs blackstone corriere della sera

DIETRO LE QUINTE DELLA DISFIDA CAIRO-BLACKSTONE: RCS COME LA GRECIA NEL TRIENNIO NERO 2011-2013 - COME E PERCHE’ E’ FINITA SVENDUTA LA SEDE STORICA DEL “CORRIERE” DI VIA SOLFERINO - LE RAGIONI DI URBANO E QUELLE DEL FONDO CHE AVEVA IL COLTELLO DALLA PARTE DEL MANICO. NESSUNO PERO’ RICORDA LA GENESI VERA DEI GUAI DI RCS (TRANNE DAGOSPIA). LO SHOPPING SPAGNOLO COSTATO 800 MILIONI DI PERDITE. QUELLA FU LA VERA FOLLIA CHE NESSUNO HA MAI PAGATO…

Fabio Pavesi per Dagospia

 

URBANO CAIRO

Chissà per quanto tempo avrà rimuginato su quella cessione del palazzo storico del Corriere in via Solferino e via San Marco avvenuta a fine del 2013, quando Rcs boccheggiava sull’orlo di una crisi senza precedenti. Attento come è ai costi e agli sprechi, Urbano Cairo, dominus della prima casa editrice italiana, conquistata con l’aiuto determinante di Intesa nell’estate del 2016, deve aver masticato amaro per lungo tempo per quella che considera una svendita colossale al re dei fondi d’investimento, quella Blackstone che comprò l’intero complesso storico del Corriere per 120 milioni.

 

Anche perché è lui che sta pagando l’oneroso canone d’affitto. Dieci milioni l’anno per i tre blocchi di Via Solferino e via San marco che il fondo Blackstone incamera ogni anno da Rcs. E proprio la sproporzione tra prezzo di cessione e rata d’affitto ad aver indotto Cairo a mettere in mora, 5 anni dopo, quella che lui considera un vero regalo al fondo americano.

 

SEDE CORRIERE DELLA SERA

Lo ha fatto con un’iniziativa senza precedenti lo scorso novembre: la richiesta di un arbitrato per chiedere l’annullamento dell’operazione. Cosa che ha mandato su tutte le furie il fondo Blackstone che era in procinto di vendere l’immobile al gruppo Allianz per un valore intorno ai 250 milioni, il doppio del prezzo pattuito solo 5 anni fa. L’iniziativa garibaldina di Cairo ha fatto ovviamente fuggire l’acquirente e Blackstone ha citato a sua volta Cairo al tribunale di New York chiedendo i danni per la mancata vendita.

 

Fin qui la cronaca che mette in profondo imbarazzo altri protagonisti della vicenda. Innanzitutto Banca Intesa o meglio il suo braccio operativo nel merchant cioè Banca Imi guidata allora da Gaetano Micchichè, che fu l’advisor finanziario dell’operazione vendita. Intesa socio storico di Rcs è anche la banca che più si è spesa per l’arrivo sulla tolda di comando di Cairo.

 

gaetano miccichè

L’ha appoggiato in particolare lo stesso Miccichè, in quella contesa suon di Opa che vedeva nella primavera del 2016 Urbano Cairo contro Andrea Bonomi, il finanziere spalleggiato dal nucleo storico degli azionisti di Rcs e da Mediobanca. Una battaglia che sembrava persa in partenza per l’imprenditore alessandrino che è stato accompagnato nella presa di potere proprio da Intesa, non solo socio storico ma anche tra i principali creditori del gruppo editoriale.

 

Ecco perché quel j’accuse di Cairo sulla svendita, curata da Banca Imi, irrompe come uno schiaffo nei rapporti finora ottimi tra l’allievo di Berlusconi e la banca milanese. Cairo da par suo, che all’epoca della cessione era solo un piccolo socio di Rcs e che si oppose all’operazione, snocciola come sa fare lui pochi numeri ma significativi per avvalorare la tesi del “furto” ai danni di Rcs.

 

andrea bonomi

Quel canone complessivo di 10,3 milioni annui che ora da affittuario Rcs paga a Blackstone significano un rendimento dell’8,5% annuo. Un fior di rendimento difficile da trovare nell’immobiliare di pregio commerciale. I valori in genere per complessi in zone centrali si collocano al 5, massimo 6 per cento. Ed è proprio quel ricco contratto (per Blackstone) a sollevare tutte le perplessità di Cairo. Un rendimento del 5% vuol dire automaticamente valutare l’immobile almeno 200 milioni e non i 120 milioni cui è avvenuta la transazione. Si potrà obiettare che sono passati 5 anni e i valori sono saliti. Forse ma non certo così tanto, dicono gli esperti immobiliari.

 

Nel frattempo l’affare è evidente per Blackstone: dalla cessione a fine di qeust’anno ha già incassato 50 milioni di euro in rate d’affitto. Questo di fatto abbassa ulteriormente il valore pagato all’epoca. Di fatto con quel contratto il fondo Usa in soli 12 anni si portava a casa l’intero corrispettivo pagato. Dodici anni per portare a casa gratis gli immobili di pregio di via Solferino. Un colpo da maestri che rende felici i sottoscrittori del fondo americano. Rendimento garantito dell’8% per 12 anni e poi tutto l’incasso della futura vendita.

 

FONDO BLACKSTONE

Vista così c’è poco da dire. Rcs si è privata di un bene patrimoniale e in 12 anni avrà restituito tutti i 120 milioni a Blackstone rimanendo senza cespiti. Un autogol colossale. D’altro canto la tesi di Blackstone e di chi allora procedette alla vendita pare smentire ogni illazione sull’usura perpetrata all’epoca ai danni della casa editrice. Fu fatto un bando, si presentarono più soggetti, ci fu una perizia indipendente da parte di Reag sul valore dell’immobile.

 

La proposta Blackstone risultò la migliore e il Cda di Rcs votò l’operazione. Tutto secondo i crismi quindi. Sostenere che il prezzo fu un regalo come fa Cairo pare anch’esso più che giustificato. Se 5 anni dopo il cespite viene valutato il doppio, qualcuno avrà sbagliato i conti. O Allianz disposta a pagare un extra-prezzo o chi vendette all’epoca che si fece turlupinare svendendo di fatto il complesso. E quel rendimento dell’8% è certo fuori mercato. Cairo pare avere quindi più di una freccia nel suo arco.

 

sede rcs via san marco milano

Ma forse non si considerano i tempi e il momento storico. Rcs era nel pieno della crisi più terribile della sua Storia. Tra il 2011 e il 2013 accumulerà oltre un miliardo di perdite. Si ritroverà nel 2012 ad avere debiti finanziari netti con le banche (Intesa in testa) per 845 milioni a fronte di un margine lordo azzerato e un patrimonio di soli 179 milioni. Una crisi debitoria che mette in allarme ovviamente i creditori.

 

Le banche in particolare, non dimentichiamocelo, sono nel pieno della crisi delle sofferenze. Troppi crac, troppe ristrutturazioni dei debiti mettono in ginocchio i conti delle banche. Permettersi un altro flop miliardario sarebbe stato esiziale. Andava tamponata la crisi finanziaria prima che travolgesse il gruppo editoriale. A fine del 2012, un anno prima della cessione, i soci del Corriere e le banche che lo finanziano sono nel panico. Occorrono misure drastiche.

 

Si lancia un aumento di capitale da 400 milioni che verrà sottoscritto a luglio del 2013, si rifinanzia Rcs con altri 600 milioni e si vende tutto il vendibile per fare cassa. Ecco il momento in cui matura la svendita della casa del Corriere. Nel 2013 il margine industriale diverrà negativo per 83 milioni, ma il complesso delle misure tra aumento di capitale, rifinanziamento e cessioni porta a dimezzare il debito finanziario e a riportare il capitale a 350 milioni. Una sospiro di sollievo da parte del nucleo storico dei soci.

RECOLETOS

 

Da Intesa a Fca a Mediobanca a Pirelli eccetera eccetera. In fondo lo stesso Cairo ammette che Rcs agì in condizioni di debolezza contrattuale nei confronti di Blackstone. Cairo stesso sostiene che Blackstone approfittò della debolezza estrema di Rcs per imporre le condizioni. Un copione ahimè visto molte volte. Si pensi alla crisi greca, si pensi alla svendita degli Npl da parte delle banche, si pensi all’elevato debito pubblico italiano che rende fragile il Paese nella contrattazione con i partner europei. In fondo la finanza è questa cosa qui. Più sei forte più imponi le tue condizioni, più sei prostrato più obtorto collo devi subire. E in fondo Rcs in quell’epoca era come la Grecia.

 

PIERGAETANO MARCHETTI GIULIA MARIA CRESPI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO

Vicina al crac e costretta a subire. Quel che nessuno oggi ricorda dell’affaire Cairo-Blackstone è la genesi della crisi finanziaria di Rcs. Che non è mai stata di natura economica. Ma esclusivamente figlia delle spericolate avventure intraprese pre-crisi dal management e dai soci storici. Di quel miliardi di perdite che Rcs segnerà tra il 2011 e il 2013 quasi 800 milioni sono il risultato delle svalutazioni dello shopping spagnolo effettuato nel 2007. Fu l’incauto e strapagato acquisto di Recoletos in Spagna a far affondare la corazzata Rcs.

 

Pagata 1,1 miliardi nel 2007 verrà alla fine svalutata insieme ad altre attività iberiche per 800 milioni. Un colossale fiasco perpetrato all’epoca dall’amministratore delegato Antonello Perricone e votato da un Cda che aveva come amministratori esecutivi il notaio Piergaetano Marchetti; Carlo Pesenti, Renato Pagliaro di Mediobanca e John Elkann. La crema della nobiltà degli affari che sbagliò clamorosamente il colpo, divenuto un boomerang micidiale per Rcs solo pochi anni dopo. Chissà se Cairo ora che ha risanato e riportato in utile il gruppo medita anche la vendetta su Recoletos? Sono passati dieci anni, troppo tardi.    

JOHN ELKANN

Ultimi Dagoreport

gian marco chiocci giampaolo rossi alfredo mantovano giorgia meloni giovambattista giovanbattista fazzolari tg1

DAGOREPORT- CHE FRATELLI D’ITALIA, DOPO TRE ANNI DI PALAZZO CHIGI, NON SIA PIÙ IL PARTITO MONOLITICO NELLA SUA DEVOZIONE E OBBEDIENZA A GIORGIA MELONI È DIMOSTRATO DALL’ULTIMO SCAZZO NEL POLLAIO RAI TRA CHIOCCI E ROSSI - COL DIRETTORE DEL TG1 CHE SPUTTANA IN PIAZZA, CON APPOSITO COMUNICATO, I SUOI CONTATTI RISERVATI CON LA DUCETTA: ‘’NEI GIORNI SCORSI LA PREMIER MI HA SONDATO INFORMALMENTE PER CAPIRE UNA MIA EVENTUALE, FUTURA, DISPONIBILITÀ NELLA GESTIONE DELLA COMUNICAZIONE” - CON MASSIMO CINISMO E MINIMO RISERBO, CHIOCCI AGGIUNGE: “UNA CHIACCHIERATA, COME TANTE ALTRE IN QUESTI MESI...” - S'AVANZA "FRATELLI SERPENTI", UN PARTITO VITTIMA CRESCENTE DI INTRIGHI DI POTERE, CHE VIVE SCHIZOFRENICAMENTE LA PROPRIA EGEMONIA COME SABOTAGGIO DEL CAMERATA RIVALE - DALLA NOMINA DI FOTI A MINISTRO AL MURO DI IGNAZIO LA RUSSA A PROTEZIONE DI SANTANCHÉ FINO AL SUO ENDORSEMENT PER MAURIZIO LUPI PER IL DOPO-SALA IN BARBA AL MELONIANO FIDANZA, DAGLI SCAZZI CROSETTO-MANTOVANO A LOLLOBRIGIDA “COMMISSARIATO”, DALLA NOMINA DI GIULI ALLO SCONTRO SCHILLACI-GEMMATO. ESSI': A VOLTE IL POTERE LOGORA CHI CE L’HA….

antonio barbera giulio base monda buttafuoco borgonzoni mantovano

FLASH! – BIENNALE DELLE MIE BRAME: IL MANDATO DI ALBERTO BARBERA ALLA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA TERMINA FRA UN ANNO MA DA MESI SI SUSSEGUONO VOCI SULLE ASPIRAZIONI DI ANTONIO MONDA (SPONSOR MANTOVANO) E DI GIULIO BASE, SUPPORTATO DALLO STRANA COPPIA FORMATA DALLA SOTTOSEGRETARIA LEGHISTA LUCIA BORGONZONI E DA IGNAZIO LA RUSSA (GRAZIE ALLO STRETTO RAPPORTO CON FABRIZIO ROCCA, FRATELLO DI TIZIANA, MOGLIE DI BASE) - IL PRESIDENTE ‘’SARACENO’’ BUTTAFUOCO, CHE TREMA AL PENSIERO DI MONDA E BASE, NON VUOLE PERDERE LA RICONOSCIUTA COMPETENZA INTERNAZIONALE DI BARBERA E GLI HA OFFERTO UN RUOLO DI ‘’CONSULENTE SPECIALE’’. RISPOSTA: O DIRETTORE O NIENTE…

peter thiel narendra modi xi jinping donald trump

DAGOREPORT - IL VERTICE ANNUALE DELL'ORGANIZZAZIONE PER LA COOPERAZIONE DI SHANGHAI (SCO), SI AVVIA A DIVENTARE L’EVENTO POLITICO PIÙ CLAMOROSO DELL’ANNO - XI JINPING ATTENDE L’ARRIVO DEI LEADER DI OLTRE 20 PAESI PER ILLUSTRARE LA “VISIONE CINESE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE – ATTESI PUTIN, L’INDIANO MODI (PER LA PRIMA VOLTA IN CINA DOPO SETTE ANNI DI SCAZZI), IL BIELORUSSO LUKASHENKO, IL PAKISTANO SHARIF, L’IRANIANO PEZESHKIAN E IL TURCO ERDOGAN - SE DA UN LATO IL SUMMIT SCO RAPPRESENTA IL TRIONFO DEL DRAGONE, CHE È RIUSCITO A RICOMPATTARE MEZZO MONDO, DALL’INDIA AL BRASILE, MINACCIATO DALLA CLAVA DEL DAZISMO DI TRUMP, DALL’ALTRO ATTESTA IL MASSIMO FALLIMENTO DELL’IDIOTA DELLA CASA BIANCA – L’ANALISI SPIETATA DELL’EMINENZA NERA, PETER THIEL, A “THE DONALD”: "A COSA SONO SERVITI I TUOI AMOROSI SENSI CON PUTIN PER POI RITROVARTELO ALLA CORTE DI PECHINO? A COSA È SERVITO LO SFANCULAMENTO DELL’EUROPA, DAL DOPOGUERRA AD OGGI FEDELE VASSALLO AI PIEDI DEGLI STATI UNITI, CHE ORA È TENTATA, PER NON FINIRE TRAVOLTA DALLA RECESSIONE, DI RIAPRIRE IL CANALE DI AFFARI CON LA CINA, INDIA E I PAESI DEL BRICS?” – "DONALD, SEI AL BIVIO’’, HA CONCLUSO THIEL, "O SI FA UN’ALLEANZA CON LA CINA, MA A DETTAR LE CONDIZIONI SARÀ XI, OPPURE DEVI ALLEARTI CON L’EUROPA. UNA TERZA VIA NON C’È…”

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - MAI VISTA L’ARMATA BRANCAMELONI BRANCOLARE NEL BUIO COME PER LE REGIONALI IN VENETO - SENZA QUEL 40% DI VOTI DELLA LISTA ZAIA SIGNIFICHEREBBE LA PROBABILE SCONFITTA PER IL CENTRODESTRA. E DATO CHE IN VENETO SI VOTERÀ A NOVEMBRE, DUE MESI DOPO LE MARCHE, DOVE IL MELONIANO ACQUAROLI È SOTTO DI DUE PUNTI AL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA RICCI, PER IL GOVERNO MELONI PERDERE DUE REGIONI IN DUE MESI SAREBBE UNO SMACCO MICIDIALE CHE RADDRIZZEREBBE LE SPERANZE DELL’OPPOSIZIONE DI RIMANDARLA AL COLLE OPPIO A LEGGERE TOLKIEN - LA DUCETTA HA DOVUTO COSÌ INGOIARE IL PRIMO ROSPONE: IL CANDIDATO DI FDI, LUCA DE CARLO, È MISERAMENTE FINITO IN SOFFITTA – MA PER DISINNESCARE ZAIA, URGE BEN ALTRO DI UN CANDIDATO CIVICO: OCCORRE TROVARGLI UN POSTO DA MINISTRO O MAGARI LA PRESIDENZA DELL’ENI NEL 2026 - SE LA DUCETTA È RABBIOSA, SALVINI NON STA MEJO: I TRE GOVERNATORI DELLA LEGA HANNO DICHIARATO GUERRA ALLA SUA SVOLTA ULTRA-DESTRORSA, ZAVORRATA DAL POST-FASCIO VANNACCI - IL PASTICCIACCIO BRUTTO DEL VENETO DEVE ESSERE COMUNQUE RISOLTO ENTRO IL 23 OTTOBRE, ULTIMA DATA PER PRESENTARE LISTE E CANDIDATI…

peter thiel donald trump

SE SIETE CURIOSI DI SAPERE DOVRÀ ANDRÀ A PARARE IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA TRUMPIANA, È INTERESSANTE SEGUIRE LE MOSSE DELLA SUA ‘’EMINENZA NERA’’, IL MILIARDARIO PETER THIEL - PUR NON COMPARENDO MAI IN PUBBLICO, ATTRAVERSO PALANTIR TECHNOLOGIES, UNO TRA I POCHI COLOSSI HI-TECH CHE COLLABORA CON LE AGENZIE MILITARI E DI INTELLIGENCE USA, THIEL HA CREATO UNA VERA E PROPRIA INFRASTRUTTURA DI POTERE CHE NON SOLO SOSTIENE IL TRUMPONE, MA CONTRIBUISCE A DEFINIRNE L’IDENTITÀ, LE PRIORITÀ E LA DIREZIONE FUTURA - LA SVOLTA AUTORITARIA DI TRUMP, CHE IN SEI MESI DI PRESIDENZA HA CAPOVOLTO I PARADIGMI DELLO STATO DI DIRITTO, HA LE SUE RADICI IN UN SAGGIO IN CUI THIEL SOSTIENE APERTAMENTE CHE ‘’LIBERTÀ E DEMOCRAZIA SONO INCOMPATIBILI’’ PERCHÉ IL POTERE SI COLLOCA “OLTRE LA LEGGE” – OLTRE A INTERMINABILI TELEFONATE CON L'IDIOTA DELLA CASA BIANCA, THIEL GODE DI OTTIMI RAPPORTI CON LA POTENTE CAPOGABINETTO DEL PRESIDENTE, SUSIE WILES, E COL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT, CON CUI ORDISCE LE TRAME ECONOMICHE - SE MEZZO MONDO È FINITO A GAMBE ALL’ARIA, IL FUTURO DELLA MENTE STRATEGICA DEL TRUMPISMO SEMBRA TINTO DI “VERDONI”: LE AZIONI DI PALANTIR SONO QUINTUPLICATE NEGLI ULTIMI 12 MESI, E NON SOLO GRAZIE ALLE COMMESSE DI STATO MA ANCHE PER GLI STRETTI INTERESSI CON L’INTELLIGENCE ISRAELIANA (UNO DEI MOTIVI PER CUI TRUMP NON ROMPE CON NETANYAHU...)

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - C’ERA UNA VOLTA LA LEGA DI SALVINI - GETTATO ALLE ORTICHE CIÒ CHE RESTAVA DEI TEMI PIÙ IDENTITARI DEL CARROCCIO, DECISO A RIFONDARLO NEL PARTITO NAZIONALE DELLA DESTRA, SENZA ACCORGERSI CHE LO SPAZIO ERA GIÀ OCCUPATO DALLE FALANGI DELLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, HA PERSO IL LUME DELLA RAGIONE: UNA FURIA ICONOCLASTA DI NAZIONALISMO, SOVRANISMO, IMPREGNATA DI RAZZISMO, XENOFOBIA, MASCHILISMO E VIOLENZA VERBALE - SECONDO I CALCOLI DEI SONDAGGISTI OGGI QUASI LA METÀ DEI CONSENSI DELLA LEGA (8,8%) APPARTIENE AI CAMERATI DEL GENERALISSIMO VANNACCI CHE MICA SI ACCONTENTA DI ESSERE NOMINATO VICESEGRETARIO DEL CARROCCIO: CONSAPEVOLE CHE L’ELETTORATO DI ESTREMA DESTRA, AL SURROGATO, PREFERISCE L’ORIGINALE, SI È TRASFORMATO NEL VERO AVVERSARIO ALLA LEADERSHIP DEL CAPITONE, GIÀ CAPITANO - OGGI SALVINI, STRETTO TRA L’INCUDINE DELL'EX GENERALE DELLA FOLGORE E IL MARTELLO DI MELONI, È UN ANIMALE FERITO, QUINDI PERICOLOSISSIMO, CAPACE DI TUTTO, ANCHE DI GETTARE IL BAMBINO CON L'ACQUA SPORCA...