IL RELITTO PERFETTO – ALTRO CHE “DISGRAZIA”, “FONTE DI INQUINAMENTO”, PER L’ISOLA DEL GIGLIO, LA CONCORDIA E’ DIVENTATA DISNEYLAND: UNA CUCCAGNA DI SOLDI - PADRE CON VIDEO CAMERA, MADRE CON MACCHINA FOTOGRAFICA, FIGLIO CON IL TELEFONINO. MA ADESSO, PER FOTOGRAFARE LA NAVE DELLA TRAGEDIA, ALMENO SI PAGA - IL SINDACO: “A LUGLIO 80MILA TURISTI, NONOSTANTE LA TASSA DI SBARCO DA UN EURO”…

Jenner Meletti per la Repubblica

Succede esattamente da sette mesi, da quel tragico 13 gennaio. Ma fa ancora impressione. "Ecco, guarda la nave. Che grande". "Che grossa". Gridolini, spintoni per arrivare in prima fila sulla fiancata di dritta del traghetto che sta entrando nel piccolo porto del Giglio. "Quel delinquente di Schettino l'ha proprio portata sugli scogli". "Sembra un grattacielo caduto. In televisione non sembrava così".

Per i "giornalieri", i turisti del mordi e fuggi, la nave Concordia è diventata una Disneyland. Padre con video camera, madre con macchina fotografica, figlio con il telefonino. Ma adesso, per fotografare la nave della tragedia, almeno si paga. Sui biglietti della Maregiglio e della Toremar, accanto ai 12 euro per il "passaggio" da Porto Santo Stefano all'isola, c'è infatti anche una "tassa di sbarco" da un euro.

«Già da tempo - racconta il sindaco Sergio Ortelli - discutevamo di questo tributo nell'Ancim, l'associazione del Comuni delle isole minori. Da quando c'è stato il naufragio, al Giglio c'è stato il boom di questi turisti che restano sull'isola due o tre ore, mangiano un panino e lasciano una sportina di pattume. E così, invece di mettere la tassa di soggiorno, che danneggia il turismo vero, sono stato il primo ad applicare, dal 1° luglio, questa tassa di sbarco». Nel primo mese del nuovo dazio sono arrivati 80 mila giornalieri, 80 mila euro nelle casse comunali.

Il bianco e il blu della Concordia sono sempre più sbiaditi. Gli oblò sono stati coperti da pannelli di legno e la grande nave da crociera ora sembra una di quelle case abbandonate dove porte e finestre sono murate per evitare occupazioni abusive. Sono arrivati grandi pontoni, con gru e piloni stabilizzatori che sembrano ciminiere. Il pezzo di mare con il relitto e le navi di soccorso che cercheranno di portarlo via ha adesso il profilo di un'acciaieria.

«Entro la fine del mese - dice il sindaco - la Concordia sarà messa in sicurezza, con la chiusura delle falle. Entro il 1° dicembre la nave sarà "rotata", messa cioè in posizione verticale. Si stanno già costruendo i cassoni che potranno permettere il galleggiamento. Spero che tutto sia finito entro la prossima stagione turistica. La Concordia crea sconcerto.
Portandola via, riusciremo a dimostrare che siamo stati efficienti. E libereremo il nostro mare da una presenza poco gradita e da una possibile fonte di inquinamento».

Strano Ferragosto, quello del Giglio. I bambini fanno il bagno nell'acqua limpida e a pochi metri ci sono le barriere gialle e rosse stese in mare per bloccare il petrolio. Se guardi vicino, il Giglio è quello di sempre, con le baracchine dei barcaioli che chiedono 25 euro a persona per fare il giro dell'isola, 12 per andata e ritorno alla spiaggia delle Caldaie. Basta però alzare gli occhi per vedere i tanti "confini" che dividono il Giglio che vuole fare festa da quello del dolore.

Nel piazzale dove i vigili del fuoco avevano il quartier generale per il soccorso dei feriti e il recupero delle vittime, ora si vendono olive, pistacchi e caramelle e c'è il palco dei concerti. Il molo con il faro verde è riservato ai pescatori, quello con il faro rosso è pieno di container delle ditte che stanno recuperando la nave.

Ci sono ancora due corpi, forse sotto la nave. Per le trenta vittime e i due dispersi c'è una preghiera scritta a mano, appesa a una grande ancora davanti alla Capitaneria di porto. "Il Signore dia consolazione alle famiglie, la gloriosa luce della Croce risplenda sulle loro anime...". È stata messa il 10 agosto, festa del patrono San Lorenzo.

«I ragazzi del comitato della festa - racconta il sindaco - mi hanno chiesto di chiamare le famiglie dei due dispersi, l'indiano Russel Terence Rebello e la signora Maria Grazia Trecarichi, siciliana, per chiedere loro il "permesso" di poter festeggiare come ogni anno, con il palio in mare, il ballo in piazza, i fuochi artificiali. Loro hanno detto sì e hanno ringraziato per questo segno di rispetto. Dobbiamo riuscire a recuperare quei corpi, quelle famiglie hanno bisogno di piangere su una tomba. Il Giglio è stato il teatro della tragedia, loro sono purtroppo i protagonisti».

Don Lorenzo Pasquotti conosce bene i suoi parrocchiani. «Il Giglio vuole cambiare pagina. Siamo stati bravi, la notte del naufragio, abbiamo aperto le nostre case a chi aveva bisogno. Ci hanno ringraziato da tutto il mondo, ma adesso vogliamo tornare come prima, al più presto. Con i "nostri" turisti, quelli che affittano case e vanno al ristorante, non con quelli che vengono a fare le foto, comprano una birra e un pezzo di pizza e se ne vanno. I gigliesi sperano che il recupero finisca presto, per poter vivere come prima. Gli olandesi della Smit che hanno svuotato il petrolio della Concordia erano diventati quasi gente del paese. Con gli americani della Titan il rapporto è più difficile. Vivono per conto loro».

In chiesa c'è la Madonnina recuperata nella cappella della Concordia. Kevin Rebello è il fratello di Russel, che faceva parte dell'equipaggio ed è morto perché, prima di cercare la salvezza, ha fatto il giro di mezza nave per aiutare gli altri. Kevin è rimasto al Giglio per quattro mesi perché aveva promesso alla madre di portare a casa il corpo del fratello, ha annunciato che tornerà il prossimo gennaio.

Al Tg1 è andata in onda una sua intervista in cui racconta di aver ricevuto una telefonata dal comandante Francesco Schettino, con cui ha parlato 45 minuti. «Abbiamo parlato di quella notte, lui mi ha detto "Non sono l'unico colpevole". Mi voleva far capire che ci sono tante persone... che ancora tutto deve uscire fuori». Secondo Kevin, Schettino gli ha raccontato la sua versione: «Io ero lì sullo scoglio - avrebbe detto - stavo guardando la nave, non capivo cosa dovevo fare ».

 

 

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