terre rare donald trump xi jinping

DONALD VUOLE LA GUERRA? E GUERRA SIA – LA CINA BLOCCA L’EXPORT DI ALCUNE TERRE RARE, METALLI E MAGNETI, FONDAMENTALI PER L’INDUSTRIA TECNOLOGICA A STELLE E STRISCE. XI JINPING MINACCIA IL BLOCCO DELLE FORNITURE DI COMPONENTI ESSENZIALI PER L’INDUSTRIA BELLICA, ELETTRONICA, AUTOMOBILISTICA E SPAZIALE DELL’OCCIDENTE – IL PRESIDENTE CINESE HA IL COLTELLO DALLA PARTE DEL MANICO: GLI STATI UNITI HANNO REGALATO A PECHINO IL MONOPOLIO DELLA FABBRICAZIONE DEI LORO PRODOTTI DI PUNTA (IPHONE IN PRIMIS). E ORA S’ATTACCANO AL DAZIO – LA STRATEGIA DIPLOMATICA DI XI: IL VIAGGIO IN CAMBOGIA, VIETNAM E CAMBOGIA

VIGNETTA DONALD TRUMP XI JINPING

NYT, LA CINA BLOCCA L'EXPORT DI DIVERSE TERRE RARE

(ANSA) - Con l'intensificarsi della guerra commerciale tra Usa e Cina, Pechino ha sospeso l'export di diversi elementi critici delle terre rare, metalli e magneti, minacciando il blocco delle forniture all'Occidente di componenti essenziali per l'industria bellica, elettronica, automobilistica, aerospaziale, dei semiconduttori e di una vasta gamma di beni di consumo.

 

Il governo cinese, ha riferito il New York Times, sta elaborando un nuovo sistema di regolamentazione che, una volta entrato in vigore, potrebbe impedire definitivamente alle forniture di raggiungere alcune aziende, tra cui gli appaltatori militari americani.

 

LE MOSSE DELLA CINA DOPO LA TREGUA SUI CHIP XI CERCA ALLEATI IN ASIA

Estratto dell’articolo di Filippo Santelli per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/economia/2025/04/14/news/dazi_usa_chip_smartphone_risposta_cina-424126231/

 

donald trump xi jinping

La Cina prova a interpretare l’ultima marcia indietro di Trump sui dazi come un vero ripensamento. E ad indicargli una strada per invertire l’escalation commerciale. Le esenzioni su smartphone, computer, chip e altri prodotti elettronici annunciate sabato da Washington sono «un piccolo passo per correggere le sue errate pratiche multilaterali», ha commentato ieri il ministro del Commercio di Pechino.

 

Aggiungendo però che serve «un grande passo», cioè «abolire del tutto le tariffe reciproche e tornare al giusto metodo di risolvere le differenze attraverso rispetto reciproco e dialogo tra uguali».

 

riciclo terre rare dai rifiuti elettronici

Molta dell’elettronica esclusa sabato dalle tariffe è prodotta in Cina, da aziende locali ma anche americane come Apple: con tariffe al 145% il colpo sarebbe stato enorme. Secondo alcune stime le esenzioni salvano circa un quarto delle esportazioni cinesi negli Stati Uniti, per un valore di oltre 100 miliardi di dollari.

 

La risposta cinese è significativa, sia nella forma che nella sostanza.

 

Nella forma perché il ministero del Commercio ha colto la palla al balzo, uscendo dai tradizionali canali di comunicazione di regime e pubblicando una serie di “domande e risposte” sul proprio sito. E nella sostanza perché […], configura un […] passetto verso la Casa Bianca: per premere il pulsante reset Pechino chiede a Trump di eliminare solo le tariffe reciproche, a cui ha replicato dazio su dazio, e non il precedente 20% applicato come punizione per la mancata collaborazione nell’arginare il traffico di oppioidi.

 

DONALD TRUMP XI JINPING

La replica cinese si basa in ogni caso su un presupposto molto ballerino: cioè che lo stop di Trump segnali davvero un cambio di strategia rispetto al divorzio economico dalla Cina. La versione ufficiale della Casa Bianca infatti è che l’esenzione sui beni elettronici sia solo temporanea, in attesa di mettere a punto uno specifico pacchetto settoriale […].

 

Ieri lo ha ribadito il segretario al Commercio Lutnick, spiegando che il pacchetto potrebbe arrivare «entro un mese o due», e che è ferma volontà dell’amministrazione riportare negli Stati Uniti le produzioni tecnologiche scappate negli anni verso l’Asia. Anche se è improbabile che i dazi su smartphone e chip alla fine siano al livello monstre di quelli reciproci.

terre rare

 

In ogni caso, memore del primo assalto commerciale di Trump, Pechino è convinta che i tempi per aprire un eventuale negoziato, e a maggior ragione per chiuderlo, saranno lunghi. Ritiene di avere gli strumenti […]  per gestire meglio dell’avversario gli effetti negativi dell’escalation. E la mini apertura di ieri conferma uno dei pilastri della sua strategia di resistenza, cioè mostrarsi ferma ma anche moderata e responsabile […].

 

Quanto sia importante questo fronte internazionale è evidente dall’agenda del gran capo Xi Jinping […]. La scorsa settimana il presidente cinese ha teso un ramoscello d’ulivo al premier spagnolo Sanchez, perché tutta Europa intenda.

meme sulla guerra commerciale cina e usa

 

Mentre ai vicini asiatici lo recapiterà a domicilio, con una visita di Stato, la prima dell’anno, che inizierà oggi e farà tappa in Vietnam, Cambogia e Malesia. Obiettivo ottimistico e di lungo periodo: consolidare la sfera di influenza cinese in Asia.

 

Obiettivo minimo e urgente: assicurarsi di non essere isolata e circondata da Trump, cosa che renderebbe la resistenza assai più ardua.

 

Il Sudest asiatico è una geografia chiave per Pechino. Il “giardino di casa” con cui negli ultimi anni, proprio in chiave di autonomia “regionale”, la Cina ha stretto sempre di più i rapporti economici.

 

Dal 2018, anno della prima offensiva commerciale di Trump, la quota di esportazioni verso gli Usa è progressivamente scesa, mentre saliva quella verso l’area Asean, ora la più alta in assoluto. Molte aziende cinesi hanno stabilito in quei Paesi basi produttive, anche per aggirare eventuali dazi Usa, investendo e creando posti di lavoro.

 

Il viaggio di Xi è stato preceduto da una sessione di Partito sulla “diplomazia di vicinato”.

XI JINPING CON I SOLDATI CINESI

E non a caso il leader farà tappa in due Paesi come Vietnam e Cambogia che sarebbero colpiti in maniera durissime dalle tariffe reciproche di Trump, rispettivamente al 46 e al 49%.

 

Ma se l’idea era arruolarli in un fronte antitrumpiano la pausa di tre mesi concessa dalla Casa Bianca a tutto il mondo, Pechino esclusa, cambia lo scenario. Nessuno ha applicato ritorsioni, molti si sono precipitati a chiamare per prenotare un negoziato. E il timore è che a quel tavolo negoziale sia Washington ad arruolarli nel contenimento della Repubblica Popolare, chiedendo di limitare investimenti e triangolazioni di merci cinesi.

CAPPELLO MAKE AMERICA GREAT AGAIN MADE IN CHINA

 

Del resto il rapporto dei Paesi asiatici con l’ingombrante vicino non è facile. La sua crescente potenza fa paura, anche quando mostra la faccia gentile. E spaventa l’eccesso di capacità produttiva contestato anche da Stati Uniti ed Europa […]

gallio germanio 3

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”