
ACCIAIO FUSO – DOPO IL PASSO INDIETRO DEGLI AZERI DI BAKU STEEL, ANCHE L’INDIANA JINDAL STEEL INTERNATIONAL È INTENZIONATA A SFILARSI DALLA TRATTATIVA PER L’ACQUISTO DELL’EX ILVA, COSÌ COME IL FONDO AMERICANO BEDROCK INDUSTRIES – ALLA SCADENZA DELLA PROCEDURA PREVISTA PER OGGI, RISCHIA DI RESTARE SOLO LA PROPOSTA DELLO STATUNITENSE FLACKS GROUP, A CONDIZIONI ECONOMICHE DECISAMENTE AL RIBASSO, INACCETTABILI PER I COMMISSARI STRAORDINARI E PER IL GOVERNO...
Estratto dell’articolo di Paolo Bricco e Carmine Fotina per “Il Sole 24 Ore”
ex ilva di taranto - acciaierie d italia
Assume contorni sempre più critici la procedura di vendita dell’ex Ilva. Dopo il consorzio azero composto da Baku Steel Company e Azerbaijan Investment Company, anche l’indiana Jindal Steel International è intenzionata a sfilarsi (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
[…] Nelle ultime 48 ore dubbi sarebbero stati avanzati anche dal fondo americano Bedrock Industries, che tuttavia dovrebbe assumere una decisione definitiva solo in queste ore. Il rischio è che, per l’intero complesso aziendale, alla scadenza della procedura prevista per oggi, resti solo la proposta di un altro fondo americano, Flacks Group, peraltro a condizioni economiche decisamente al ribasso che, per usare un eufemismo, non entusiasmano né i commissari straordinari né il governo.
adolfo urso giorgia meloni - foto lapresse
Ieri è circolata anche l’ipotesi di un’offerta a sorpresa, da parte di un soggetto italiano, con un perimetro ancora in definizione, ma non ci sono stati approfondimenti in data room e mancano riscontri al riguardo.
Resta poi sul tavolo la probabile conferma delle offerte per singoli asset già presentate nella prima procedura di gara (poi aggiornata), a partire da quelle di Marcegaglia e Sideralba.
Per quanto riguarda le scelte di Jindal, potrebbero esserci ancora margini per un’offerta dell’ultim’ora ma puramente “diplomatica”, alla quale in sostanza non si darebbe seguito. Questo perché il gruppo che fa capo a Naveen Jindal sembra avere ormai deciso di virare sulle opportunità che si sono aperte in Germania, dove una decina di giorni fa ha presentato un’offerta non vincolante per Tkse, la divisione siderurgica di Thyssenkrupp. […]
altoforno 1 - stabilimento ex ilva di taranto
Jindal avrebbe soppesato i due differenti contesti, valutando che l’opzione tedesca presenta vantaggi praticamente su tutti i fronti: il supporto che lo Stato può garantire in vista degli oneri per l’acquisto di quote CO2, l’andamento di mercato, i costi energetici, la certezza del quadro regolamento e giudiziario.
Valutazioni che in parte sono all’esame anche dell’americana Bedrock, con un’attenzione particolare all’impatto dei costi energetici.
Il futuro di Taranto e degli altri stabilimenti dell’ex Ilva è dunque sempre più incerto. Dopo l’illusione del consorzio azero, che aveva ottenuto una negoziazione preferenziale all’esito della presentazione delle prime offerte vincolanti, la situazione si è progressivamente aggrovigliata.
Il nuovo perimetro della decarbonizzazione, il rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale, l’ipotesi svanita della nave rigassificatrice nel porto di Taranto. E le valutazioni dei potenziali candidati che sono scivolate sempre più giù, dalle prime ambizioni governative che indicavano una valorizzazione attorno ai 500 milioni a offerte meramente simboliche, ora vicine allo zero.
L’unica certezza, perché messa nero su bianco nella lettera di procedura che ha accompagnato l’aggiornamento della gara, è il riconoscimento del valore di magazzino, che varierà sulla base delle quotazioni delle materie prime.