NO (GIGI) MARTINI NO PARTY – FENOMENOLOGIA DEL PRESIDENTE DELL’ENAV DALLE MOLTE VITE VOLANTI: DAI FASCI DELLA FOLGORE, ALLA LAZIO DI MAESTRELLI E RE CECCONI (QUANTE BOTTE CON CHINAGLIA) – POI PARLAMENTARE CON AN, COMPAGNO DI IMMERSIONI DI GIANFRY E BUROCRATE A DOPPIO PETTO - ORA RACCONTANO CHE TELEFONASSE PER UN’ASSUNZIONE GRADITA, AGEVOLASSE CARRIERE E GESTISSE DENARO...
Malcom Pagani per il "Fatto quotidiano"
Si apriva il portellone, faceva freddo e nella Pisa del '70 i canti della Folgore si perdevano nell'aria: "A noi la morte non ci fa paura". Gigi Martini evitava di guardare in basso, superava le lamiere inospitali del C119 e saltava altrove come farebbe anche oggi, se solo le accuse che gli nevicano addosso non fossero terrene e così poco alate. Ora raccontano che Gigi Martini telefonasse per un'assunzione gradita, agevolasse carriere e gestisse denaro. Con la sagoma stilizzata di un aereo alle spalle e una scrivania da presidente dell'Enav davanti agli occhi.
Lui che era stato terzino sinistro della Lazio scudettata di Maestrelli, con il cuore a destra. Da sempre. Padre camionista, madre casalinga. Militanza missina nella Lucchesia rossa. Poi il calcio, l'amicizia profonda con un angelo dannato come Luciano Re Cecconi, la noia a cui mirare da un poligono di tiro o da un albergo di periferia e i pugni (non solo metaforici) con l'altro clan di quella squadra, il trio Wilson-Pulici-Chinaglia. Spogliatoi separati. Sguardi truci. Allenamenti selvaggi. Convergenze improvvise utili a dare lezioni memorabili agli avversari. Accadde a bottigliate nel ventre dell'Olimpico con gli inglesi dell'Ipswich Town e la polizia faticò a interrompere la rissa. "Ero impulsivo, reagivo subito, esageravo".
Gigi Martini ha attraversato molte vite. Quella del pallone artigianale, senza procuratori, con i contratti firmati al ristorante adiacente a Tor di Quinto, dal 1971 al tramonto del decennio. La seconda, da nomade, per pagarsi gli studi, sgambando ancora con un pallone tra nord America e Canada con i Chicago Stints e i Toronto Blizzard. La terza da deputato eletto a 47 anni, per due lustri con Alleanza nazionale tra il '96 e il 2006 in commissione Trasporti e l'ultima, da burocrate in doppio petto di quell'universo che un giorno, tra i cieli, rappresentò il suo mestiere.
Luigi Martini, pilota di tratte a medio raggio. Magari non proprio tout-court, perché come raccontarono Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, il comandante Martini rimase tale anche da parlamentare. Tre decolli ogni novanta giorni e una congrua pensione puntualmente giunta a fine corsa. Se a Perugia il calciatore Paolo Sollier salutava a pugno chiuso, a Roma Martini e altri rispondevano con il braccio teso.
La passione per Almirante si è poi estesa al suo erede Gianfranco Fini a cui Martini ha inculcato la passione per le immersioni subacquee. In quel triangolo delle Bermuda della trasversalità e degli interessi congiunti che risponde alla maremma lagunare di Orbetello, Martini ha comprato una tenuta. Con Altero Matteoli e Fini, i rapporti sono costanti.
Cene, uscite in barca ed esplorazioni negli abissi che per Martini, in un istante robinsoniano, divennero persino un progetto di vita. Vivere in mare 12 mesi l'anno. Era tutto pronto. Lo dissuase l'Enav. Di Martini i biografi tramandano la riservatezza. In realtà è un abbaglio. Scherza, è loquace, narra barzellette feroci e non appena può sale sulla moto con sua moglie e cerca una landa per sfogarsi. La meta preferita è l'Africa, dove Gigi e la consorte Cristina Casadio, di frequente, si recano.
Lo fecero anche con Fini e Andrea Ronchi (in Namibia) e ripetono senza galloni o stemmi di partito l'esperimento in famiglia. La Casadio (che per un certo periodo, nel 2004, ricevette uno stipendio da Alitalia per non un meglio chiarito "Monitoraggio parlamentare") fu la compagna di Giuseppe Gentile.
Dirigente del Coni nella maturità , icona italiana di Mexico â68 con il suo record nel salto triplo e Giasone nello sfortunato "Medea" di Pasolini con la Callas, girato tra Damasco e Grado. Martini si innamorò di Cristina e non senza tragedie, strappò il Vello a Gentile. Ora tocca a lui recitare una parte in commedia, ma intorno, nel silenzio, non ride nessuno.




