
GLI ITALIANI HANNO BISOGNO DI SOLDI: LA PENSIONE ANTICIPATA CON TAGLIO DELL’ASSEGNO NON TIRA PIÙ – CROLLANO LE RICHIESTE DI RITIRARSI PRIMA DAL LAVORO: NEL PRIMO SEMESTRE DEL 2025 CROLLANO DEL 17,3%. E TE CREDO: CHI VA IN PENSIONE HA UN LIMITE PER L’ASSEGNO CHE SI PUÒ PERCEPIRE FINO A QUANDO NON SI RAGGIUNGE L’ETÀ DI VECCHIAIA. PER FAR SMETTERE DI LAVORARE PRIMA LE PERSONE, INVECE, SERVONO INCENTIVI (CHE LIBEREREBBERO POSTI ANCHE AI GIOVANI)
Alessia Tagliacozzo per l’ANSA
Crollano i pensionamenti anticipati nel primo semestre del 2025 anche grazie agli interventi di stretta sull'uscita dal lavoro prima dell'età di vecchiaia: nei primi sei mesi dell'anno, secondo quanto emerge dal Monitoraggio Inps sui flussi di pensionamento, sono state liquidate 98.356 pensioni anticipate con un calo del 17,3% rispetto alle 118.550 liquidate nello stesso periodo del 2024.
Il trend è legato soprattutto all'introduzione dal 2024 del metodo di calcolo interamente contributivo per chi decide di lasciare il lavoro con la cosiddetta Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) e alla previsione di un limite per l'assegno che si può percepire fino a quanto non si raggiunge l'età di vecchiaia.
FINESTRE PENSIONI - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
Ad incidere è anche il fatto che dal 2024 inoltre si sono allungate le "finestre" e una volta maturati i requisiti si devono aspettare 7 mesi se si lavora nel privato e 9 se si lavora nel settore pubblico.
Un ulteriore rinvio del pensionamento potrebbe arrivare nei prossimi mesi. Potrebbe essere legato al cosiddetto bonus Giorgetti, ovvero alla possibilità per il lavoratore di ricevere in busta paga i contributi previdenziali a proprio carico senza che siano imponibili ai fini fiscali.
Questa possibilità è stata infatti estesa anche a chi raggiunge i 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall'età. Tra i dati emerge che anche sui nuovi pensionamenti di vecchiaia si è registrato un calo: si attestano ora a 117.901 anche se risulta meno significativo ( -8,59%).
Il monitoraggio conferma l'ampio divario di genere negli importi delle pensioni, dovuto prevalentemente alle carriere più lunghe e alle retribuzioni più alte in media degli uomini ma anche alla scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro.
Le donne spesso ricevono assegni ai superstiti o pensioni sociali e quando hanno avuto una carriera lavorativa escono prevalentemente in vecchiaia piuttosto che in pensione anticipata. Così a fronte di un importo medio di 1.215 euro, liquidato a 397.691 pensioni con decorrenza nel primo semestre del 2025, l'assegno medio delle donne risulta 1.009 euro, inferiore del 30,37% a quello degli uomini pari in media a 1.449 euro.
Ci sono differenze significative negli importi sia tra le tipologie di pensione sia tra i fondi di appartenenza del lavoratore. Le pensioni di vecchiaia liquidate si attestano a 1.136 euro medi al mese, quelle anticipate a 2.076 euro, quelle di invalidità previdenziale a 810 euro mentre le pensioni ai superstiti a 941 euro.
Per il fondo lavoratori dipendenti le pensioni liquidate nel complesso nel semestre sono state 163.374 per 1.379 medi al mese, quelle dei lavoratori autonomi, compresi i parasubordinati, sono state 115.525 per 859 euro al mese mentre quelle dei dipendenti pubblici sono state 43.736 per 2.056 euro al mese.
PENSIONATI ITALIANI ALL ESTERO
Per i fondi speciali le pensioni liquidate sono state 24.311 per 1.796 euro medi al mese. Sono crollate le pensioni liquidate con "Opzione donna". Nel primo semestre del 2025 sono state appena 1.134, quasi la meta (468) con meno di 1.000 euro al mese. Nel 2024 erano state nel complesso 3.590, numero già in calo rispetto agli anni precedenti.
Per i dipendenti privati del Fondo pensioni lavoratori dipendenti l'età media alla decorrenza in caso di pensione anticipata aumenta nel primo semestre a 61,3 da 61,2 del primo semestre 2024 mentre per i dipendenti pubblici diminuisce passando da 61,7 a 61,4. In questo caso pesa probabilmente la scelta di uscire soprattutto avendo raggiunto i 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne) indipendentemente dall'età anagrafica.