IL CASINO DI JP MORGAN È SOLO ALL’INIZIO - OLTRE ALLE INCHIESTE DI SEC E FBI, PARTONO LE PRIME DENUNCE DA PARTE DEGLI INVESTITORI CONTRO LA BANCA E L’AD JAMIE DIMON - L’ACCUSA È DI AVER MINIMIZZATO LE PERDITE DOVUTE A UNA SCELLERATA STRATEGIA DI SCOMMESSE CHE HA PORTATO A UN ROSSO DI OLTRE 2 MLD IN 2 SETTIMANE - E INTANTO MOLTI DEI PROTAGONISTI DEL DISASTRO STANNO ABBANDONANDO LA BARACCA…

Marco Valsania per "Il Sole 24 Ore"

Scattano le prime denunce degli investitori contro Jp Morgan e il suo amministratore delegato Jamie Dimon per la debacle sui derivati. Due soci della banca hanno accusato la banca di aver ingannato gli azionisti sull'entità dei rischi corsi nel trading, che hanno scavato perdite per oltre due miliardi in due settimane. Al centro del ricorso per danni è anzitutto la conference call del 13 aprile sul bilancio del primo trimestre quando Dimon aveva minimizzato i sospetti di eccessive scommesse.

Le denunce dovrebbero procedere di pari passo con le inchieste delle autorità, Sec e Fbi, che esaminano possibili irregolarità finanziarie e nella comunicazione al mercato. Sviluppi nelle indagini potranno condizionare l'esito delle battaglie legali dei soci, tra i quali il fondo Saratoga Advantage che ha proposto un'azione collettiva a nome di tutti gli azionisti nel periodo tra il 13 aprile e il 10 maggio.

«Le scommesse sui derivati sono state terribilmente sbagliate - afferma nel suo esposto al tribunale - risultando in miliardi di dollari di perdite e altri miliardi persi in capitalizzazione di mercato».

Sotto esame delle authority sono la tempestività delle informazioni sulle perdite, quando i vertici hanno saputo e quando l'hanno detto, e le pratiche contabili. Al Chief investment office, la divisione delle perdite, quest'anno era stato permesso di usare un Value at risk, misura delle potenziali perdite quotidiane, meno rigido di quella del resto della banca.

Tanto che quando con la scoperta delle perdite la divisione è tornata al vecchio Var, l'indicatore di è impennato da una media di 67 milioni in aprile a 129 milioni in maggio.
Dalla banca è filtrato ieri che un altro dei protagonisti del disastro, il trader Bruno Iksil soprannominato la "Balena" per le dimensioni delle sue puntate, lascia la banca. Un accordo sarebbe ormai stato raggiunto. Nei giorni scorsi era già uscita di scena Ina Drew, responsabile del Chief Investment Office, e altri dirigenti di Londra sono in partenza.
Nuova luce è stata gettata anche sul labirinto delle loro scommesse.

Una ricostruzione del Wall Street Journal mostra un'operazione che ad almeno tre livelli: un hedge iniziale, contro il rischio Europa, fatto puntando su derivati legati a bond aziendali ad alto rendimento e che rendevano in caso di crisi, vale a dire di cadute dei prezzi delle obbligazioni. Davanti però ai miglioramenti in Europa a inizio d'anno, la banca si è messa a vendere protezione, derivati Cds, su un indice di corporate bond di alta qualità. Infine con la terza mossa ha anche comprato Cds su bond di alta qualità, affiancandola con una manovra per guadagnare dalla differenze sul costo della protezione in scadenza nel 2012 e nel 2017.

Modalità e tempi della strategia sono diventati sempre più complessi e sono sfuggiti di mano, in un gioco funambolico di puntate su indici diversi e hedge che spesso con coprivano le precedenti scommesse. Con il dubbio che anziché motivata da prudenza la strategia fosse ormai aggressivamente rivolta a cercare profitti. Non manca una paradossale e imprevista mossa finale: uno degli stessi fondi comuni di Jp Morgan, lo Strategic Income Opportunities Fund, ha scommesso oltre 300 milioni di dollari contro le fallimentari posizioni della Balena di Londra. E ieri a Wall Street i titoli della più grande banca americana hanno ancora perso ancora qualche punto (circa l'1,5%) per scendere sotto quota 35,7 dollari.

 

JAMIE DIMON DI JP MORGANjp morganBruno Iksilwall street

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