MEDIO(S)BANCA E’ ACCERCHIATA - ANCHE IL FISCO NON DA’ TREGUA A NAGEL E CHIEDE UN CONTO DA 106 MILIONI. MA PIAZZETTA CUCCIA SI DIFENDE: “ABBIAMO RAGIONE NOI”. E NON METTE DA PARTE NEMMENO UN CENTESIMO A BILANCIO

Carlotta Scozzari per Dagospia

Non si può certo dire che quello attuale sia un momento tranquillo per l'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel. Non solo alla fine del mese scorso si è ritrovato in casa, negli uffici di Piazzetta Cuccia, gli uomini della Guardia di Finanza e della Consob, che hanno messo nel mirino alcune operazioni di sospetto insider trading sui titoli di Banca Generali e Milano Assicurazioni.

Negli ultimi mesi, poi, anche la Banca d'Italia aveva inviato propri uomini nella sede di Mediobanca nell'ambito di una ispezione al termine della quale il gruppo guidato da Nagel e presieduto da Renato Pagliaro ha avviato la modifica della governance, che dovrebbe portare a una riduzione del numero dei consiglieri di amministrazione.

E oggi si scopre che anche il Fisco non molla la presa su Mediobanca. Dalla relazione semestrale al 31 dicembre di Piazzetta Cuccia, infatti, emerge un conto aperto con l'Agenzia delle entrate di 106 milioni di euro. Alla fine del 2013, spiega il documento, "il gruppo presentava 29 pratiche di contenzioso con l'amministrazione finanziaria per una maggiore imposta accertata di 106,1 milioni, oltre a interessi e sanzioni".

La parte principale del debito col Fisco è da ricondurre alla controllata del credito al consumo Compass, che ha ricevuto due contestazioni sulla deducibilità di parte delle perdite derivanti da una cessione di prestiti avvenuta negli anni passati. Ci sono poi 35,7 milioni da imputare a quelle che Mediobanca nella relazione semestrale definisce "16 pratiche su pretese operazioni inesistenti nell'ambito dell'attività di leasing".

A ciò si devono aggiungere quattro contestazioni del Fisco "sull'applicazione dell'imposta sostitutiva e di registro in sede di erogazione di finanziamenti a società italiane da parte di Mediobanca, per una maggior imposta accertata di 4,2 milioni", più sette contestazioni su altre materie, per maggiori tasse accertate pari a 1,9 milioni.

Ma il gruppo guidato da Nagel non ne vuole sapere di aprire il portafogli. E così spiega nel documento di avere impugnato tutti i provvedimenti, "essendo convinto della correttezza del proprio operato". Di più: la certezza di essere nel giusto è tale che il gruppo di Mediobanca, in relazione al contenzioso fiscale, non ha accantonato nulla al fondo rischi e oneri del bilancio (quello cioè da cui si attinge quando si perde una causa legale o simili).

Ciò, spiega Piazzetta Cuccia nel documento, "anche alla luce dell'andamento del contenzioso e delle clausole di manleva presenti negli accordi con la clientela per quanto concerne l'imposta sostitutiva e di registro". Si vedrà chi tra i due litiganti avrà la meglio: se l'Agenzia delle entrate, di questi tempi più che mai in pressing sugli istituti di credito, o se Mediobanca. La partita è ancora aperta.

 

ALBERTO NAGELLA SEDE DI MEDIOBANCA Alberto Nagel e Renato Pagliaro ATTILIO BEFERA AGENZIA DELLE ENTRATE

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