MIRAFIORI, MARPIONNE MIRA FUORI (IN AMERICA) - I DISCORSI DI IERI È STATO MOLTO CHIARO: “LA FIAT HA VENDUTO 210MILA AUTO IN MENO IN 3 ANNI, L’EQUIVALENTE DI UNO STABILIMENTO INTERO” - E QUALE STABILIMENTO NE FA A MALAPENA 70MILA? LA TORINESE MIRAFIORI! - E INVECE DI LANCIARE NUOVI MODELLI PER DARE UN FUTURO ALLE FABBRICHE ITALIANE, LA FIAT CONTINUA RIVERNICIARE CHRYSLER FATTE IN CANADA (COME LE LANCIA THEMA E VOYAGER PRESENTATI IERI)…

Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

Il mercato va male, malissimo e noi ci siamo giocati la produzione di un intero stabilimento. Al netto delle consuete divagazioni politiche su sindacati e scioperi, del tipo "protestare non risolve i problemi", ieri Sergio Marchionne se n'è uscito con una dichiarazione che suona come la pietra tombale sulle residue (poche) speranze di rilancio della Fiat come azienda italiana. Il capo del Lingotto ha preso atto dei dati di vendita a dir poco negativi. "Tra il 2008 e il 2011 il mercato si è ridotto di oltre 700 mila auto", ha detto Marchionne durante la cerimonia di presentazione delle nuove Lancia Thema e Voyager. "E la Fiat - ha aggiunto - a causa del calo del mercato ha perso 210 mila auto" nel giro di tre anni.

Fin qui niente di nuovo. I numeri, purtroppo, sono questi. Per la prima volta, però, il manager ha esplicitamente collegato queste cifre agli assetti produttivi del gruppo. Quelle 210 mila auto in meno "sono l'equivalente di uno stabilimento italiano", ha chiarito l'amministratore delegato di Fiat. A dire il vero, solo Melfi, che è di gran lunga la fabbrica più produttiva, viaggia a quei ritmi e quest'anno dovrebbe arrivare a circa 250 mila auto. Gli altri stabilimenti arrancano, schiacciati dalla crisi. Dalle linee di Mirafiori, per dire, nel 2011 non usciranno più di 70 mila vetture.

Anche qui niente di particolarmente nuovo. Sono tutti dati ben conosciuti dagli analisti. Ieri però molti si sono domandati se dietro quelle parole, quei numeri citati da Marchionne non ci fosse un messaggio preciso. Con un mercato così, un mercato che anche per tutto il 2012 non dovrebbe migliorare granchè, la capacità produttiva dei siti italiani risulta eccessiva. Quindi prima o poi bisognerà tagliare, chiudere una volta per tutte almeno un altro stabilimento dopo quello di Termini Imerese che si fermerà per sempre tra meno di tre mesi.

Ecco, è questo lo scenario a tinte fosche a cui, secondo molti osservatori, alludono le parole di Marchionne. Il quale sembra voler preparare il terreno a quella che verrebbe presentata come una scelta obbligata. Non è un caso allora che in questi mesi sono tornate a circolare con insistenza le voci di una possibile chiusura di Mirafiori. La produzione dei Suv con marchio Jeep e Alfa Romeo era stata a suo tempo presentata da Marchionne come l'ancora di salvezza per lo storico stabilimento torinese. Ma proprio un paio di settimane fa, l'ipotesi di partenza è stata ridimensionata.

A Mirafiori - si dice adesso in Fiat - è destinato un solo tipo di suv, quello Jeep, e comunque la produzione non comincerà prima della seconda metà del 2013, quindi con un anno di ritardo rispetto agli annunci di partenza. L'orizzonte temporale del rilancio si è quindi spostato ancora più in là nel tempo. E intanto, non si è ancora visto neppure un euro del miliardo di investimenti promesso da Machionne un anno fa. Se poi il suv dovesse davvero approdare a Mirafiori, tutti gli analisti si chiedono come sarà possibile mantenere in attività l'impianto da qui al 2013.

Perchè i modelli Idea e Musa, finora assemblati a Torino, usciranno presto di produzione. E i volumi di vendita dell'Alfa Mito non sono certo in grado di garantire l'occupazione degli oltre 5 mila dipendenti della fabbrica torinese. Va ricordato che nei primi nove mesi del 2009 gli operai di Mirafiori hanno lavorato in media solo 35 giorni su un totale di 205. Il resto cassa integrazione.

Con questi chiari di luna sul mercato riesce difficile pensare che la situazione sia destinata cambiare nel breve periodo. Per dare impulso alle vendite servirebbero nuovi modelli. Qualcosa di diverso dalla nuova Thema e dal Voyager presentati ieri (peraltro costruiti in Canada) che per motivi di prezzo sono destinati a un pubblico limitato. "E a chi li vendiamo i nuovi modelli? Non c'è mercato", ha sbottato ieri Marchionne. Il quale, però, sembra essere l'unico a pensarla così. Le altre case automobilistiche sfornano novità a getto continuo nonostante la crisi. Una strategia vincente, almeno a giudicare dai dati di vendita. D'altronde sviluppare nuove auto costa caro. E Marchionne fin qui ha preferito investire sull'America, sulla Chrysler. Lontano dall'Italia.

 

SERGIO MARCHIONNE Logo "Chrysler"tarantolabini smaghimirafiorisaccomanni

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