PER RCS E’ UN ‘MUNDO’ CRUDEL - UNIDAD EDITORIAL, CONTROLLATA DI RCS CHE POSSIEDE LA TESTATA SPAGNOLA “EL MUNDO” È IN CRISI NERA - LE VENDITE SONO CROLLATE, LA PUBBLICITÀ PURE - A GIUGNO SONO STATI LICENZIATI 130 GIORNALISTI, E IN AUTUNNO ALTRI 190 FINIRANNO IN CASSA INTEGRAZIONE - E ORA ANCHE IL SITO INTERNET ELMUNDO.ES È STATO SUPERATO DA EL PAIS – IN PROFONDO ROSSO, RCS HA SOLO VOGLIA DI SBARAZZARSI DEL GRUPPO EDITORIALE…

Silvia Ragusa per "Lettera43.it"

Nella sede madrilena di via San Luis 25 mascherano a fatica il nervosismo. Da diversi mesi l'aria che si respira nella sede de El Mundo è cambiata. Solo a giugno 130 giornalisti sono stati licenziati in tronco. Unidad Editorial, la controllata spagnola di Rcs Media group, cui fa capo il quotidiano generalista leader del Paese, insieme con Marca ed Expansión, uno sportivo e uno economico, va male.

IN FUMO 20 MILIONI DI PUBBLICITÀ. Anzi, peggio: nei primi sei mesi del 2012, il gruppo ha perso 20 milioni di pubblicità rispetto al 2011, fermandosi a 95,7 milioni. I ricavi sono stati di 222,1 milioni, con margini operativi lordi (Ebtida) negativi per 27,4 milioni e 31,5 milioni di fatturato in meno. Qualcosa non funziona. E lo sanno ormai anche in Italia. «I giornalisti sono troppo costosi, troppo anziani», ha detto a Lettera43.it un giovane del settore video, che non ha nessuna voglia di veder pubblicato il suo nome. «In cambio prendono ragazzi come me a fare il doppio del lavoro per un quinto dello stipendio».

Che si tratti di un primo passo per il risanamento è da vedere. La crisi di Unidad Editorial, che Rcs ha svalutato di altri 305,4 milioni di euro, come ha rilevato la diffusione dei dati semestrali pubblicati il 31 luglio, non è nuova. I risultati sono in caduta libera per il quinto anno di fila. E come uscire dal buco nero, a Madrid, non lo sa nessuno.

VENDITE IN CADUTA LIBERA. Le vendite parlano chiaro. La Oficina de justificación de la difusión (Ojd) che monitora la diffusione di tutti i periodici iberici ha lanciato l'allarme: i quotidiani sono in grave difficoltà ed El Mundo rischia di indietreggiare al terzo posto nella classifica delle vendite, tallonato da Abc. Ancor più preoccupante è lo stato di salute della pubblicità: tra l'economia in crisi nera e la disoccupazione ai massimi storici, trovare investitori è durissimo. Il crollo dei ricavi netti per l'advertising del gruppo editoriale è stato del 16,7%: 106 milioni di euro in meno in soli tre mesi. E nulla lascia pensare che possa andare meglio a breve.

VIA AI TAGLI DEL PERSONALE. I numeri in rosso hanno già costretto il direttore editoriale del gruppo Pedro J. Ramírez, bretelle d'ordinanza e il nomignolo di «Pedro Jota», a prepararsi a un autunno «caliente»: a settembre 190 giornalisti dovrebbero finire in Ere (la versione iberica della cassa integrazione) per pareggiare le perdite pubblicitarie. I redattori interessati dovrebbero essere soprattutto quelli di Marca e delle sedi regionali che l'azienda vuole ridurre.

A RISCHIO ALTRI 180 POSTI. A questi potrebbero aggiungersene altri 180 dell'area amministrativa e di altre riviste del gruppo come Yo Dona, Magazine y Metrópol, gli allegati dei quotidiani. «Senza contare la riduzione di stipendi già annunciata», ha sottolineato un giornalista. «So che può suonare come una frase fatta: non è una misura facile da prendere. Ma non c'è altro rimedio», ha confessato uno dei responsabili del giornale.

A ogni scossa in arrivo dal quinto piano del palazzone, dove si riunisce la dirigenza, i giornalisti che lavorano al primo piano voltano lo sguardo verso l'ala maledetta: quella nuova, elegante e soprattutto vuota del canale tivù Veo 7, aperto nel 2006, costato oltre 15 milioni di euro e chiuso nel maggio 2011. Oggi le frequenze sono occupate da Discovery Networks e Unidad Editorial trasmette a sprazzi qualche notizia sportiva.

SHARE DELLO 0,7%. Era stata la stessa Rcs a fare la voce grossa spingendo per la chiusura. Il canale di approfondimento registrava uno share dello 0,7% e costi di gestione esagerati. Colpa dell'acquisizione di programmi troppo cari e soprattutto di un direttore generale, l'opinionista di Cope (la radio della conferenza episcopale) Ernesto Sáenz de Buruaga, ingaggiato nonostante le lotte interne con il Comitato di redazione (Cdr) con uno stipendio d'oro da 600 mila euro l'anno.

L'IDEA FISSA DELLA TIVÙ. Per Veo 7, hanno raccontato fonti interne, Ramírez aveva un debole: sosteneva che la televisione fosse un mezzo utile per diffondere e rafforzare l'identità del gruppo. «Un'idea fissa», ha ricordato un redattore, elencando una serie di accordi con altre televisioni spagnole, come Antena 3, tutti rigorosamente falliti. Ma gli italiani hanno spesso lamentato le «spese pazze» di Ramírez. Tanto che oggi si dice che i rapporti tra Milano e Madrid siano parecchio tesi. E «Pedro Jota» manda in Italia il presidente Antonio Fernández Galiano quando c'è da chiedere qualcosa: l'ultima volta è successo ad aprile, quando il gruppo italiano ha aiutato con un aumento di capitale di 500 milioni di euro la controllata spagnola.

L'ultima fissazione di Ramirez, che non si rassegna al declino, si chiama digitale. Il direttore ha puntato tutte le sue fiche su internet. E i redattori del web lavorano con un enorme peso sulle spalle. Unidad Editorial sperimenta l'urgenza di una cambio in corsa, hanno confermato fonti della sezione online, a maggior ragione dopo la pressione dei responsabili Rcs che nel 2007 rilevarono la controllata per 1 miliardo di euro e che da qualche tempo hanno cominciato ad avere dubbi sulla convenienza dell'investimento. La scommessa è però lastricata di punti interrogativi e già irta di sconfitte dure da digerire.

ELMUNDO.ES PERDE LA LEADERSHIP. Elmundo.es è leader in Spagna per le fatturazioni pubblicitarie online, con un'entrata pari a 9 milioni di euro nel primo trimestre. Ma se fino al 2011 era il quotidiano più cliccato dagli utenti di lingua spagnola con punte di quasi 6 milioni di accessi unici al giorno gli ultimi dati di ComScore sono arrivati come una doccia fredda: il giornale diretto da Ramírez è stato superato dal concorrente El Pais con 8 milioni di contatti, contro i 7,4 del quotidiano controllato da Rcs.

Una perdita che presto potrebbe incidere sulle fatture pubblicitarie dell'azienda. Il gruppo Prisa ha giocato d'anticipo: non solo ha rinnovato la pagina web e investito sul sito, ma ha lanciato Huffingtonpost.es, localizzazione del sito di notizie americano fondato da Arianna Huffington, che pare stia dando buoni risultati.

ORBYT, UNDER CONSTRUCTION. Al contrario la piattaforma di notizie online a pagamento Orbyt, lanciata da Unidad Editorial con una enorme campagna pubblicitaria, non ha ancora ottenuto i risultati sperati: solo 60 mila iscritti, secondo i responsabili del giornale, che hanno evitato di fare stime sui ricavi reali del nuovo portale.

Secondo i piani strategici, Orbyt dovrebbe arrivare almeno a 100 mila iscritti entro il 2013. Non resta che aspettare. Intanto però le voci secondo cui Rcs Mediagroup starebbe cercando di disfarsi del gruppo spagnolo si rincorrono, e nessuno a Madrid si sforza di farne mistero. «E pensare che avevano da poco sistemato un distributore di caffè espresso italiano», ha scherzato un redattore.

 

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