mustier pekao unicredit

MUSTIER SFIDA LE FONDAZIONI - NELL’AUMENTO UNICREDIT DA 13 MILIARDI PRONTO A SOSTITUIRLE CON ALTRO CAPITALE - A CASA 14 MILA BANCARI - PROFITTI IN CRESCITA DA 1,5 A 4,7 MILIARDI ENTRO IL 2019, SENZA PIU’ I 600 DI PEKAO E PIONEER: MANDRAKE O LIBRO DEI SOGNI? - IL FRANCESE SI TAGLIA LO STIPENDIO E RINUNCIA AD OGNI BUONUSCITA - CESSIONE DELLE SOFFERENZE PER 17,7 MILIARDI

Dagonota

 

jean pierre mustierjean pierre mustier

Chissà se Jean Pierre Mustier, da piccolo, leggeva Mandrake. Il piano di aumento di capitale per Unicredit, infatti, sembra sfidare ogni possibile legge di gravità politica e finanziaria.

 

Lo schema dell’amministratore delegato prevede di portare i profitti da 1,5 a 4,7 miliardi entro il 2019. Mica poco, considerando che finora Pekao e Pioneer hanno garantito 600 milioni all’anno; e le ha cedute entrambe.

 

Eppoi, c’è la sfida politica alle Fondazioni. Il francese dice di essere pronto a tamponare la diluizione della loro quota con capitale fresco. E l'altra sulla riduzione di 14 mila bancari, senza che il governo abbia introdotto nuovi ammortizzatori sociali per la categoria. Mandrake, appunto...

 

 

Andrea Greco per la Repubblica

 

L’ad di Unicredit Jean Pierre Mustier lancia la palla molto avanti con il piano “Transform 2019”, in un campo di tagli micidiali (di costi e personale) e di alte coperture (dei rischi), che potrebbero diventare standard per il settore e dare l’emicrania a Bpm-Banco, Intesa Sanpaolo, Vicenza-Veneto e così via: da ieri mattina tutti gli investitori chiedono ai rivali se e quando alzeranno le riserve su crediti.

giuseppe vitagiuseppe vita

 

Chi tra gli azionisti raccoglierà l’assist del nuovo capo, che riafferma la fisionomia di “banca commerciale e paneuropea, semplice e con rete unica” tra Italia, Germania, Austria, potrebbe avere una redditività fino al 9% sull’investimento con la nuova politica di dividendi per cassa, e guadagnare anche dal rialzo delle depresse quotazioni. Ieri un primo assaggio: l’azione partita in rosso si è rafforzata con le ore zeppe di cifre e promesse, fino al +15,92% a 2,81 euro finale, con il 5% scambiato.

 

«E’ un piano prudente e pragmatico con obiettivi raggiungibili usando le leve del rischio e dei costi, saldamente in nostro controllo – ha detto Mustier - Facciamo i conti con il passato e li facciamo da soli, senza aiuti di Stato od operazioni di sistema », Mps o altre. Ma chi vuol restare azionista da febbraio deve raddoppiare la posta: l’aumento in opzione da 13 miliardi, quasi quanto il valore di Borsa, sarà una sfida soprattutto per i soci storici delle Fondazioni, che conferirono nel gruppo le loro banche e ne avevano fino a pochi mesi fa il controllo.

Federico Ghizzoni UNICREDIT Federico Ghizzoni UNICREDIT

 

Proprio i contrasti sui livelli di capitale tra Mustier – allora capo della divisione finanza e imprese - e i soci di Verona, Torino, Modena, Bologna, 18 mesi fa portò all’uscita del dirigente, mentre l’ad Federico Ghizzoni non voleva chiedere altri soldi agli enti. La pressione del contesto, del mercato e della vigilanza Bce hanno ribaltato il tavolo: e il ritorno di Mustier spiazza le Fondazioni, che dall’8-9% rischiano di diluirsi a meno di metà, quando il 12 gennaio voterà l’operazione, attesa «nel primo trimestre 2017». Il consorzio di pregaranzia c’è già, composto da 10 banche d’affari «tra le più forti del mondo». Quelle solite, che ai primi di febbraio in base alle condizioni di mercato decideranno il prezzo dell’azione Unicredit a cui intendono accollarsi l’inoptato, mentre a fine l’aumento si spartiranno 500 milioni in commissioni.

 

TORRE UNICREDITTORRE UNICREDIT

Il nuovo capitale servirà alla banca per coprire meglio i crediti deteriorati, con 12 miliardi di maggiori rettifiche solo nei conti 2016. Buona parte di queste derivano dalla “vendita verticale” di sofferenze per 17,7 miliardi ai colossi Fortress e Pimco, in due veicoli dove Unicredit sarà in minoranza. La cessione, a prezzi di mercato non noti (ma bassi: sono crediti vecchi, eredità di Capitalia) costringe a innalzare le riserve sulle tipologie simili che restano in bilancio così che al 2019 la copertura sulle sofferenze salga dal 60,6% al 63% dell’erogato, e sugli incagli dal 34,2% a oltre il 38%. Miliardi in più, che consentono a Mustier di «vendere una parte delle sofferenze oggi, e altre successivamente», con filosofia opposta a Intesa Sanpaolo, che non vuole lasciare ai fondi esteri i benefici della cura sui crediti malati.

 

sportelli bancarisportelli bancari

Quanto al piano strategico, è «molto conservativo sui ricavi »: visti crescere dello 0,6% composto nel triennio, specie sul lato commissionale tramite i nuovi accordi distributivi con Amundi su Pioneer. Anche per questo il piano martella sui costi, che caleranno al 2019 di 1,7 miliardi, di cui 1,1 miliardi per l’esubero di 6.500 dipendenti, un quinto del totale nelle principali geografie. La gran parte è ancora italiani, con 3.900 nuove uscite e 800 filiali da chiudere (il 23%). «To share the pain», Mustier annuncia il taglio del 40% del suo compenso fisso (a 1,2 milioni) e la rinuncia a ogni buonuscita. «Bene sui compensi, ma da Mustier ci aspettavamo un piano di rilancio, non di contrazione», dice Mauro Morelli, del sindacato Fabi.

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…