L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE RISCHIA DI FARE IL “BOT” – NEL 2025 ALPHABET, MICROSOFT, META E AMAZON INVESTIRANNO SULL’AI OLTRE 380 MILIARDI DI DOLLARI, IL 25% IN PIÙ RISPETTO AL 2024 – DAVANTI ALLA CORSA DELLE BIG TECH, I MERCATI TEMONO UNA BOLLA FINANZIARIA BASATA SU TROPPA EUFORIA – IL PARADOSSO MACROECONOMICO: L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE HA GENERATO OLTRE IL 90% DELLA CRESCITA DEL PIL USA NEL PRIMO SEMESTRE, MA GLI UTILI MEDI DELLE SOCIETÀ QUOTATE CRESCONO APPENA DELLO 0,8%...
Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per “la Stampa”
big tech e intelligenza artificiale
L'euforia dell'intelligenza artificiale si è trasformata in una febbre da investimento planetaria. Le ultime trimestrali dei colossi tech mostrano ricavi record e spese fuori scala: Alphabet, Microsoft, Meta e Amazon spenderanno insieme oltre 380 miliardi di dollari nel 2025, +25% sul 2024.
Una corsa senza precedenti per costruire la rete neuronale del pianeta, mentre i mercati si interrogano su quanto manchi al limite tra progresso e bolla.
[...] Google ha superato i 100 miliardi di dollari di ricavi trimestrali grazie all'integrazione dell'Ai nel cloud e nella pubblicità, rassicurando gli investitori. Meta, invece, ha visto il titolo crollare di oltre il 10% dopo aver annunciato una spesa in conto capitale fino a 100 miliardi nel 2026, quasi tutta destinata a infrastrutture per l'Ai generativa.
I SOLDI INVESTITI DALLE BIG TECH NELL INTELLIGENZA ARTIFICIALE
«Gli investitori sono estremamente sensibili a quanto rapidamente la costruzione dell'Ai potrà tradursi in ricavi», osserva in una nota Dec Mullarkey di SLC Management. «La storia è piena di momenti di esuberanza tecnologica che hanno lasciato i primi pionieri in ginocchio», ha scritto.
Microsoft, appena oltre i 4.000 miliardi di capitalizzazione, ha speso 35 miliardi in tre mesi per potenziare Azure. Satya Nadella ha promesso di raddoppiare la capacità dei data center nei prossimi due anni, descrivendo il piano come un'infrastruttura «a scala planetaria».
Amazon seguirà con 125 miliardi di capex, in crescita dagli 118 previsti. Nvidia, epicentro dell'ecosistema, vale ormai 5.000 miliardi, alimentando il timore che l'intero mercato americano poggi su pochi titoli legati all'Ai.
bolla intelligenza artificiale - mercati
Dietro le fibrillazioni si nasconde un paradosso macroeconomico. L'Ai ha generato oltre il 90% della crescita del Pil statunitense nel primo semestre 2025, ma gli utili medi delle società dell'S&P 500 crescono appena dello 0,8% anno su anno. Il mercato scommette su un futuro che tarda a concretizzarsi, sostenuto da un'iniezione di fiducia e liquidità.
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A sostenere questa macchina serve un'infrastruttura fisica colossale: data center, acciaio, energia. Negli Stati Uniti intere regioni vengono riconvertite in distretti di server: a New Carlisle, nell'Indiana, 30 impianti consumeranno più energia di due città come Atlanta. I consumi del settore sono ormai paragonabili a quelli dell'Italia.
OpenAI ha annunciato 30 gigawatt di nuova capacità computazionale, equivalenti a tutti gli Stati del New England.
«Stiamo costruendo un'infrastruttura che non ha precedenti nella storia moderna», ha dichiarato il ceo Sam Altman.
Sotto la superficie, l'ingegneria finanziaria si fa sempre più complessa. Le big tech collaborano con fondi di private equity per finanziare i data center tramite leasing e veicoli fuori bilancio. Meta ha affidato un maxi impianto in Louisiana a Blue Owl Capital, che ha raccolto capitali con obbligazioni garantite dagli affitti futuri.
mark zuckerberg - lauren sanchez - jeff bezos - sundar pichai elon musk al giuramento di trump
«Il confine tra innovazione e leva finanziaria diventa labile», sottolineano gli analisti di Citi. «Quando la complessità cresce più dei ricavi, prima o poi il mercato presenta il conto», segnalano.
Nel frattempo, i costi corrono più dei guadagni. In molte aziende la spesa in R&S supera il 30% dei ricavi, e secondo McKinsey l'80% delle imprese che ha introdotto strumenti di Ai non ha registrato un impatto significativo sui profitti.
Ogni nuova generazione di modelli produce progressi sempre più marginali. «L'idea che basti spendere per arrivare alla superintelligenza si sta indebolendo», afferma Citadel. «Ma nessuno vuole essere il primo a fermarsi», evidenzia il fondo hedge.
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bolla finanziaria dell intelligenza artificiale
Il pericolo è quello tipico delle grandi euforie speculative: una concentrazione estrema del rischio. Le società di private equity che finanziano i data center sono ormai parte integrante del sistema bancario ombra.
Se una catena di finanziamento dovesse spezzarsi, l'impatto travolgerebbe anche fondi pensione e assicurazioni. «Nessuno vuole restare indietro», ha scritto Brevan Howard. «E in questo settore, essere secondi significa essere irrilevanti», rimarca l'hedge fund.
MARK ZUCKERBERG - LAUREN SANCHEZ - JEFF BEZOS - SUNDAR PICHAI ELON MUSK - INAUGURATION DAY
La logica del «prima costruisci, poi si vedrà», come sottolineato da Morgan Stanley, regge finché il denaro è abbondante. Ma l'Ai, per ora, non è ancora il petrolio digitale che promette di essere: consuma energia, capitale e aspettative a un ritmo che non trova riscontro nei ritorni reali. Resta la domanda se questa sarà una nuova rivoluzione industriale o l'ennesimo capitolo di un ciclo di boom e disillusione.

