riconoscimento facciale alla canon

NON C'È NIENTE DA RIDERE - CANON IN CINA FA ENTRARE IN UFFICIO SOLO I DIPENDENTI CHE SORRIDONO (O FINGONO DI FARLO), CONTROLLATI TRAMITE UN CIRCUITO DI TELECAMERE CON TECNOLOGIA DI RICONOSCIMENTO FACCIALE - L'ENNESIMA STRETTA DELLA SORVEGLIANZA SUI LAVORATORI CHE A PECHINO RIGUARDA ANCHE IL MONITORAGGIO DEI COMPUTER E DELLA LUNGHEZZA DELLE PAUSE - MA NOI NON STIAMO MESSI MEGLIO: IN NOME DEL DIO DELLA PRODUTTIVITÀ SI SACRIFICANO LE NORME DI SICUREZZA (VEDI I CASI DI LUANA D’ORAZIO E DEL MOTTARONE)

Alessandro Vinci per www.corriere.it

 

sistema di riconoscimento in cina

Vedere i dipendenti di un’azienda sorridere sul posto di lavoro può essere senz’altro indice di armonia e buon umore. Non così però se il sorriso, tutt’altro che spontaneo, viene utilizzato come pass biometrico per accedere ai diversi ambienti dell’ufficio.

 

Come riporta il Financial Times, è quanto sta accadendo in Cina nella sede di Canon Information Technology, una sussidiaria del celebre marchio giapponese di macchine fotografiche (e molto altro), dove è stato installato un circuito di telecamere con tecnologia di «riconoscimento del sorriso» basato sull’intelligenza artificiale: chi non dà l’impressione di essere sempre felice e contento non ha libertà di movimento tra le stanze del quartier generale.

 

sistema di riconoscimento facciale per il sorriso

Un sistema lanciato dalla stessa Canon lo scorso ottobre allo scopo di portare più allegria in era post pandemica, ma che non poteva non determinare esiti paradossali. Che si sia reduci da un rimprovero del capo, da un litigio con un collega o da qualsiasi altro evento spiacevole, occorre infatti non esimersi mai dallo sfoggiare un sorriso a trentadue denti davanti all’obiettivo. Poco importa se in maniera forzata. Ciò che conta è l’apparenza, pena la mancata apertura delle porte.

 

Come in «1984»

riconoscimento facciale alla canon

Se già a questo punto può essere più che lecito considerare quello di Canon Information Technology un ambiente di lavoro distopico, si consideri che in molte altre realtà cinesi la situazione è ancor più assimilabile al futuro immaginato da George Orwell in «1984».

 

Sempre il Financial Times ha infatti riferito che non è ormai raro, nel Paese del Dragone, che le aziende monitorino costantemente i computer dei dipendenti per quantificarne la produttività, che utilizzino la videosorveglianza per misurare la lunghezza delle loro pause pranzo o che ne traccino addirittura i movimenti all’esterno degli uffici attraverso apposite app di geolocalizzazione.

 

videosorveglianza in cina

«I lavoratori oggi non vengono sostituiti dagli algoritmi e dall’intelligenza artificiale. Al contrario, la loro gestione viene in qualche modo accresciuta da queste tecnologie – ha dichiarato sull’argomento Nick Srnicek, docente di Digital Economy al King’s College di Londra –. Proprio le tecnologie stanno aumentando il ritmo delle persone che lavorano con le macchine anziché rallentarlo, proprio come accaduto durante la rivoluzione industriale nel diciottesimo secolo».

 

Problema anche occidentale

una macchina fotografica canon

Nulla di cui stupirsi, si potrebbe pensare, essendo quello cinese un modello politico e socioeconomico autoritario che non si fa scrupoli nel comprimere la libertà dei cittadini.

 

Invece basta pensare per esempio al consenso biometrico che gli autisti Amazon sono obbligati a firmare negli Usa (per non parlare dell’ipotesi del braccialetto elettronico nei magazzini) o ai molti software con cui è possibile spiare i dipendenti da remoto per comprendere come quello della sorveglianza a ciclo continuo in nome della produttività sia un problema anche occidentale.

 

intelligenza artificiale

La stessa produttività che, facendo rima con profitto, può indurre a rinunciare scientemente perfino alle più basilari misure di sicurezza, come dimostrato in Italia dai tragici casi di Luana D’Orazio e della funivia del Mottarone.

 

canon in cina

Ma le moderne tecnologie possono anche essere utilizzate per implementare sistemi di sorveglianza di massa basati sul riconoscimento facciale (da Rekognition a Clearview AI): un Far West che l’Unione Europea, su impulso di numerose associazioni sparse sul territorio comunitario, sembra ormai decisa a regolamentare. A quel punto sì che si avrà davvero motivo di sorridere.

luana d oraziodipendenti che sorridonoL'ORDITOIO DOVE LAVORAVA LUANA D'ORAZIO luana d'orazioluana d'orazio funeralila ragnatela sull'orditoio di luana d'orazio

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?