CAPITALI IN FUGA – OBAMA MUOVE SU GOOGLE, APPLE, FCA E GLI ALTRI BIG CHE PORTANO I SOLDI ALL’ESTERO: PAGHERANNO IL 14% SUI PROFITTI OFFSHORE – PROMESSI PIÙ SOLDI ALLE INFRASTRUTTURE PER OTTENERE IL VIA LIBERA DEI REPUBBLICANI

Federico Rampini per “la Repubblica”

 

 

google-logogoogle-logo

Chiamatela Appletax o Googletax se volete. E’ la tassa sui profitti esteri, o più spesso “esterovestiti”, delle multinazionali. Un’aliquota secca del 14%, tutt’altro che elevata, eppure sostanziosa se confrontata con quel che pagano adesso in certi paradisi fiscali (tra il 2% e lo 0,2% in Irlanda). E’ la proposta che lancia oggi Barack Obama nella sua legge di bilancio. La nuova tassa affronta un problema che non è solo americano: l’elusione legalizzata delle multinazionali. Così fan tutte, compresa la Fiat Chrysler (Fca) che ha spostato la sua sede legale a Londra.

 

Tim Cook CEO della Apple Tim Cook CEO della Apple

Gli esperti lo definiscono “shopping fiscale”: le aziende transnazionali vanno in giro per il mondo a cercarsi quegli Stati che offrono trattamenti fiscali di favore, a volte con negoziati “ad hoc” come nel Lussemburgo; in quei paradisi fiscali vengono costituite delle filiali locali dove confluiscono i profitti fatti in altre parti del mondo. Il danno è enorme per gli Stati d’origine delle aziende – e quindi per i contribuenti normali – che si vedono sottrarre una base imponibile consistente. Apple, la regina mondiale delle Borse, ha 170 miliardi di dollari di cash parcheggiati all’estero per non pagare le tasse americane. Per tutti i colossi americani messi insieme, il “tesoro estero” raggiunge i 2.000 miliardi di dollari.

 

BARACK OBAMA  INCONTRA I CAPI DELLA SILICON VALLEY YAHOO TWITTER FACEBOOK MICROSOFT NETFLIX GOOGLE APPLEBARACK OBAMA INCONTRA I CAPI DELLA SILICON VALLEY YAHOO TWITTER FACEBOOK MICROSOFT NETFLIX GOOGLE APPLE

L’originalità della proposta Obama sta nello scambio che offre ai repubblicani, maggioritari al Congresso: più tasse sulle multinazionali, in cambio di un maxipiano d’investimenti in infrastrutture. Ben 478 miliardi di opere pubbliche, fra autostrade, ponti, ferrovie, metropolitane. La metà di questi investimenti sarebbero finanziati col gettito della nuova tassa, sui profit dei big del capitalismo Usa. La proposta è contenuta nella legge di bilancio (un budget totale da 4.000 miliardi) che oggi il presidente invia al Campidoglio di Washington, dove hanno sede Camera e Senato, tutt’e due a maggioranza di destra dalle elezioni legislative del novembre scorso.

 

Di solito le proposte di Obama in materia fiscale hanno vita dura, una volta che arrivano al Congresso. In questo caso però la Casa Bianca manifesta ottimismo: è convinta di poter raccogliere un consenso bipartisan, facendo leva sul fatto che molti repubblicani riconoscono l’urgenza di modernizzare le infrastrutture. La tassa sui profitti accumulati all’estero del 14%, è comunque un’aliquota agevolata rispetto all’attuale imposta sugli utili societari che arriva al 35%.

 

Finora però le tasse sugli utili sono dovute solo nel momento in cui i profitti esteri vengono rimpatriati. Di qui la scelta di molte multinazionali, di parcheggiare quei profitti all’estero a tempo indefinito. Il caso di Apple è il più citato non solo per l’enormità dei profitti esteri ma anche perché a suo tempo la società fondata da Steve Jobs preferì indebitarsi lanciando un maxi-bond sui mercati, piuttosto che far rientrare una parte di quei profitti per autofinanziare i propri investimenti.

ZUCKERBERG A CENA CON OBAMA STEVE JOBS E I CAPOCCIA DELLA SILYCON VALLEY ZUCKERBERG A CENA CON OBAMA STEVE JOBS E I CAPOCCIA DELLA SILYCON VALLEY

 

I primi ad avere reagito sono i repubblicani ultra-liberisti. «Questo presidente – ha dichiarato Paul Ryan – sfrutta l’invidia economica. Ma la redistribuzione dall’alto verso il basso non funziona». Il tema dell’invidia verso gli imprenditori di successo è un leitmotiv della destra, così come le accuse a Obama di fomentare la “lotta di classe”. Ryan, deputato repubblicano, fu anche candidato vicepresidente con Mitt Romney nell’elezione presidenziale del 2012. Alla Camera Ryan presiede la commissione Finanze, che avrà un ruolo chiave nell’iter della legge di bilancio. Ma perfino lui ha espresso una cauta apertura: «Siamo disposti a lavorare con quest’Amministrazione per trovare un terreno comune sulla riforma fiscale».

 

La Casa Bianca per trovare alleati a destra Usa una tattica collaudata: proporre investimenti in infrastrutture ubicati negli Stati e nei collegi elettorali di alcuni notabili del partito repubblicano. In cambio della tassa sui profitti esteri delle multinazionali, i parlamentari repubblicani porterebbero a casa degli investimenti a vantaggio della propria constituency. Un’altra contropartita che Obama offre ai repubblicani: se passa la nuova imposta sui profitti esteri delle multinazionali, ci sarebbe spazio per ridurre l’aliquota generale sugli utili delle imprese, riducendola dall’attuale 35% ad un massimo del 28%.

 

paul ryanpaul ryan

Col passare del tempo, poi, i due regimi di tassazione dovrebbero convergere gradualmente: la tassa sui profitti esteri salirebbe al 19%. Fermo restando il diritto di detrarre le tasse già pagate all’estero, per tutti quei paesi con cui gli Stati Uniti hanno firmato convenzioni contro la doppia imposizione.

 

Fra le altre riforme fiscali di tipo redistributivo, il presidente propone di aumentare l’imposta sul capital gain (plusvalenze finanziarie) per le famiglie il cui reddito superi il mezzo milione annuo. Nella legge di bilancio c’è anche una clausola anti-austerity: l’abrogazione dei tagli automatici di spesa concordati a suo tempo coi repubblicani. Grazie a cinque anni di crescita, e al conseguente aumento delle entrate fiscali, i conti pubblici si sono risanati da soli e il deficit è sceso al 2,4% del Pil Usa.

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?