1- IL “PATRIOTA” DEL MADE IN ITALY FA LE HOGAN IN ROMANIA. MA LO SCARPARO NON LO DICE 2- LE HOGAN DA 220 EURO (CIRCA LO STIPENDIO MEDIO DI UN LAVORATORE IN ROMANIA, DATI DI CONFINDUSTRIA), SPESSO, HANNO MARCHIATO “MADE IN ROMANIA” DIETRO LA LINGUETTA 3- UN RIVENDITORE UFFICIALE: “DELLA VALLE HA COMPRATO UNA FABBRICA IN ROMANIA, MA SONO FATTE COME QUELLE FATTE IN ITALIA. QUELLE DA BAMBINO LE FANNO IN CINA ADDIRITTURA, SEMPRE LUI HA PRESO UNO STABILIMENTO IN CINA. MA USANO SEMPRE PERSONALE ITALIANO” (DELOCALIZZA IN ROMANIA E CINA E CI MANDA GLI OPERAI ITALIANI?) 4- IL FINANZIAMENTO DEL RESTAURO DEL COLOSSEO, LA POETICA DEL CALZOLAIO DI PAESE, I SUOI PRODOTTI “TUTTI SINONIMI DEL LUSSO ITALIANO”? CHE VOLETE, BUSINESS IS BUSINESS. E SU QUESTO VA LASCIATO STARE. IL PRIMO SEMESTRE 2011 HA SEGNATO UN +16,4% DI RICAVI RISPETTO AL 2010. MAGARI RISPARMIANDO QUA E LÀ, CON L’AIUTO DEI ROMENI

Paolo Bracalini per "il Giornale"

Le famose scarpe italiane di un campione del made in Italy, l'ultimo «calzolaio» di lusso, Diego Della Valle, difensore delle imprese italiane dai disastri del governo. Le sue Hogan, quelle che porta pure Berlusconi, nella versione nera, sportive ma di classe, come da sapiente artigianato italiano. Però, spesso, «made in Romania». È quel che trovano, marchiato dietro la linguetta di quella scarpa da 220 euro (circa lo stipendio medio di un lavoratore in Romania, dati di Confindustria), diversi clienti. In effetti succede, come ci spiega al telefono un dipendente di una boutique della Tod's Spa, gruppo di Della Valle, che le Hogan sono fatte in Italia ma anche in Romania.

In quale stabilimento romeno? Nel bilancio del gruppo non se ne parla. La semestrale 2011 spiega che «la produzione delle calzature e della pelletteria è affidata agli stabilimenti interni di proprietà del Gruppo, con il parziale ricorso a laboratori esterni specializzati, tutti dislocati in aree nelle quali storicamente è forte la tradizione nella rispettiva produzione calzaturiera e pellettiera». Ma si elencano solo quelli italiani, due a Comunanza (Ap), uno a Sant'Elpidio a Mare (Fm), un altro a Tolentino (Mc), due a Bagno a Ripoli (Fi).

Quelli romeni saranno tra «gli esterni specializzati» dove «storicamente è forte» la lavorazione delle pelli, ma non se ne fa cenno. Un altro rivenditore ufficiale romano ci dà altre informazioni: «Della Valle ha comprato una fabbrica in Romania, ma sono fatte come quelle fatte in Italia. Quelle da bambino le fanno in Cina addirittura, sempre lui ha preso uno stabilimento in Cina. Ma usano sempre personale italiano ». Cioè la Tod's delocalizza in Romania e Cina e ci manda gli operai italiani? Sarebbe un po' strano...

«Il marchio made in Italy è decisivo, altrimenti non si spiegherebbe perché tutti ce lo imitino» ha spiegato il grande imprenditore marchigiano qualche mese fa, in un convegno ad Ancona. Le sue aziende, riporta anche Wikipedia, «sono il simbolo del made in Italy».

Perciò si spiega la reazione di chi compra Hogan e si trova «made in Romania», o «made in China». Nella pagina ufficiale Facebook di Hogan, si è aperta una discussione, sotto questo titolo: «Scarpe made in Romania». Lamenta il signor Salvatore C.: «Caro Hogan ho acquistato 1 paio di Hogan interactive color argento nel negozio Hogan a Napoli. Mi sono accorto che dentro c'è scritto made in Romania, il responsabile mi ha comunicato che Hogan cioè Della Valle hanno la fabbrica anche fuori Italia. Allora mi domando perché le dobbiamo pagare 240 euro se la manodopera è di pochi euro e poi non è un prodotto made in Italy?».

L'azienda gli ha risposto di rivolgersi al Servizio clienti, «sarà loro premura risponderti quanto prima». Anche la signora Annamaria S. si stupisce: «Anche io ieri ho comprato un paio di Hogan interactive numero 35 junior, arrivo a casa e trovo made in Romania!».

E allora? Il finanziamento del restauro del Colosseo, la poetica del calzolaio di paese (le foto in bianco e nero del nonno Filippo, artigiano e fondatore), i suoi prodotti «tutti sinonimi del lusso italiano»? Che volete, business is business. E su questo Della Valle va lasciato stare. Il primo semestre 2011 ha segnato un +16,4% di ricavi rispetto all'anno prima. Magari risparmiando qua e là, con l'aiuto dei romeni.

UNA DOMANDA A DIEGO DELLA VALLE
Lettera al Corriere della Sera
Da Dagospia del 2 ottobre 2011 - http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-diego-laqualunque-sputtanato-hogan-alla-cinese-da-una-lettera-al-suo-corriere-della-30422.htm

Caro direttore, io sono un imprenditore e un lettore del Corriere della Sera. E sul mio giornale vorrei porre al dottor Diego Della Valle una domanda. «Gentile dottor Della Valle, ho letto con attenzione il suo appello ai politici e con estrema curiosità vorrei sapere se lei si riconosce tra "quella parte del mondo economico che per troppo tempo ha avuto rapporti con tutta la politica in base alle opportunità e alla sua convenienza del momento" e che cosa ha fatto, a parte le sue numerose presenze in programmi televisivi in veste di paladino del " made in Italy"- anche se mi risulta che gran parte dei suoi prodotti venga realizzata all'estero - per difendere i posti di lavoro in Italia, per tutelare i diritti del consumatore a conoscere dove tutti i prodotti in commercio sono stati realizzati, per contrastare la legge "truffa" Reguzzoni-Versace proprio concepita per favorire chi nel settori abbigliamento-calzature effettua fasi importanti di lavorazione all'estero.

Gentile dottor Della Valle, il suo potere economico è indiscusso, ma almeno quando parla o scrive si renda conto che alle sue parole o ai suoi scritti dovrebbero fare riscontro altrettanti comportamenti in difesa del vero e solo "made in Italy", quello fatto unicamente e totalmente in Italia. Ciò potrebbe dare certezza di lavoro a tanti dipendenti ora in cassa integrazione o mobilità e speranza di futuro ai giovani disoccupati del nostro Paese. Attendo con curiosità la sua risposta, grazie » .

Luciano Barbera

 

 

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