QUEI SOR-GENI FORTUNELLI DEI DE BENEDETTI - NEL BILANCIO DELLA CIR LA CONTROLLATA SORGENIA NON VALE PIU' NULLA, PERCHE' LA HOLDING NON METTE UN EURO NEL SALVATAGGIO (TANTO PAGANO LE BANCHE GUIDATE DA MPS) - E ANCHE SULLE OBBLIGAZIONI LA CIR NON DEVE APRIRE IL PORTAFOGLI. PER ORA

Carlotta Scozzari per Dagospia

 

debenedetti rodolfo x debenedetti rodolfo x

Venerdì sera, la holding Cir della famiglia De Benedetti, ha finalmente alzato il sipario sui numeri del 2013. Un esercizio su cui ha influito pesantemente l'andamento della controllata dell'energia al 53% Sorgenia, che sta tentando a fatica di chiudere un complesso accordo di ristrutturazione del debito con le banche. La perdita netta di Cir a livello consolidato è stata di 269,2 milioni contro il rosso di "appena" 30,4 milioni del 2012 e considerando anche il risarcimento lordo da 491,3 milioni legato al cosiddetto “lodo Mondadori” (il contenzioso durato anni che ha contrapposto la famiglia di Carlo De Benedetti a quella di Silvio Berlusconi).

Il comunicato diffuso venerdì sera spiegava che l’indebitamento finanziario netto di Sorgenia, al 31 dicembre 2013, era pari a 1.799,5 milioni, in riduzione di circa 60 milioni rispetto al dato di 1.861,6 milioni della fine del 2012. "Le negoziazioni sulla ristrutturazione finanziaria" della società dell'energia, aggiungeva il comunicato, "iniziate nel gennaio del 2014 e proseguite nei mesi successivi, sono tuttora in corso".

RODOLFO DE BENEDETTI ALLA PRESENTAZIONE DEL MESSAGGERO FOTO OLYCOM RODOLFO DE BENEDETTI ALLA PRESENTAZIONE DEL MESSAGGERO FOTO OLYCOM

Il bilancio della Cir fornisce tutti i numeri con cui Sorgenia ha archiviato un anno decisamente difficile: a fronte di ricavi commerciali scesi da 2,5 a 2,3 miliardi, le perdite nette di gruppo si sono attestate a 840 milioni (783 di pertinenza di gruppo), soprattutto a causa di svalutazioni di attività (in primis centrali e avviamenti), contro il rosso di 203 milioni del 2012, e hanno eroso il patrimonio netto della società, sceso a 66 milioni dagli 842 dell'esercizio precedente.

Una situazione difficile che ha spinto la capogruppo Cir, presieduta da Rodolfo De Benedetti, figlio dell'ingegnere Carlo (quest’ultimo lascia il consiglio di amministrazione della holding insieme con quello di Cofide), ad azzerare il valore di carico della partecipazione in Sorgenia. In realtà, la mossa è legata al fatto che la holding, nell'ambito dell'accordo di ristrutturazione preso con le banche, prevede l'ingresso degli istituti finanziatori, guidati da Mps, nell'azionariato della società dell'energia, fondamentalmente senza esborsi da parte della famiglia De Benedetti. 

DE BENEDETTI ipad DE BENEDETTI ipad

L'accordo raggiunto con le banche, spiega Cir nel bilancio, "prevedrebbe un aumento di capitale di 400 milioni senza sovrapprezzo, in opzione ai soci o in alternativa con conversione di debito in equity oltre a un prestito convertendo dell’ammontare di 200 milioni. Su tale proposta il consiglio di amministrazione di Cir ha condiviso lo schema generale della manovra prospettato, escludendo, in base a quello stesso schema, una propria partecipazione all’aumento di capitale sociale". Da qui l'azzeramento della quota in Sorgenia.

Tra i guai che la controllata dell'energia ha portato in casa Cir anche quelli legati all'obbligazione, quotata in Lussemburgo, da originari 300 milioni emessa nel 2004, con scadenza nel 2024 e di cui in circolazione sono rimasti 210 milioni. Ebbene, il fatto che Sorgenia, in parte, non abbia fatto fronte al pagamento delle rate e degli interessi dovuti sui finanziamenti concessi dalle banche, ha fatto scattare a carico di Cir la possibilità di un rimborso anticipato del bond. 

CARLO DE BENEDETTI DA FABIO FAZIOCARLO DE BENEDETTI DA FABIO FAZIO

La holding dei De Benedetti, perciò, lo scorso gennaio ha fatto sapere agli investitori di essere pronta a una eventualità di questo tipo. Ma "a oggi - avverte Cir nel bilancio - non sono pervenute richieste di rimborso anticipato". Insomma, doppia fortuna per la holding prima socia nella vicenda Sorgenia: i soldi per il salvataggio li mettono le banche e gli obbligazionisti non battono cassa. Una ristrutturazione quasi a costo zero per i De Benedetti.

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ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA

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