‘’METTERE IL LETTORE PRIMA DI TUTTO, INVENTARE E AVERE PAZIENZA’’: LA RICETTA DI JEFF BEZOS PER RISOLLEVARE IL ‘’WASHINGTON POST’’

Paolo Mastrolilli per LaStampa.it

«Noi abbiamo avuto tre grandi idee con Amazon, a cui siamo rimasti fedeli per 18 anni, e sono la ragione del nostro successo: mettere il cliente prima di tutto, inventare e avere pazienza. Se sostituisci la parola cliente con lettore, questo approccio può avere successo anche al Washington Post».

Ecco spiegato come Jeff Bezos spera di rovesciare le sorti del giornale che denunciò lo scandalo Watergate, e se possibile quelle dell'intero settore editoriale. Il fondatore di Amazon ha appena comprato per 250 milioni di dollari il quotidiano di Bob Woodward e Carl Bernstein, e alla vigilia della sua prima visita in redazione ha dato un'intervista al suo Post, per spiegare come intende metterci le mani sopra.

Grande umiltà disponibilità ad ascoltare, e voglia di cercare soluzioni nuove per rilanciare il business.
"E' importante per il Post non solo sopravvivere, ma crescere. Il prodotto è ancora grande. Il pezzo mancante è che si tratta di un modello in difficoltà. Nessuna attività imprenditoriale può continuare a restringersi: così può andare avanti solo un po', prima di diventare irrilevante".

Bezos, che ha una ricchezza personale valutata in circa 24 miliardi di dollari, può dare al giornale la rete di protezione economica necessaria a cercare la soluzione giusta:
«In base alla mia esperienza, l'innovazione e il cambiamento avvengono grazie al lavoro di squadra. Non c'è un genio che capisce tutto e ci manda giù la formula magica. Tu studi, discuti, fai brainstorm, e alla fine le risposte cominciano ad emergere. Ci vuole tempo. Nulla accade velocemente, in questo sistema. Tu sviluppi le teorie e le ipotesi, ma non sai se i lettori risponderanno. Fai più esperimenti possibili, nel modo più rapido possibile. Velocemente, nella mia testa, significa anni».

Dunque è pronto a coprire le perdite, fino a quando la squadra di giornalisti e amministratori non troverà la soluzione. Perché il modello attuale di sicuro non regge:
«Il Post è famoso per il suo giornalismo investigativo. Mette un sacco di energie, investimenti, sudore e dollari, per scoprire storie importanti. Dopo di che un po' di siti internet fanno il riassunto in quattro minuti, e i lettori possono avere accesso gratis a quelle informazioni. Una domanda è: come campi, in un ambiente di questo tipo?

Se non ce la fai, è difficile mobilitare le risorse necessarie. Anche se alzi un paywall, gli atri siti possono comunque riassumere e dare le notizie gratis. Dal punto di vista del lettore, è logico chiedersi: perché dovrei pagare per tutto quel lavoro giornalistico, quando lo posso avere gratis da un altro sito?».

Bezos ci ha pensato su un paio di mesi, prima di accettare l'offerta della famiglia Graham di rilevare il Post:
«Mi sono dovuto convincere che avevo qualcosa da portare al tavolo. Alla fine ho pensato che potevo, perché posso offrire un po' di ossigeno economico, alcune capacità nella tecnologia e internet, un punto di vista per pensare a lungo termine, la concentrazione sui lettori e la volontà di sperimentare».

Il nuovo padrone della cattedrale del giornalismo nella capitale americana continuerà a vivere a Seattle, terrà Amazon separata dal Post, e non pensa che sarà lui a trovare le risposte per salvare il settore dei giornali: «Quelle le scoprirà la squadra di giornalisti che ci rifletterà sopra».

Lui però promette di avere la pazienza per aspettare la nuova formula magica:
«Io sono geneticamente ottimista. La gente mi ha detto: Jeff, ti prendi in giro da solo, il problema non ha soluzione. Però io non la penso così. Ci vuole solo un sacco di tempo, pazienza e sperimentazione».

 

jeff bezosJEFF BEZOS AMAZONTHE WASHINGTON POST WOODWARD E BERNSTEIN amazon logo

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