trump silicon valley

SIAMO TUTTI IMMIGRATI – 97 IMPRESE DI SILICON VALLEY (DA APPLE A FACEBOOK E MICROSOFT) CONTRO IL "BAN MUSLIM" DI TRUMP: “E’ ILLEGALE E DANNOSO PER LE AZIENDE", DOVE IL 37% SONO STRANIERI. "E' DISCRIMINATORIO” – ALL’APPELLO MANCA AMAZON E TESLA (BEZOS E’ NATO A CUBA, IL TRUMPIANO MUSK VIENE DAL SUDAFRICA)

 

Giovanni Gagliardi per la Repubblica

 

DONALD TRUMP PETER THIEL TIM COOKDONALD TRUMP PETER THIEL TIM COOK

Le grandi compagnie della Silicon Valley hanno deciso di unirsi contro il blocco dell'immigrazione per i cittadini di sette Paesi musulmani. Da Facebook a Microsoft, da Apple a Google, i giganti della new economy hanno presentato ieri una azione legale per opporsi al bando di Trump contro Iraq, Iran, Libia, Somalia, Sudan, Yemen e Siria.

 

La memoria che definisce "illegale" l'ordine esecutivo è stata presentata alla corte d'Appello locale della California ed è firmata in tutto da 97 aziende della Silicon Valley, dove circa il 37 per cento degli addetti nelle aziende sono stranieri.

 

DONALD TRUMP INCONTRA I BIG DELLA SILICON VALLEYDONALD TRUMP INCONTRA I BIG DELLA SILICON VALLEY

Il decreto presidenziale, già bloccato da un giudice federale dello stato di Washington diventato bersaglio degli strali del presidente, stabilisce che i cittadini delle sette nazioni nel mirino non potranno entrare negli Stati Uniti per 90 giorni, in attesa che il nuovo governo decida quali informazioni sulla persona sia necessario raccogliere prima di consentirne l'ingresso negli Usa.

 

proteste contro trump a650f8c2proteste contro trump a650f8c2

L'azione intrapresa dalle 97 aziende è un sostegno formale all'azione legale avviata dallo Stato di Washington. Cinquantatré pagine nelle quali vengono descritte le conseguenze che il decreto anti-immigrati di Trump può produrre. Un impatto devastante, secondo i sostenitori dell'appello, sul business degli Stati Uniti d'America.

 

La preoccupazione delle compagnie, per le quali lavorano moltissimi immigrati con la Carta Verde, è che con il bando di Trump "numerosi detentori di visto di lavoro che lavorano con impegno negli Stati Uniti, contribuendo - scrivono - al successo del nostro Paese" possano avere difficoltà. Nel documento presentato alla corte d'Appello si legge che "l'ordine esecutivo di Trump è discriminatorio in base alla nazione di origine e alla religione" e che può essere molto dannoso per gli Stati Uniti e le compagnie che cercano nel mondo i migliori talenti da assumere.

 

peter thiel, elon musk fondatori di paypalpeter thiel, elon musk fondatori di paypal

Notando che "gli immigrati o i loro figli hanno fondato più di 200 delle aziende della lista dei 500 di Fortune", il documento afferma che l'ordine di Trump "rappresenta un allontanamento significativo dai principi di equità e prevedibilità che hanno governato il sistema di immigrazione degli Stati Uniti per più di cinquant'anni. "L'ordine esecutivo controverso "causa anche un danno significativo sul business americano, l'innovazione e lo sviluppo".

 

Nella lista ci sono, per citarne alcuni, giganti dei computer e del web come Apple, Microsoft, Intel, Netgear, Dropbox, Google e Mozilla, nella lista figurano social che insieme raccolgono miliardi di utenti: Facebook, Twitter, Linkedin, Foursquare, Reddit, Pinterest, Snap e Meetup. Le piattaforme di crowfounding Kickstarter e Indiegogo. Lo sterminato mercato online ebay e il suo sistema di pagamento Paypal.

mark zuckerberg dustin moskovitzmark zuckerberg dustin moskovitz

 

E poi ancora: il portale per cercare alloggi in tutto il mondo Airbnb, l'aggregatore di notizie Flipboard, l'azienda di fotocamere indossabili Gopro, la società di servizi finanziari Square, la Wikimedia Foundation che ha tra i suoi prodotti di punta l'enciclopedia Wikipedia, il servizio musicale in streaming Spotify e quello in video Netflix, la società specializzata in videogiochi Zynga, fino al più antico marchio di jeans del mondo: quelli creati nel 1853 dall'imprenditore e immigrato tedesco Levi Strauss.

silicon valleysilicon valley

 

Che non è l'unico "straniero" illustre che figura nella lista delle aziende firmatarie. Basti ricordare, solo per fare un esempio, che il padre di Steve Jobs (Apple) era siriano e Sergey Brin (Google) è russo. Ma a parte i nomi di punta, tutta la storia della Silicon Valley (e non solo) è costellata dall'apporto, piccolo o grande, di immigrati provenienti da tutto il mondo. 

 

steve jobs lancia l iphone nel 2007steve jobs lancia l iphone nel 2007

All'interno di questo panorama colpisce l'assenza di Amazon e Tesla nell'elenco dei 97 firmatari. Jeff Bezos (nato a Cuba ed emigrato a 15 anni negli Usa), boss del colosso dell'eCommerce e proprietario del Washington Post, in una email inviata ai suoi dipendenti qualche giorno fa, ha condannato fortemente il Muslim ban, mettendo a disposizione dei dipendenti colpiti dal decreto "tutte le risorse di Amazon".

BEZOS MUSKBEZOS MUSK

 

Ma è l'assenza di Tesla, in realtà, a fare più rumore, perché proprio il Ceo, Elon Musk (sudafricano naturalizzato statunitense), fa parte del comitato consultivo nominato da Trump. Lo stesso comitato da cui, nei giorni scorsi, si è dimesso Travis Kalanick, Ceo di Uber, dopo l'ondata di polemiche e proteste che aveva investito la sua società a seguito del decreto anti immigrati.

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