bpm ubi banco popolare

VAFFANBANKA! - RIUNIONI IN CHIESA PER BOCCIARE LE NOZZE TRA POPMILANO E BANCO POPOLARE - I SOCI LAVORATORI DELLA BPM SI SONO INCONTRATI NELLA PARROCCHIA SAN CARLO DI MILANO PER CONCORDARE IL NO ALLA FUSIONE TRA LE DUE BANCHE

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

 

BPM BANCA POPOLARE DI MILANO BPM BANCA POPOLARE DI MILANO banco popolarebanco popolare

L’incontro, segretissimo, si è svolto lunedì nel tardo pomeriggio nella chiesa di San Carlo, nel cuore di Milano, a meno di mezzo chilometro da piazza Meda, quartier generale della Bpm. E c’era la PopMilano al centro della riunione. In una sala della parrocchia milanese si è discusso del progetto di fusione dell’istituto meneghino con il Banco Popolare, ma al termine del summit non è arrivata la benedizione alle nozze. Anzi.

 

logo BPMlogo BPM

Se ne parla da diverse settimane e la Bce è in pressing per il primo, atteso matrimonio bancario in salsa europea. L’affare sembrava potersi chiudere in pochissimo tempo e invece qualcosa si è inceppato. Un nervosismo percepito anche sui mercati finanziari, tant’è che ieri i titoli dei due gruppi hanno chiuso in territorio negativo in Borsa (Bpm -3,3% e Banco -4,2%). Anche la Fabi, principale sigla del settore, ha espresso «dubbi» attraverso il segretario generale, Lando Maria Sileoni, che ieri ha preannunciato «assemblee di tutto il personale».

LA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANOLA SEDE DELLA BPM - BANCA POPOLARE DI MILANO - A PIAZZA MEDA A MILANO

 

L’amministratore delegato della Popolare di Milano, Giuseppe Castagna, va avanti a testa bassa e non molla. Tuttavia, il manager napoletano corre il rischio di andare a sbattere contro il muro dell’assemblea che in primavera sarà chiamata prima a dire «sì» alla trasformazione in spa e poi ad approvare il deal coi colleghi veronesi. Sta di fatto che i soci lavoratori della Bpm - questo il sostanziale esito del vertice segreto di lunedì scorso - si preparano a bocciare l’aggregazione. Un «no» che trae fondamento dallo strapotere di Verona nell’assetto di comando del nuovo gruppo. La posizione è spiegata in un resoconto della riunione, di cui Libero è in possesso. 

 

Ministro Piero Giarda Ministro Piero Giarda

Al vertice - a cui ne seguirà un altro, ristretto e definitivo, la prossima settimana - avrebbe partecipato, insieme con tutti i rappresentanti sindacali interni, Luigi Ramponi, braccio destro del presidente, Piero Giarda: l’ex ministro (80 anni a dicembre prossimo) è assai interessato al dossier e, al momento,  verrebbe estromesso da tutte le cariche se passasse la linea della Banca centrale di Mario Draghi, contraria a lasciare la Bpm come spa autonomia per tre anni. Opzione stroncata dalla Bce perché viene ritenuta un escamotage  per mantenere in piedi poltrone.

 

GIUSEPPE CASTAGNAGIUSEPPE CASTAGNA

A Francoforte, invece, sarebbero disposti a trattare  sull’aumento di capitale (mal digerito sia a Milano sia a Verona): tra 500 milioni e 1 miliardo di euro (invece dei 2 miliardi immaginati in partenza),  magari tra sette-otto mesi e non subito.Torniamo in chiesa. Attorno al «tavolo» anche Osvaldo Tettamanzi, dirigente di piazza Meda e tra i leader della potente «Amici della Bpm», la discussa (ex) associazione, smontata pezzo per pezzo negli scorsi anni da Consob e Banca d’Italia. 

 

giuseppe castagnagiuseppe castagna

Il resoconto spiega le ragioni del «no». I soci lavoratori hanno messo in evidenza «alcune criticità dell’operazione» e puntano il dito contro la «scarsa o nulla informativa sullo stato di negoziazione in atto». Nel mirino c’è l’amministratore delegato. E poi l’affondo sul Banco Popolare e sulle «criticità della componente crediti deteriorati», che entro un paio d’anni, stando alle indicazioni Bce, vanno smaltiti.  Non solo. «Si rimarca - si legge nelle carte riservate - la mancanza di effettiva parità tra i due soggetti».

banco popolarebanco popolare

 

Come dire: troppo potere a Verona rispetto a Milano. Il top management meneghino ritiene di essere stato messo ai margini da Castagna, “colpevole”, tra altro, di non aver realizzato «un progetto alternativo»,  nel caso in cui saltasse l’intesa col Banco. Il punto è proprio questo: un piano «B» non solo non esiste, ma non è nemmeno immaginabile. Un elemento che a Castagna - che guiderà il nuovo gruppo - non sfugge affatto.

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