1. SE L’ECONOMISTA FITOUSSI DICE COSE BANALI BISOGNA PERDONARLO PERCHÉ L’INTUIZIONE PIÙ FORTE L’HA AVUTA NEL MOMENTO IN CUI HA SCOPERTO DI AVER TROVATO L’AMERICA IN ITALIA: FA SOLO PARTE DEI CDA DI TELECOM, DI INTESA E DI PIRELLI 2. VENERDÌ ARRIVA IL MOMENTO DELLA VERITÀ PER SACCOMANNI: DOVRÀ TIRAR FUORI LE PROPOSTE DEFINITIVE SULL’IMU E PRENDERE UNA DECISIONE SULLA SORTE DEL RAGIONIERE DELLO STATO, MARIO CANZIO, CHE PER 40 ANNI HA “STIRATO” IL BILANCIO DELLO STATO 3. DAL PONTE SULLO STRETTO AL PONTE DEI SOSPIRI: IL SOGNO INFRANTO DI PIETRO CIUCCI 4. CUCCHIANI HA UNA BUONA CONSIDERAZIONE DEL PREDECESSORE CORRADINO PASSERA: “QUANDO CI SI POTEVA PERMETTERE IL LUSSO DI ESSERE BANCHIERE DI SISTEMA”

1. VENERDÌ ARRIVA IL MOMENTO DELLA VERITÀ PER SACCOMANNI
Con quell'aria tranquilla del gattone che si siede sul divano e ti fa calore, Fabrizio Saccomanni si sta guadagnando giorno per giorno un profilo che rassicura i mercati e placa la paura della crisi.

L'uomo non è ricco di mezzi espressivi e quando parla si esprime con un intercalare ( "...diciamo, come dire...") piuttosto fastidioso. Nessuno però gli nega di avere alle spalle i decenni trascorsi alla Banca d'Italia dove la parole d'ordine è sempre stata quella di contenere le esibizioni e di privilegiare il silenzio.

Dalla sua ha un'ironia romanesca che riesce a far sorridere perfino quella creatura levigata dalla vita e dal potere che ha preso il posto di Monti a Palazzo Chigi. Saccomanni, che non è mai stato considerato un genio della finanza alla stregua di altri personaggi come Ciampi e Draghi, è diventato il jolly da spendere con parsimonia nella politica del Governo.

E sarebbe riduttivo paragonarlo per la sua aria cardinalizia a quell'Andrea Riccardi che dopo aver sgomitato tra Monti e Luchino di Montezemolo, si ritrova a distribuire i pacchi alla mensa dei poveri di Sant'Egidio. Perfino un critico irascibile e puntuto come Massimo Cacciari che dopo il de profundis pronunciato sul Pd non ha alcuna voglia di tornare a studiare Heiddegger, ammette oggi in un'intervista al quotidiano "Il Foglio" che "gli obiettivi del governo devono essere realistici e molto modesti".

E per rafforzare la sua tesi arriva addirittura a invitare il governo a mettere il silenziatore sui problemi della giustizia, proprio lui che su questo tema e sul conflitto di interessi ha sparato cannonate impietose.

Se questa è l'opinione dell'ultimo pensatore a ruota libera, allora bisogna dire che Saccomanni rappresenta con il suo stile da gattone sonnolento un modello di perfezione. Che questa sia la sua natura lo ha dimostrato benissimo quando si è seduto nel salotto di Lilli Gruber in completo blu e senza l'orrenda camicia a quadri ostentata nel freddo convento dove Enrico Letta ha messo sottochiave per due giorni i colleghi di governo.

Alla giornalista che lo interrogava (dimostrando di aver raggiunto una notevole maturità sui temi economici), l'ex-direttore generale di Bankitalia ha dato risposte furbesche ed evasive. "Sono diventato ministro come un pompiere di fronte a un incendio e...come dire, ho trovato il bilancio bello stirato ma...diciamo...ho il pallino di ridurre ancor di più quel benedetto spread altrimenti...come dire...dalla crisi non si esce e...diciamo...i mercati non ci fanno sconto".

Qualcuno potrebbe obiettare che il neoministro usi un linguaggio di stampo moroteo, ma questa può apparire un'illusione perché i gattoni che sonnecchiano sono capaci di balzi improvvisi. Qualcosa si è già percepito nel vertice dell'Ecofin a Bruxelles dove sotto gli occhi del portavoce Filippo Pepe (il giornalista sollevato dal compito di salvare la faccia a Vittorio Grilli), il buon Saccomanni ha preso di petto il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble e ha difeso con vigore l'unione bancaria sotto gli occhi stupiti dei 27 ministri finanziari. E per togliersi un sassolino dalle scarpe nei confronti del querulo e perdente Lorenzo Bini Smaghi ha ripetuto che le banche italiane non hanno alcun bisogno di richiedere l'aiuto del Fondo europeo.

Adesso sta per arrivare il momento della verità. Venerdì il tecnocrate ex-Banca d'Italia dovrà tirar fuori dal cassetto le proposte definitive sull'Imu per fare una di quelle poche cose che il Cacciari perennemente incazzato considera "indispensabili e fattibili",poi dovrà prendere una decisione sulla sorte del Ragioniere dello Stato, Mario Canzio, che per 40 anni si è preoccupato di "stirare" il Bilancio dello Stato.

A quel punto l'ironia lascerà il posto (...diciamo così) a qualcosa di più consistente ma prima di fare queste scelte il gattone di via XX Settembre dovra' fare.(..come dire..) una telefonata a Francoforte per sentire se il padrone di casa, Mario Draghi, gli ha consentito di lasciare il divano per salire sulla poltrona di ministro.


2. IL SOGNO INFRANTO DI PIETRO CIUCCI

C'è un manager a Roma che da ieri ha l'aria di un cipresso. È Pietro Ciucci, l'amministratore dell'Anas che dal giugno 2002 ha ricoperto l'incarico di amministratore delegato della società per il Ponte di Messina.

Con una decisione presa poco prima di tornare nel suo appartamento restaurato ai Parioli, l'ex-ministro Grilli ha troncato il sogno del Ponte nominando il suo capo di Gabinetto, Vincenzo Fortunato, Commissario incaricato di liquidare la società Stretto di Messina.
Questo è il secondo blitz di Grilli scoperto a distanza di giorni. Il primo è stato la nomina del potente Fortunato a capo della Sgr che dovrà gestire i 315 miliardi di immobili dello Stato.

Non più tardi di sabato scorso il giornalista Sergio Rizzo del "Corriere della Sera" parlando del "burosauro" Fortunato definiva fantasiose le voci di altre "prestigiose incombenze, quale quella di commissario dello Stretto di Messina". Niente di più sbagliato perché in base a chissa' quale groviglio di misteriosi poteri, l'ex-capo di Gabinetto più pagato nella storia repubblicana e servitore di quattro ministri, è saltato da ieri sulla poltrona del povero Ciucci.

Per quest'ultimo è una botta dolorosa poiché sulla fattibilità del Ponte ci ha messo la faccia per anni fino al punto di buttarsi tra le braccia di Berlusconi che riteneva l'opera faraonica utile agli incontri sentimentali tra i fidanzati siciliani e calabresi.

Per sostenere la sua battaglia il manager Ciucci (classe 1950 e Cavaliere di Gran Croce) era entrato addirittura in conflitto con Corradino Passera sostenendo che i giapponesi avevano già messo la firma sotto un agreement per costruire l'opera. La mano adesso passa al Fortunato ex-capo di Gabinetto di Grilli che dovrà vedersela con i costruttori che rivendicano penali miliardarie per l'interruzione dei lavori. Da parte sua Ciucci farà fatica ad abbandonare il suo sogno. Fino a pochi giorni fa ha spiegato (come ha scritto il quotidiano "MF") che "il Ponte sullo Stretto è una necessità ferroviaria, ma anche stradale".


3. SE FITOUSSI DICE COSE BANALI BISOGNA PERDONARLO
C'è qualcosa di molto provinciale nella ricerca costante da parte di alcuni organi di informazione di testimonianze straniere sulla crisi dell'economia. Alcuni giornali e televisioni sembrano accusare un senso di colpa se non raccattano l'opinione di qualche economista americano ed europeo che possa dare lustro alle analisi e alle cronache della crisi.

I nomi che ballano sono quasi sempre gli stessi, come nel caso di Nouriel Roubini, dei due premi Nobel Edmund Phelps e Michael Spence, ai quali si aggiunge con uno spessore ben più significativo Paul Krugman.

Il più gettonato è comunque Fitoussi, il 71enne economista franco-tunisino che imperversa inarrestabile con il suo italiano smandibolato. L'ultima apparizione risale a lunedì sera nel programma "Piazza pulita" dove prima del modesto dibattito tra i quattro candidati al Campidoglio si è parlato della crisi economica e dello scontro di Brescia tra i fans del Cavaliere e la folla degli incazzati.

Anche in questa occasione Fitoussi è stato chiamato ad esprimere la sua "autorevolissima" opinione e ha dimostrato tutti i suoi limiti con un ragionamento francamente risibile in cui distingueva la rabbia della piazza dall'odio verso le persone che incarnano il potere. In un secondo intervento si è lanciato contro l'austerità, ma l'ha fatto in maniera così confusa da mettere in imbarazzo anche il conduttore Formigli. A questo punto c'è da chiedersi per quale ragione si perseveri nella ricerca di un pensiero forte da parte di personaggi che esprimono pensieri deboli e dalla parte loro hanno soltanto la differenza del passaporto.

Nel caso di Fitoussi, che anche oggi viene intervistato da Eugenio Occorsio su "Repubblica" dove definisce il debito pubblico come un fenomeno "intermedio" mentre "crescita e occupazione sono finali", la presenza nello studio di "Piazza pulita" ha una ragione in più. L'economista francese , che nega di essere insieme al premio Nobel Stiglitz il guru di Beppe Grillo, fa parte del consiglio di amministrazione di TelecomItalia che fino a poco tempo fa era proprietaria de "La7".

Ma non basta perché è membro del consiglio di sorveglianza di IntesaSanPaolo e ieri è entrato a far parte degli amministratori di Pirelli. Se poi dice cose banali bisogna perdonarlo perché l'intuizione più forte l'ha avuta nel momento in cui ha scoperto di aver trovato l'America in Italia.


4. CUCCHIANI HA UNA BUONA CONSIDERAZIONE DEL PREDECESSORE CORRADINO PASSERA
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che il banchiere Enrico Cucchiani sta ancora godendo come un riccio per il premio di miglior banchiere italiano che gli è stato assegnato lunedì sera all'hotel Principe di Savoia di Milano davanti al gotha della finanza.

L'iniziativa è stata organizzata come ogni anno dal settimanale "MilanoFinanza" e va sotto il nome di "Premio Lombard-Guido Carli" in memoria dell'ex-Governatore che pochi giorni fa è stato celebrato a Roma con un premio omonimo dall'intraprendente nipote Romana Liuzzo.

Nel discorso pronunciato nel grande salone dell'hotel milanese, Cucchiani ha parlato della banca di sistema e ha detto parole diplomatiche ma eloquenti sulla gestione del suo predecessore Corradino Passera "che ha avuto la fortuna di fare il banchiere in tempi diversi, quando ci si poteva permettere il lusso di essere banchiere di sistema".

 

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