papa francesco curia romana vescovi vaticano

BERGOGLIO HA VOLUTO COMBATTERE DA SOLO LA BATTAGLIA PER RIVOLUZIONARE IL VATICANO. E HA FALLITO – PAPA FRANCESCO HA ACCENTRATO SI DI SÉ I POTERI, RIDIMENSIONANDO LA SEGRETERIA DI STATO E LA CONGREGAZIONE DELLA DOTTRINA DELLA FEDE. MA, NONOSTANTE GLI ANNUNCI, LA SPINTA AL CAMBIAMENTO SI È FERMATA A METÀ STRADA – SORGI: “L'AZIONE POLITICO-DIPLOMATICA È STATA OSTACOLATA ANCHE DALLA SUA TENDENZA A EVITARE SPESSO DI SERVIRSI DELL'ECCELLENTE RETE DI NUNZI APOSTOLICI, E PREFERENDO TALVOLTA TELEFONARE AI PARROCI PIÙ CHE AL CARDINALE DEL POSTO. UNA FORMA DI ACCENTRAMENTO CHE, DAL DI FUORI DELLE MURA VATICANE, OSTINANDOSI A VIVERE A SANTA MARTA, FRANCESCO AVEVA PORTATO DENTRO...”

Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “la Stampa”

 

papa francesco e i vescovi

La storia della Chiesa, si sa, è essenzialmente quella dei papati che si sono succeduti negli anni e nei secoli. Tal che è naturale, sebbene non facile, trarre dei bilanci "politici" ogni volta che un Papa viene a mancare. Cercare di capire come possano aver influito il carattere, la formazione personale, la nascita in questa o quell'area del mondo (da quasi mezzo secolo i Papi non sono più italiani, né provengono più, come una volta, dalla Curia romana), l'ordine a cui appartenevano, dettagli, tutti, che hanno contribuito a dare interpretazioni dell'operato di questo o quel pontefice mentre "regnava".

 

PAPA FRANCESCO

Ad esempio di Giovanni Paolo II, il Papa polacco rimasto più a lungo in carica a cavallo tra il secolo scorso e l'attuale, si disse quasi subito che i cardinali lo avevano scelto guardando lontano. E mirando a quell'area del mondo, l'Est ateo del comunismo, in cui la predicazione del cattolicesimo era impedita e dove forse, almeno per la parte europea, avrebbe avuto più possibilità di espandersi con la fine o con il cambio del regime.

 

Cosa avvenuta puntualmente dopo la caduta del Muro di Berlino, nel 1989, e prim'ancora con la strenua battaglia condotta in difesa dei cattolici e delle minoranze politiche da Wojtyla nella sua Polonia. In un certo senso "GP II", come lo chiamavano affettuosamente i Papa-boys che affollavano i raduni in suo nome dormendo all'aperto nei sacchi a pelo, aveva subito scelto l'Occidente fin dal suo insediamento.

 

Papa Francesco e l amessa davanti al dipinto con Gesu avvolto da kefiah

Ecco perché ebbe a suo favore, anche economicamente, malgrado il suo giudizio critico sul capitalismo, l'America e la curia americana. Magari non poteva aspettarsi, nel lontano 16 settembre del 1978, data della sua elezione in Conclave, che la scossa provocata nella sua terra si sarebbe a poco a poco allargata in tutta l'area del socialismo realizzato.

 

[…]

 

E fu certamente anche per questo che dopo Wojtyla fu scelto Ratzinger: il Papa che nei lunghi anni del suo predecessore aveva svolto con grande sapienza il compito di mantenere la Dottrina della Chiesa entro i limiti severi dei "valori non negoziabili". E a quell'obiettivo si dedicò pienamente, una volta eletto, nei brevi anni del suo pontificato: prima della "rinuncia" dell''11 febbraio 2013, provocata in gran parte dalle divisioni di una Curia ingovernabile, e destinata a terremotare la Chiesa.

 

papa francesco ungheria

Non c'è bisogno di ricordare cosa spinse Benedetto a dimettersi: le disobbedienze, le umiliazioni inflittegli fino alla violazione dell'appartamento papale, i "Vatileaks", cioé la diffusione mondiale, attraverso il web, di documenti riservati. La scelta di lasciare fu motivata ufficialmente da stanchezza e problemi di salute, ma poi il Papa restò attivo, e in vita, per quasi dieci dei dodici anni del papato del suo successore, tollerato fino alla morte, il 31 dicembre ‘22, da Francesco, che dovette fare i conti con l'anomalia storica della "Chiesa dei due Papi".

 

Il compito che Papa Ratzinger si era assegnato, di riportare nella Chiesa una rigorosa liturgia, avversaria di qualsiasi cedimento "temporale", era rimasto incompiuto: un po' per il brusco ritiro dello stesso Benedetto, e un po' perché al suo posto una Curia disorientata per il suo gesto inaudito aveva scelto, con forte impulso dei cardinali nordamericani, il primo dei non eletti del Conclave precedente, cioè il titolare del pacchetto di voti più consistente: Bergoglio, salito al trono con un nome evocativo di un indirizzo chiaramente rinnovatore.

 

PAPA FRANCESCO - VESCOVI

Sul piano internazionale, l'appeasement con la Cina, pur tormentato, il patto con i musulmani, più volte ribadito e la riapertura delle relazioni diplomatiche tra Usa e Cuba favorita anche dalla presidenza Obama, sono stati i risultati più importanti del Papa argentino.

 

Ma il pontificato di Francesco nasceva con una contraddizione: l'appoggio ricevuto in Conclave dalla curia americana - che lo impegnava a una durissima contestazione, quasi un azzeramento di quella romana, ritenuta responsabile del golpe contro Benedetto - cozzava intimamente con il suo forte, personale sentimento antiamericano.

 

papa ratzinger papa francesco

La stessa campagna contro l'omosessualità nella Chiesa era stata considerata troppo veemente da parte dell'episcopato d'Oltreoceano. Cioè portata avanti come una crociata, e rischiando di far sembrare, a dispetto della realtà, diocesi molto importanti completamente soggiogate da monsignori e vescovi gay: senza i quali sarebbe rimasto poco altro.

 

Inoltre, l'azione politico-diplomatica, al di là di certe affermazioni genericamente pacifiste o filopalestinesi del Papa, è stata ostacolata anche dalla sua tendenza a evitare spesso di servirsi dell'eccellente rete di nunzi apostolici su cui il Vaticano può contare, e preferendo talvolta telefonare ai parroci più che al cardinale del posto.

 

ANELLO D'ARGENTO DI PAPA FRANCESCO

Una forma di accentramento che, dal di fuori delle Mura Vaticane, ostinandosi emblematicamente a vivere a Santa Marta, Francesco aveva portato dentro: svuotando i due pilastri della Curia, la Segreteria di Stato e la Congregazione della Dottrina della Fede, e riducendoli via via nelle dimensioni, nel ruolo, e nell'autonomia finanziaria, divenuta via via così stretta da costringere, non solo i due principali apparati dello Stato della Santa Sede, ma tutte le congregazioni, a richieste umilianti, quasi una questua.

 

Anche il calendario dei Concistori, convocati sempre più di rado, aveva fatto sì che i molti cardinali di nuova nomina avessero sempre meno occasioni per conoscersi, frequentarsi e confrontarsi con colleghi di maggior esperienza. Adesso che dovrebbero sapere tutto o quasi tutto di ognuno dei considerati "papabili", difficilmente potranno incontrarli di persona prima del Conclave: non gli resta che affidarsi al "College of Cardinals report", un sito non a caso sempre più frequentato dai porporati nelle ultime settimane.

 

PAPA FRANCESCO BERGOGLIO

Se tutto questo fosse stato finalizzato all'opera di rinnovamento che appunto si era assegnato, la portata storica dei cambiamenti annunciati avrebbe avuto ragione su tutto. Insomma anche Francesco, pur capace di nominare un laico e una suora nel suo governo, non è riuscito fino in fondo nel suo intento. Fermandosi spesso alle enunciazioni o a metà strada, è convinzione diffusa tra le Gerarchie e i fedeli, e deludendo insieme quanti avevano sperato in una Chiesa aperta alle novità - la benedizione per i gay, la messa celebrata dalle donne, per citare le più clamorose -, e quanti le avevano avversate.

 

PAPA FRANCESCO - VESCOVI

[…]  nella lunga esperienza storica della Chiesa, e perfino in quella più recente, spesso un Papa rinnovatore è stato seguito da un Papa tradizionalista o "risistematore". Così è stato pure negli ultimi sessant'anni, dal Concilio Vaticano II in poi, per rifarsi all'evento che in un secolo di storia recente è considerato come la pubblica presa di coscienza della Chiesa del proprio bisogno di rinnovarsi, nel 1962.

 

Giovanni XXIII lo convoca, quasi ottantenne, nel ‘59, consapevole che non riuscirà a chiuderlo, e cercando di bilanciare le istanze di cambiamento con le esigenze più conservatrici di un organismo mondiale come quello che è stato chiamato a guidare. Toccherà al suo successore Paolo VI suggellarlo, nel ‘65, riequilibrando le spinte che in un senso e nell'altro venivano da ogni parte e lasciando molti problemi aperti, com'è nella tradizione della Chiesa e della sua dimensione trascendente.

 

OBAMA PAPA FRANCESCO 2

Altri tempi. All'epoca dei Papi italiani c'era una regola non scritta che prevedeva, nella maggior parte dei casi, che i futuri pontefici avessero collaborato tra loro anche da monsignori e cardinali. Montini, Papa Paolo VI, era stato sostituto segretario di Stato di Pio XII, e sempre vicino a Giovanni XXIII. E così era accaduto in passato anche tra Pio XI e Pio XII, considerato l'ultimo "Papa Re" per il ruolo avuto durante la guerra e in particolare nell'occupazione di Roma da parte dei tedeschi nell'inverno 1943-‘44.

 

La questione della separazione tra potere "temporale" e "spirituale" dei Papi, emersa fin dal Risorgimento e dalla breccia di Porta Pia nel 1870, era quella centrale del Concilio, forse la principale, non la sola lasciata irrisolta e diventata via via meno rilevante, al di là di affermazioni formali, per la crisi della Chiesa cattolica e per la sua progressiva decadenza nel mondo e nel tempo della modernità.

 

PAPA FRANCESCO

È legittimo chiedersi cosa ne sarà della spinta rinnovatrice di Francesco dopo la sua scomparsa. Come sempre, molto, per non dire tutto, dipenderà dal suo successore. Se il Conclave si orienterà per un Papa "risistematore" proveniente dalla Curia romana, com'era nella tradizione, per dire, uno Zuppi, attuale capo della Conferenza dei vescovi, o un Parolin, segretario di Stato, o per uno come il filippino Tagle, considerato "pupillo" di Francesco al momento della nomina alla berretta cardinalizia, la Chiesa, con più prudenza, proseguirà sulla strada del rinnovamento.

 

BARACK OBAMA INCONTRA PAPA FRANCESCO FOTO LAPRESSE

Se invece dovesse aprirsi la strada per il cardinale tedesco Muller, prefetto della Dottrina della Fede oltre che curatore della pubblicazione dell'opera omnia di Ratzinger, oppure se il prossimo Papa verrà dall'Africa o dall'Asia, care a Francesco, l'orientamento volgerà di nuovo in direzione della tradizione.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....