leonardo cazzaniga saronno

LA COLLEZIONE DI SPADE GIAPPONESI E IL VIZIO DELLA COCAINA, ECCO LA VITA SEGRETA DEL “DOTTOR MORTE” DI SARONNO, LEONARDO CAZZANIGA - SI CANDIDO’ CONSIGLIERE COMUNALE E PRESE 7 PREFERENZE - COI COLLEGHI SBRUFFONEGGIAVA: “SONO IL DIO DELLE FIALE...”

Paolo Berizzi per “la Repubblica”

 

LORENZO CAZZANIGA SARONNOLORENZO CAZZANIGA SARONNO

Collezionista di spade insieme con l' amante. E cocainomane. Almeno stando a quanto dicono i dirigenti dell' ospedale. «Però adesso dice che vuole disintossicarsi», rivela uno, intercettato al telefono. Perché con la coca «sta esagerando». Aspirante consigliere comunale da 7 (sette) preferenze. Lavoratore indefesso e ras del reparto: il Pronto soccorso dove impone il "protocollo" della sua «eutanasia». Chi è, davvero, Leonardo Cazzaniga? Un «fuoriclasse» del fine vita, richiestissimo e insuperabile nel lenire il dolore dei pazienti compromessi.

 

No, un disinvolto acceleratore di morte. Pieno di sé e di cinismo. E con una scimmia posata sulla spalla: la polvere bianca. A un certo punto, siamo nel 2013 - l' anno dei decessi finiti sotto inchiesta, quattro su cinque - le sniffate rischiano di farlo deragliare.

ospedale di saronnoospedale di saronno

«Me lo ha detto lui: "adesso mi prendo un periodo per vedere di disintossicarmi. Perché sto esagerando"».

 

A rivelare la dipendenza di Leonardo Cazzaniga dalla "bamba" è il dirigente ospedaliero Roberto Cosentina. In una conversazione con il direttore sanitario Paolo Valentini - sono entrambi indagati - riproduce il rumore della narice che aspira. E racconta: «Nella sua sbulloneria (Cazzaniga) fu corretto. Disse: "Io ho questo problema. E voglio uscirne.

In questo periodo vorrei tornare quanto meno... Non dico che smetto ma almeno... Perché non ce la faccio più».

 

lorenzo cazzanigalorenzo cazzaniga

L' anestesista tirava coca nel periodo, forse, di maggiore pressione della sua carriera. Perché è proprio in quel maledetto 2013 che tutto accade: dopo le denunce sulle morti sospette al Pronto soccorso, che sono di quei mesi, la Commissione interna istituita dai vertici dell' ospedale di Saronno accende i riflettori su di lui: Cazzaniga. Il "dio" delle fiale, come sbruffoneggiava coi colleghi.

 

Il medico lo viene sapere e lo stress al quale è normalmente sottoposto un camice bianco che ha a che fare con pazienti terminali, aumenta. «Vogliono arrivare a me, lo so», si sfoga con Laura Taroni. Loro, i magistrati.

 

Perché gli altri "cattivoni", quelli della Commissione, alla fine lo salvano: graziato. Tutto perdonato, anche gli eccessi. «C' è questo scemo che va in giro a dire che lui è l'"angelo della morte"...», ancora Cosentina. Eppure Cazzaniga è consapevole. Sa che sta per cadere. «Quando lui ha preso la malattia... È rientrato dopo un paio di mesi».

 

lorenzo cazzaniga laura taronilorenzo cazzaniga laura taroni

L' idea della disintossicazione. La paura che l' ospedale lo sottoponga a dei controlli. Altri controlli. Come se non bastasse l'esame delle cartelle cliniche, dei registri mortuari, dei sovradosaggi messi nero su bianco dal vice primario che voleva «lenire le sofferenze» dei pazienti. Cosentina a Valentini: «Mi ha persino detto: "Secondo te mi devo rivolgere a un medico specialista? (per la coca, ndr)" ».

 

Sessantanni, originario di Milano. Divorzato dalla moglie con la quale da anni ha zero contatti. Niente figli e però si era affezionato a "angelo blu" e "angelo rosso", i bambini della Taroni. Quando Cazzaniga, "Leo", lo chiamava lei, svestiva il camice, partiva dalla casa di Rovellasca; li raggiungeva a Lomazzo e andavano tutti insieme al centro commerciale. Oppure a sciare: lui e lei. La passione per la montagna. E poi le spade antiche: soprattutto giapponesi. I carabinieri gliene hanno trovate a casa a tutti e due. Reperti meno "interessanti", certo, dei farmaci e delle fiale di cui sia Cazzaniga che Taroni conservavano robuste scorte nelle loro abitazioni.

 

lorenzo cazzaniga  laura taronilorenzo cazzaniga laura taroni

Le case, dunque. Il residence "Monte Mario" è un grumo di appartamenti sulla strada che da Lomazzo porta a Turate. Ad agosto Cazzaniga firma un contratto di affitto per una casa: 180 metri quadrati, piano terra più giardino. La proprietaria è la signora Colomba Alberti, che assieme al figlio ha il bar pasticceria "Il dolce sogno" di Lomazzo. «Ha fatto tutto l' agenzia - dice - . Mi hanno solo detto che era un medico e che era uno che pagava». Non proprio. Cazzaniga versa solo l' affitto del mese di settembre: poi basta. «In quella casa non si è mai visto. Adesso spero di riuscire a recuperare i soldi che ci deve».

 

Perché affittare una casa di 180 metri per non metterci piede nemmeno una volta in quattro mesi? A chi serviva quell' appartamento se Cazzaniga, dopo la morte "indotta" del marito della Taroni, Massimo Guerra, aveva preso a frequentare stabilmente casa Taroni-Guerra? Chissà. Misteri da niente rispetto a quello dell'"angelo della morte".

 

lorenzo  cazzaniga laura taronilorenzo cazzaniga laura taroni

Uno che o lo ami o lo odi. O è "necessario" o fai il possibile per non incrociarlo. E, a quanto emerge dalle carte della Procura di Busto Arsizio, meglio non denunciarlo (all' infermiera Clelia Leto la denuncia è costata minacce di morte). «Se non eri d' accordo con lui per lui eri un nemico», dice una ex collega. «Ma a Saronno era anche stimato. Molti gli sono riconoscenti per avere salvato la vita a dei parenti».

 

Cazzaniga in fondo deve sentirsi un benefattore. Uno che si spende per gli altri. Nel 2015 l' anestesista tenta lo sbarco in politica con Sel (mai stato iscritto): Luciano Porro, ex sindaco uscente di Saronno, fa il suo nome come "rappresentante della società civile". Da inserire in lista come indipendente. Il risultato non è trionfale: 7 preferenze. Ricorda Claudio Mezzanzanica, coordinatore provinciale di Sel: «Da qui si capisce che il partito non ha fatto un grande investimento politico su di. Né lui lo ha fatto sul partito».

laura taronilaura taroni

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