claudio salini

IL PASTICCIACCIO BRUTTO DELLA COLOMBO! ESCE LA NOTIZIA CHE I PM INDAGANO PER OMICIDIO COLPOSO PER LA STRADA DISSESTATA E NELLA NOTTE UNA SQUADRA DEL COMUNE SI PRECIPITA AD ASFALTARE IL DOSSO KILLER, CANCELLANDO LE PROVE - PER I MAGISTRATI IL DOSSO SAREBBE STATO UNA CONCAUSA DELLO SCHIANTO DELLA PORSCHE DI SALINI

Michela Allegri per “Il Messaggero – Roma” di sabato 5 settembre

 

la porsche di claudio salini  9la porsche di claudio salini 9

Accertamenti tecnici sull'asfalto di una delle strade più pericolose del Lazio, acquisizione dei filmati delle telecamere puntate sulla Colombo, sequestro dei rottami della Porsche lanciata a grande velocità e finita ad accartocciarsi contro un albero, dopo aver letteralmente spiccato il volo inciampando in un avvallamento di terreno. Un titolo di reato c'è già: omicidio colposo, attualmente contro ignoti, in relazione alle condizioni del manto stradale. L'inchiesta sull'incidente costato la vita all'ingegner Claudio Salini è alle battute iniziali, ma non si escludono colpi di scena. Mentre gli agenti della Municipale sono stati incaricati di stilare una relazione sul sinistro, il pm Alberto Liguori ha infatti delegato i carabinieri ad acquisire i tabulati telefonici del cellulare della vittima.

 

LE MINACCE

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E' la coincidenza temporale a stupire: tra una settimana, Salini si sarebbe dovuto presentare in tribunale, in qualità di persona offesa, e testimoniare contro tre soggetti del casertano, legati agli ambienti della Camorra, che, lo scorso anno, avrebbero tentato di ricattarlo e di estorcergli un milione di euro. Lui, però, non si era lasciato intimorire e li aveva fatti arrestare. Gli investigatori ci vanno con i piedi di piombo, così come l'avvocato della famiglia Salini, Oliviero De Carolis: «Claudio non mi ha parlato di minacce recenti - ha dichiarato il penalista - penso che l'incidente sia dovuto al fatto che la strada su cui viaggiava, la Cristoforo Colombo, nel corso degli anni si è trasformata in una trappola mortale per gli automobilisti. Comunque, è sempre meglio fare accertamenti a 360 gradi».

 

L'analisi dei tabulati consentirà di capire con chi il costruttore quarantenne abbia parlato prima di mettersi al volante e durante il tragitto in auto. Il sospetto è che Salini possa essere stato nuovamente minacciato, o forse inseguito. La perizia sulla Porsche permetterà invece di stabilire se il veicolo fosse guasto. La pista principale battuta dagli inquirenti, comunque, resta quella dell'incidente causato dall'alta velocità e, probabilmente, dal fatto che la strada fosse dissestata.

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«Sono sommerso dalle segnalazioni di altri automobilisti che dicono di aver rischiato la vita lungo lo stesso percorso», continua l'avvocato De Carolis. Secondo una prima ricostruzione, incappando nella buca, l'auto avrebbe perso il parafango anteriore e si sarebbero aperti gli airbag, arrivati sgonfi al momento dello schianto sull'albero. Due segnali di allerta, un limite a 30 all'ora e uno d'indicazione dossi, sarebbero comparsi il giorno dopo lo scontro a pochi metri di distanza dal tratto maledetto.

 

STRADA KILLER

Sulla Colombo ogni mese si contano decine di sinistri, alcuni con esiti tragici. L'ultimo incidente si è verificato la scorsa notte e ha coinvolto tre auto. Secondo quanto si è appreso dalla polizia municipale, sono tre i feriti trasportati in ospedale in codice rosso. Dai primi rilievi del vigili urbani del X Gruppo Mare, sembra che all'altezza dell'incrocio con via della Pineta di Castel Porziano una Smart che viaggiava sulla corsia centrale verso Roma, attraversando un semaforo verde si sia scontrata con un'altra macchina che veniva in senso contrario. Coinvolta nell'impatto anche una terza auto che viaggiava dietro la Smart. Due giorni fa all'altezza dello svincolo su via Casale della Lingua, a Casalpalocco, un motociclista di 36 anni ha perso la vita schiantandosi contro un albero.

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2 - COLOMBO, BLITZ PER ASFALTARE IL DOSSO KILLER. CANCELLATO L’AVVALLAMENTO NEL MIRINO DELLA PROCURA COME CONCAUSA, CON L’ALTA VELOCITÀ, DELLO SCHIANTO DELLA PORSCHE

Alessia Marani per “Il Messaggero – Roma” di domenica 6 settembre

 

Un blitz nella notte. Traffico deviato sulla laterale, centrale chiusa in direzione dell’Eur poco prima dell’attraversamento all’altezza di via Giustiniano Imperatore fino al semaforo successivo: mezzi pesanti schierati, tir, rulli, asfaltatori e con un lavoro durato una manciata di ore, venerdì notte, l’avvallamento finito nella lente della Procura di Roma come possibile concausa (insieme all’alta velocità) nello schianto mortale della Porsche 911 guidata dall’imprenditore Claudio Salini, è stato cancellato.

 

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La conca (larga una corsia e molto profonda) è stata riempita di terra dopo i sondaggi dei tecnici comunali, quindi la lingua d’asfalto ricostituita in tutta fretta. Poco più avanti restano ancora visibili i segni lasciati nell’impatto sul pino contro cui il bolide è schizzato come un proiettile. L’inchiesta del pm Liguori è solo all’inizio, il dosso intanto non c’è più. Sul posto ci sono gli agenti del Git, il gruppo intervento traffico della municipale e gli operai della ditta “Schiavi” incaricati dell’intervento. Ai bordi della carreggiata si formano rallentamenti di curiosi: «È qui che è morto quello con la Porsche?», domanda qualcuno.

 

LA LISTA

Claudio Salini, 46 anni, fondatore e amministratore delegato del Gruppo Ics-Impregilo, ha perso la vita la notte dell’ultima domenica d’agosto. Stava rientrando a casa, dalla moglie e dalle due figlie. Mercoledì si sono svolti i funerali nella chiesa di Santa Sabina, gremita all’inverosimile. Salini era nella top-five degli imprenditori italiani di punta nel settore. Ora il suo nome compare accanto a quello di studenti in motorino, casalinghe, impiegati che si muovevano in auto per raggiungere il lavoro, nella lunga lista (300 gli incidenti all’anno) delle vittime della strada-killer che corre fino alla Rotonda di Ostia.

 

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Una fettuccia di 27 chilometri su cui si può “surfare” sull’onda lunga del verde ai semafori che accorcia tempi e distanze trasformando l’arteria in una specie di autostrada che attraversa la Capitale.

 

Quel dosso sarebbe stato segnalato già da un paio di mesi ma solo negli ultimi giorni di agosto, secondo diversi testimoni, si sarebbe ingrandito in maniera preoccupante. «La mattina di domenica siamo passati a bordo della nostra Classe A proprio su quel punto - racconta una coppia di professionisti dell’Infernetto - è una strada che facciamo spesso e ci siamo subito accorti di quell’avvallamento insolito che ha fatto sobbalzare la nostra auto sebbene non viaggiassimo ad alta velocità».

 

L’assessorato ai Lavori pubblici aveva già previsto alcuni interventi di manutenzione sulla strada che stanno per partire. Nel frattempo, però, oltre a Salini, martedì è morto anche un altro centauro di 36 anni, all’altezza del Canale della Lingua, a Casalpalocco.

 

3 - IL LEGALE: ORA NON POTREMO PIÙ FARE VERIFICHE

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Michela Allegri per “Il Messaggero – Roma” di domenica 6 settembre

 

Quando ha saputo che sulla Colombo erano in corso lavori per riasfaltare la strada, proprio all’altezza del dosso maledetto che potrebbe avere fatto finire fuori dalla carreggiata la Porsche dell’ingegner Claudio Salini, l’avvocato Oliviero De Carolis si è messo al volante ed è andato a controllare in prima persona. Rappresenta i familiari della vittima e sta effettuando indagini difensive per fare luce sulla vicenda. «Nei giorni scorsi la Procura ha svolto accertamenti tecnici - ha dichiarato il legale - noi non abbiamo potuto partecipare, ma subito dopo l’incidente abbiamo nominato un consulente di parte che, fortunatamente, è riuscito a fare rilievi parziali».

 

L’inghippo sta nel fatto che, ora, le tracce del dissesto stradale che, unito all’elevata velocità a cui viaggiava la fuoriserie, avrebbe provocato l’incidente, verranno cancellate. «Speriamo che i rilievi che abbiamo effettuato siano sufficienti - continua De Carolis - quel che è certo è che la messa in sicurezza del tratto di strada non fa che suffragare la nostra tesi».

 

L’INCURIA

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In effetti, quando i rottami della Porsche di Salini, finita per accartocciarsi contro un albero sul lato della carreggiata, non erano ancora stati posti sotto sequestro dalla polizia giudiziaria, De Carolis aveva già puntato il dito contro l’incuria in cui versa la Cristoforo Colombo, la via a scorrimento veloce che collega la Capitale a Ostia. «Siamo sommersi dalle segnalazioni di automobilisti che ci raccontano di aver rischiato percorrendo lo stesso tratto. Sulla Colombo si conta quasi un incidente al giorno, è possibile che ci debba scappare l’ennesimo morto prima di prendere provvedimenti?» dichiarava, a caldo, l’avvocato. Due giorni dopo lo schianto costato la vita a Salini, in prossimità dell’asfalto scosceso sono spuntati due cartelli d’allerta: un limite a 30 all’ora e un’indicazione di pericolo per la presenza di dossi. A cinque giorni di distanza, invece, il tratto è stato asfaltato in fretta e furia.

 

LA BATTAGLIA

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«Chiederemo alla Procura di verificare se nei mesi scorsi ci siano state segnalazioni, e di capire perché, nonostante il rischio palese, nessuno sia intervenuto», continua De Carolis, che aggiunge: «Il fatto che sia stata ripristinata la sicurezza, comunque, è una piccola vittoria. Lo dico anche a nome dei familiari dell’ingegnere: la speranza è che la nostra battaglia serva a salvare vite in futuro. La tristezza deriva dal fatto che questi interventi siano stati effettuati in conseguenza di una tragedia. Anzi, di tante tragedie: l’incidente in cui ha perso la vita Salini non è stato né il primo né sarà l’ultimo, lungo la strada maledetta».

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