
CORNA, SOLDI, AUDIO PICCANTI E ORA PERFINO LA DROGA: IL CASO RAOUL BOVA È COMPLETO - PER OTTENERE GLI AUDIO CHE L'ATTORE HA INVIATO ALLA SUA PRESUNTA AMANTE MARTINA CERETTI, FABRIZIO CORONA AVREBBE DATO A FEDERICO MONZINO IL NUMERO DI UN PUSHER (CHE FA SEMPRE COMODO) E MILLE EURO IN CONTANTI - LO HA CONFESSATO LO STESSO MONZINO AGLI INVESTIGATORI MA POI, CONTATTATO DA "REPUBBLICA", IL RAMPOLLO MILANESE HA NEGATO TUTTO - E ORA PROPRIO IL “NUMERO DEL PUSHER” È DIVENTATO UN PUNTO SENSIBILE DELL’INDAGINE: LA POLIZIA POSTALE VUOLE CAPIRE SE SI SIA TRATTATO SOLO DI UN RECAPITO PASSATO A MONZINO O SE SI NASCONDA UN CREDITO A BASE DI STUPEFACENTI APERTO DA FABRIZIO CORONA (CHE HA DIFFUSO GLI AUDIO DI BOVA SUL SUO CANALE YOUTUBE) - VIDEO
Estratto dell'articolo di Giuseppe Scarpa per "La Repubblica"
Mille euro in contanti e il numero di un pusher. È questo che l’imprenditore Federico Monzino ha riferito agli investigatori. Sarebbe il prezzo concordato con Fabrizio Corona per gli audio e le chat private tra Raoul Bova e la modella Martina Ceretti.
Messaggi poi finiti su Falsissimo, la rubrica online gestita da Corona. Con Repubblica, Monzino nega tutto. Sostiene di non aver ricevuto né soldi né favori. Ma agli investigatori ha detto l’opposto.
Ha parlato di denaro e di un contatto ricevuto dall’ex paparazzo per acquistare cocaina. E ora proprio il “numero del pusher” è diventato un punto sensibile dell’indagine: la polizia postale vuole capire se si sia trattato solo di un recapito passato a Monzino o se si nasconda un credito a base di stupefacenti aperto da Corona. Una pista che resta da verificare e che verrà esplorata nell’ipotesi che l’imprenditore abbia detto la verità.
Gli accertamenti sono in corso. Al centro c’è il ruolo di Monzino, l’amico di Ceretti che per primo ha avuto tra le mani le chat. È stato lui stesso a dire che la modella gli aveva girato i messaggi con il consenso a inoltrarli a Corona. Poi — secondo il suo racconto — Ceretti avrebbe fatto marcia indietro, cercando di fermare tutto. Inutilmente però, perché Corona è andato avanti lo stesso. Il materiale è stato pubblicato su Falsissimo il 21 luglio.
Ma tutto era cominciato almeno dieci giorni prima. Tra l’11 e il 12 luglio l’attore riceve su WhatsApp una serie di messaggi minacciosi partiti da una sim spagnola: «Questo è materiale pesante, è nelle mani di Fabrizio. Se non collabori va online». L’attore non cede, denuncia tutto alla polizia. Ma pochi giorni dopo, quegli stessi audio compaiono sulla piattaforma dell’ex fotografo.
Scatta così l’indagine per tentata estorsione, affidata alla pm Eliana Dolce. La postale esegue perquisizioni nei confronti di Corona, Ceretti e Monzino. Nessuno dei tre è formalmente indagato, ma tutti sono finiti sotto la lente della procura di Roma. Corona, dal canto suo, scarica ogni responsabilità: «Il consenso me lo hanno dato loro. Il ricatto? Mai saputo nulla». [...]
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fabrizio corona - falsissimo
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raoul bova
FABRIZIO CORONA NELLA SUA BENTLEY
FABRIZIO CORONA IN TRIBUNALE
raoul bova rocio munoz morales
Martina Ceretti
raoul bova rocio munoz morales