gaza humanitarian foundation ghf distribuzione aiuti umanitari a gaza 9

CHE GAZA SUCCEDE? – LA CROCE ROSSA INTERNAZIONALE RIPORTA CHE CIRCA 27 PERSONE SONO STATE UCCISE E ALTRE 200 FERITE MENTRE RITIRAVANO PACCHI DAL CENTRO DI DISTRIBUZIONE DELLA “GAZA HUMANITARIAN FOUNDATION”, A RAFAH, MA PER L’ESERCITO ISRAELIANO SI TRATTA DI UN “RESOCONTO FALSO” E I MILITARI HANNO SPARATO “CONTRO PERSONE SOSPETTE” – IL RACCONTO DEI TESTIMONI: “GLI ISRAELIANI CI HANNO SPARATO ADDOSSO. LA GENTE PASSAVA DI RITORNO DAL CENTRO DI DISTRIBUZIONE DEGLI AIUTI, PER LO PIÙ A MANI VUOTE…”

1- GAZA, NUOVA STRAGE PER IL CIBO ISRAELE: «COLPITE PERSONE SOSPETTE»

Estratto dell’articolo di Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”

 

distribuzione aiuti umanitari a gaza 9

«Anche in questo caso scopriremo la verità» giura il portavoce dell’esercito israeliano Effie Defrin. Nella nuova strage sulla rotta degli aiuti umanitari per qualche ora è sembrato che fosse tutto chiaro. La verità, appunto: 27 morti e circa 200 feriti — dicono fonti mediche — a poche centinaia di metri dal Centro di distribuzione dei pacchi alimentari della Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), a Rafah.

 

In mattinata, dopo le prime notizie che raccontavano un numero di morti crescente, le Forze di Difesa israeliane (Idf) intervengono subito per chiarire: «Abbiamo sparato colpi di avvertimento» è la premessa. La nota ufficiale ammette che hanno aperto il fuoco «contro sospetti che si stavano avvicinando in modo da mettere a repentaglio la nostra incolumità».

distribuzione aiuti umanitari a gaza 8

 

Anche la Gaza Foundation fa sapere che «le Idf stanno indagando per verificare se dei civili siano rimasti feriti dopo aver oltrepassato il corridoio sicuro ed essere entrati in una zona militare chiusa». E precisa che «noi non controlliamo l’area fuori dai nostri siti di distribuzione» e quella «è ben al di là».

 

Sembrava che per una volta la ricostruzione fosse concordante fra Idf, Ghf e la stessa gente di Gaza, che era lì per ritirare gli aiuti umanitari e che racconta dell’esercito che «ci ha sparato addosso».

 

Ma già ieri pomeriggio lo stesso portavoce dell’esercito mette in dubbio, tanto per cominciare, non un dettaglio ma il numero delle vittime, comunicato — per altro — dal Comitato della Croce Rossa internazionale. […]

centri distribuzione gaza humanitarian foundation

 

In serata arriva l’assist dagli Stati Uniti: la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt annuncia che Washington sta «indagando sull’autenticità» delle notizie delle sparatorie mortali vicino al Centro di distribuzione della Ghf che, lo ricordiamo, è una nonprofit voluta e registrata da Usa e Israele per la questione degli aiuti umanitari, e che si serve di contractor privati per gestire la sicurezza.

 

Testimonianze varie riportate da giornalisti locali vanno dritte al punto: «Gli israeliani ci hanno sparato addosso. Hanno preso di mira la folla radunata vicino al Centro di distribuzione, alla Rotonda al Alam di Rafah». La stessa area e le stesse modalità dell’altra strage: quella di domenica mattina e di altri tre morti lunedì mattina. […] «È stato affermato che domenica le Idf hanno aperto il fuoco sui civili» si è risentito il portavoce Defrin.

 

distribuzione aiuti umanitari a gaza 2

«Un resoconto totalmente falso», ha detto, «perché quell’incidente non è accaduto». Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres che si era detto «inorridito» dalle vittime di domenica e aveva chiesto un’indagine sui fatti, ieri ha definito «inconcepibile» morire alla ricerca di cibo, mentre l’alto commissario Onu per i diritti umani, Volker Türk, ricorda che «gli attacchi contro i civili sono una violazione del diritto internazionale e un crimine di guerra».[…]

 

2. LA DISPERAZIONE NELLA STRISCIA «SPARAVANO DA TUTTE LE DIREZIONI, AL CENTRO PERÒ NON C’ERANO AIUTI»

Estratto dell’articolo di Giusi Fasano per il “Corriere della Sera”

distribuzione aiuti umanitari a gaza 3

 

«Sono ferite da proiettili del tutto simili a quelle che abbiamo visto domenica, lesioni vascolari, addominali, toraciche...». Il dottor Goher Rahbour è un chirurgo londinese in servizio volontario all’ospedale Nasser di Khan Younis. È da domenica che vede arrivare gazawi con ferite da arma da fuoco. […]

 

Al Nasser Hospital, ieri come domenica, sono arrivati molti dei feriti di Rafah. E, come allora, hanno raccontato ai medici che «ci hanno sparato addosso gli israeliani». Loro e le loro famiglie, la gente fuggita a caccia di un riparo, si fa sentire affidando le parole a dottori e infermieri, ai social, agli operatori umanitari, ai pochi giornalisti di agenzie di stampa presenti nella zona...

 

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Yasser Abu Lubda ha 50 anni, sfollato da Rafah. Racconta che la sparatoria «è cominciata alle 4 del mattino nella zona della Rotonda della Bandiera» e che lui ha visto «tante persone per terra» ormai senza vita.

 

Una delle pagine Instagram più seguite sulla guerra a Gaza diffonde con un video la rabbia di un ragazzino che ieri mattina ha perduto sua madre.

Si dispera, dice che ha «la guerra mi aveva già portato via mio fratello, adesso chi sarà il prossimo?» Apre furioso lo zainetto azzurro che porta sulle spalle e mostra il contenuto: «Ecco, guardate qui che cosa portavo, sono due sacchi vuoti che dovevamo riempire di farina, uno per me e uno per mio padre. Non ci sono armi,non stavamo andando a combattere, siamo civili».

 

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Rasha al-Nahal dice che «sparavano da tutte le direzioni», che «lungo la strada ho visto parecchi morti e feriti» e che «quando sono arrivata al centro di distribuzione non ho trovato nessun pacco di aiuti». Anche un giornalista dell’ Associated Press scrive che all’ospedale da campo della Croce Rossa arrivavano feriti e intanto fuori «la gente passava di ritorno dal centro di distribuzione degli aiuti, per lo più a mani vuote». Mohammed Saqr è il capo del personale infermieristico del Nasser: è lui che parla per primo dei bambini morti. Nell’attacco, dice, «hanno perso la vita tre bambini e due donne».[…]

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