rosiconi dago vanity fair

CHI NON RISICA, ROSICA – DAGO: "COSA RESTA DOPO LA FINE DELLA LOTTA DI CLASSE? DA UNA PARTE, GLI INVIDIOSI; DALL'ALTRA, GLI INVIDIATISSIMI. PRENDETE, CON LE DOVUTE CAUTELE, GIUSEPPE CONTE: NON RIESCE, DOPO UN ANNO, A METABOLIZZARE L'ARRIVO DI DRAGHI. QUANTO ROSICANO I CUGINI DI CAMPAGNA PER I MANESKIN? O PAOLA FERRARI VERSO IL SILICONE ESPANSO DI DILETTA LEOTTA? - C’È PURE IL RISENTIMENTO RETROATTIVO, ESPRESSO DA NATALIA ASPESI NEI CONFRONTI DELLA MITICA FALLACI: “SE TU OGGI RILEGGI I SUOI PEZZI TI ACCORGI CHE NON C’ERA UNA NOTIZIA”...

Roberto D'agostino per "Vanity Fair"

 

mario draghi giuseppe conteu

Tanta. Tantissima. Forse più di sempre. Di sicuro, più contagiosa del Covid. E' una stagione trionfale per i “rosiconi”. Dalla politica all'economia, dallo spettacolo al costume, un unico codice segreto sembra governare gli avvenimenti: la legge dell'invidia, la regola del livore, la normativa della rabbia. ‘’Ogni qual volta che un amico ha successo una piccola parte di me muore”, confessava sconsolato lo scrittore Gore Vidal. È un vizio capitale, ma è anche l’unico vizio che non dà alcun piacere a chi lo prova. Nondimeno la proviamo quasi tutti.

diletta leotta

 

Già Seneca ai tempi dei fasti imperiali romani filosofeggiava: “Il vero amico non è colui che è solidale nella disgrazia, ma quello che sopporta il tuo successo’’. Senza “rosicare” la nostra vita sarebbe eccitante come un caffè senza caffeina, sexy come un vibratore senza pile, depressa come la recitazione di Margherita Buy, moscia come Lilli Gruber senza silicone.

 

Invidia deriva dal latino in-videre (“guardare di sbieco”, “guardare storto”) ed è uno dei sentimenti che non conosce confini di razza, religione, censo. Infatti la proviamo tutti. E se qualcuno dichiara di non conoscere l’invidia, affrettarsi a dargli dell'ipocrita.

 

Tutti conosciamo – e bene - quello spasmo doloroso che devasta la bocca dello nostro stomaco alla vista di qualcuno che possiede quello che non possediamo e che desideriamo. E parte la solita solfa. Che cosa gli fa meritare tutto quel successo? Che cosa ha quel Giuseppe Conte, quel Fedez, quei Maneskin in più di me? Non c’è una ragione perché Gigi Marzullo sia ancora davanti a una telecamera! Allora vuol dire che il mondo non premia in base ai meriti, alle capacità. Perché? Perché? Perché? Dio esiste o esistono solo i raccomandati?

Dago

 

Un sentimento di impotenza e di ingiustizia, di livore e di risentimento che deflagra nell’istante in cui si ha la bruciante consapevolezza di essere dei falliti. Allora ci tormentiamo, cercando di trattenere l’esplosione della bile, cercando di dire al nostro fegato che gli altri sbagliano. Ma quanti imbecilli però continuano ad applaudirlo, a cliccarlo, a postare like. Allora si prova di convincerli del contrario, cercando di screditarlo. Essì, se l’invidia fosse un lavoro, in Italia non ci sarebbero disoccupati. Prendete, con le dovute cautele, Giuseppe Conte: il cosiddetto ‘’Avvocato del popolo’’ non riesce, dopo un anno, a metabolizzare la sua cacciata da Palazzo Chigi.

sonia bruganelli adriana volpe

 

Quando Lucia Annunziata a ‘’Mezz’ora in più’’ gli chiede se sia giusto esaltare la leadership di Mario Draghi, il presidente del M5s riserva al presidente del Consiglio l’ennesima frecciata di una lunga serie: “Draghi erede della Merkel? Io aspetterei…”.

 

Ma cosa sarebbe il mondo della politica senza invidia? E' come vedere Berlusconi senza cerone, D’Alema senza baffi, la Boschi senza i paparazzi. Salvini rosica per ogni riga che i quotidiani dedicano alle parole di Giorgia Meloni, Enrico Letta posta immagini di gioia ogni volta che Matteo Renzi finisce sotto schiaffo (cioè tutti i giorni), Franceschini non riesce a trattenersi per essere stato scavalcato nel governo da Andrea Orlando, e via rosicando.

enrico letta matteo renzi

 

Anche nel campo della cultura, congratularsi vuol dire esprimere con garbo la propria invidia, vedi le lodi a mezza bocca degli scrittori italiani verso il successo globale di Elena Ferrante. C’è poi il risentimento retroattivo, come espresso dall’ottima  Natalia Aspesi nei confronti della mitica Fallaci: “Oriana, Oriana. Non si fa che parlare di Oriana. Lei era la protagonista. Quando incontrava Kissinger o Khomeini, sembrava che fossero loro a intervistarla e non viceversa. Se tu oggi rileggi i suoi pezzi ti accorgi che non c’era una notizia“.

oriana fallaci natalia aspesi

 

Cosa resta dopo la fine della lotta di classe? Da una parte, gli invidiosi; dall'altra, gli invidiatissimi. Prendete in mano (con le dovute cautele) il cannoneggiamento da parte di  della matura Paola Ferrari verso il silicone espanso di Diletta Leotta: “Di lei non condivido l'esprimere in modo troppo vigoroso la sua sensualità. Certo io alla sua età ero meno brava. Ma quest'anno avrà filo da torcere: da Mediaset arriva Giorgia Rossi, una molto simile a Ilaria D'Amico”. Secondo round. Recentemente la popputa signorina di Dazn si è lasciata col suo fidanzato, Can Yaman.

matteo salvini giorgia meloni

 

Il commento di Paoletta è tagliente: “Ma col turco non c'è mai stata la Leotta, lei ha altri amori che magari non dice…”. La tensione fra le opinioniste del GF VIP, Sonia Bruganelli, gamba corta, e Adriana Volpe, coscia lunga, ha preso un sapore acido. Galeotta fu una foto di Bruganelli con Giancarlo Magalli, che Volpe ha denunciato per diffamazione. Il conduttore ha ammesso: “L’intento era chiaro: che lei la vedesse e se la prendesse del fatto che Sonia si facesse una foto con uno che lei ha fatto diventare il suo peggior nemico“.

 

matteo basetti massimo galli

Al tempo del coronavirus e dei virologi in tv, gli stessi virologi, diventati personaggi pubblici, finiscono inevitabilmente nel mirino dell’invidia. Così il giovane e aitante Matteo Bassetti è stato infilzato dal “Tiè!” del rigorosissimo Massimo Galli, professore in pensione: “Sentire quel che dice Bassetti? Anche no. Sono un anziano professore, ho già fatto la mia carriera. Io non ho bisogno di inchinarmi a nessuno. e non sono il nano e ballerina di nessuno”.

 

christian de sica

A proposito di nani e ballerine, sentite lo sfogo del 70enne Christian De Sica: ‘’Ti basta accendere la tv per vedere tanti, troppi attori non professionisti, scritturati solo in base al numero dei follower che hanno sui social. E grazie che sono dei cani”. Aveva proprio ragione Moravia: l'invidia, secondo dei sette peccati capitali (dopo la superbia), "è come una palla di gomma che più la spingi sotto e più ti torna a galla".

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