diego dalla palma

"ARRIVAI A PROSTITUIRMI IN CAMBIO DI UN PANINO" - DIEGO DALLA PALMA, VISAGISTA DELLE DIVE, SI RACCONTA A STEFANO LORENZETTO: "NEL 1968 A 18 ANNI A MILANO DORMIVO VICINO AI BARBONI UBRIACHI CHE SCORREGGIAVANO" - QUANDO, UNA VENTINA DI ANNI FA, VENNE AGGREDITO: "UNA PERSONA CON CUI INTRATTENEVO UNA RELAZIONE MI PIOMBÒ IN CASA. MI MASSACRÒ DI BOTTE E MI TAGLIÒ LA GOLA. CREDENDOMI MORTO, RUBÒ OROLOGI E DENARO. E FUGGÌ" - L'OSSESSIONE PER LA PULIZIA: "MI CAMBIO LE MUTANDE DUE VOLTE AL GIORNO, NON PERCHÉ MI PISCI ADDOSSO. MA BASTA UNA GOCCIA, NO?" - GLI ABUSI SUBITI, DA 15ENNE, DA UN PRETE E QUANDO ANDAVA NEI FIENILI A MASTURBARSI CON I GIOVANOTTI CHE D’ESTATE ANDAVANO AD AIUTARLO A MALGA LAMBARA...

Estratto dell'articolo di Stefano Lorenzetto per "Il Mattino di Padova"

 

diego dalla palma

Aveva già trovato il posto, una grotta che strapiomba su un burrone, fra i monti di Enego, nel Vicentino. «Non è lontana da Malga Lambara, dove sono nato. Con mio padre ci riparavamo lì dentro quando scoppiava un temporale durante la conta delle vacche, oppure mentre si andava a vipere», racconta Diego Dalla Palma.

 

Eh sì, sull’altopiano dei Sette Comuni catturavano il serpente velenoso, lo infilavano in una bottiglia e lo affogavano nell’acquavite per ottenerne il più assurdo dei distillati, «mio cugino Vittorio era uno specialista nella graspa alla vipera, e non fu mai morsicato, morì invece di rabbia silvestre a 40 anni dopo essere stato azzannato da una volpe che allevava in cantina».

 

È in quella grotta che Dalla Palma, 75 anni, visagista di fama mondiale, imprenditore, costumista, scenografo, scrittore – «io mi definisco solo studioso di bellezza, l’ho indagata per tutta la vita e non ho ancora capito che cosa sia» – aveva progettato di rifugiarsi a morire, nel giorno e nel modo che solo lui deciderà. [...]

 

diego dalla palma

Da sette anni Dalla Palma abita nel Padovano, prima in una villa di Selvazzano, attorniata da un parco popolato da scoiattoli e fagiani, adesso in un elegante appartamento vicino al teatro Verdi, in pieno centro. Guai a parlargli di morte. «Sarà una vacanza straordinaria, come quelle che feci arrampicandomi sul Machu Picchu in Perù, andando a vedere in Sudafrica i due oceani che si abbracciano al Capo di Buona Speranza, arrivando con la luna piena alle cascate dell’Iguazú in Brasile. Non mi tolgo dal mondo: mi tolgo dalla vecchiaia».

 

Per farlo dovrà suicidarsi.

«Ma perché tutti hanno una visione così tetra, così triste, così spettrale della morte? Voglio semplicemente conservare la mia dignità di uomo».

 

Quella che Indro Montanelli faceva coincidere con la sua possibilità di potersi recare in bagno da solo?

diego dalla palma foto michele crosera

«Quella. Io mi cambio le mutande due volte al giorno, la prego di scriverlo. Non perché mi pisci addosso. Ma basta una goccia, no? Voglio essere pulito e profumato, mi sforzo di stare dritto. E quando non potrò più farlo?».

 

«Dedico questi miei pensieri alla morte, che avendo avuto fede in me mi ha concesso una vita straordinaria», scrive nel libro. L’ha mai vista in faccia?

«Sì, almeno due volte. La prima a 6 anni, quando fui colpito dalla meningite linfocitaria. Nel coma non trovai alcun tunnel, solo una luce lillà, fortissima, che mi dava un senso di trasparenza e di ristoro. Mia madre restò accanto a me in ospedale per molti giorni, con un’immagine di sant’Antonio stretta al petto.

 

“Al risveglio eri contrariato”, mi raccontò. Mi mancava il lillà. I miei non potevano permettersi di regalarmi dei pastelli per lo scampato pericolo. Disegnavo a matita sulla carta che usavano in malga per avvolgere il burro. Con i cocci dei mattoni rossi dipingevo bocche sui muri della porcilaia. È così che ho scoperto il maquillage». 

mickey rourke

 

E la seconda volta?

«Una ventina d’anni fa. Abitavo a Milano. Una persona, con cui intrattenevo una relazione, mi piombò in casa, mi massacrò di botte e mi tagliò la gola. Credendomi morto, rubò orologi e denaro. E fuggì. Non so come, riuscii a scendere in strada. Tutto insanguinato, chiedevo soldi ai passanti. Straparlavo. Emilio Radrizzani, droghiere di viale Piave, mi allungò 500 euro. Non ero in me. L’avvocata Annamaria Bernardini de Pace mi portò a casa sua e mi curò. Seguì un mese d’ospedale all’estero per lesioni a un polmone, a un timpano e a un testicolo. Mi salvarono alcuni medici cubani miei amici».

 

E l’aggressore?

«Fu catturato. Originario di Capo Verde. Si scoprì che s’era già fatto 14 anni di galera per aver ridotto in sedia a rotelle una nobildonna durante una rapina».

 

Forse ha bisogno del Prozac.

«Non so che cosa sia. Mi rifiuto di precipitare nell’orrenda situazione che ho vissuto con mia madre, fatta di depressione e attacchi di panico, un dramma continuo sia per me sia per mio padre».

diego dalla palma tamara donà

 

Allora forse le serve una cura spirituale.

«C’è un dolore, un male dell’anima, di cui neanche ti rendi conto ma che è nel profondo del cuore. Sono andato da uno psicanalista, tempo fa. Mi ha detto: “Signor Dalla Palma, è passato troppo tempo per poter rimediare. Nella sua mente l’ingombro di ciò che lei ha subìto da ragazzo non si può rimuovere. È già fortunatissimo ad avere questa cognizione”».

 

Mi parli della sua infanzia.

«Quando nacqui, a Enego su 4.500 abitanti solo due donne usavano il rossetto. Una era mia madre Agnese. L’altra era la sua amica più cara. Il giorno in cui fu eletto papa Giovanni XXIII, il marito geloso la decapitò con l’accetta ed esibì la testa mozzata alla finestra. Mia mamma fece uscire di casa il pazzo, avvolto in una coperta. Da quel giorno il mal di vita s’impossessò di lei, non fu più la stessa. A Enego ho sofferto troppo».

 

Di preciso che le accadde?

diego dalla palma nina zilli

«I compagni mi deridevano: “Femminuccia”. A distanza di anni, temevano che li contagiassi con il meningococco. Quanto male fa l’ignoranza! Da Malga Lambara scendevo a scuola sul camion del latte. La mamma mi ripeteva sempre: “Te devi ’ndar via! No star qua fra le vache, come mì”. Nel 1968 mi mise in mano 25.000 lire: “Ghemo solo questi, te i dago, ma no tornar indrìo!”. Avevo 18 anni, quando me ne andai. “Ricòrdate che sémo gente povera, no povera gente”, fu il congedo di mio padre Ottavio».

 

diego dalla palma

Arrivò a Milano.

«Fu lo spaesamento totale. Non sapevo dove lavarmi, dove dormire. Finii nel pensionato Belloni di viale Fulvio Testi. Per vicini di letto i barboni ubriachi che scoreggiavano. Una fame spaventosa. Arrivai a prostituirmi in cambio di un panino. La mia università è stata la povertà». [...]

 

Poi si prese cura dei volti di attrici e cantanti.

«Tutte le donne mi chiedevano sempre una sola cosa: “Fammi apparire giovane”».

 

Oggi ricorrono al bisturi.

«Odio la chirurgia estetica. Guardi le facce di Madonna, Mickey Rourke, Linda Evangelista, Sylvester Stallone. E Faye Dunaway? Non esce più di casa, le hanno stravolto l’articolazione labiale».

diego dalla palma

 

Combinare il fard con il rimmel divenne la sua arte.

«Ornella Vanoni, Mariangela Melato, Patty Pravo mi affidarono il loro viso. Ero rapito da Amália Rodrigues, aveva negli occhi stregoneria e santità. M’incantavano Lea Massari e Maria Tanase, la Édith Piaf dei Balcani, due amori di Indro Montanelli».

 

Quando conduceva Come si cambia, su Rete 4, ritoccò persino Silvio Berlusconi. 

«Voleva che gli sfumassi la base del naso. “Ce l’ho troppo prominente, come mio padre Luigi”, si lamentava». 

 

Per il fondotinta il Cavaliere si arrangiava da solo.

«Era la telecamera il suo fondotinta, anzi il cerone. Tira fuori il peggio della nostra vanità».

 

Dalla Palma oggi è un brand del settore cosmetico.

«Nel 1978 aprii il Make up studio in zona Brera. Con la stufetta elettrica colavo barattoli di rossetto verde, blu, nero e ne facevo stick. Ma la più abile fu mia mamma. Venne a trovarmi. In dialetto veneto conquistò una cliente, che uscì felice dopo aver pagato 34.000 lire un rossetto che ne costava 12.000». 

 

diego dalla palma

Il rapporto con sua madre mi ricorda quello che legava Pier Paolo Pasolini alla propria, Susanna Colussi. 

«U-gua-le! Non ebbi il coraggio di parlarne con il regista. Lo conobbi a Venezia, nella mansarda di Tiziano Rizzo, traduttore di talento, vicino a Rialto. C’era anche Toni Pezzato, giornalista del Gazzettino. Pasolini fece interpretare a sua madre la Madonna sotto la croce nel Vangelo secondo Matteo, io la truccavo per portarla al ristorante. Finito il make-up, le dicevo: te me par ’na vecia putana. Ma lei si offendeva solo per l’aggettivo: “Eh no, vecia no!”».

 

Ha confessato al Corriere della Sera la sensazione che i suoi genitori avessero provato esperienze omosessuali. Da che cosa lo deduce?

diego dalla palma

«Mio padre era un marcantonio, ma con una sensibilità e una dolcezza femminili, capocuoco del battaglione sul fronte greco-albanese, in tempi in cui spignattare veniva considerata una faccenda da donne. Mia madre era una Silvana Mangano con il piglio da marescialla. Se vedeva apparire in tv Ornella Vanoni, mollava l’arrosto e stava ore ad ammirarla estasiata. Sospirava: “Cossa che trasmete ’sta fémena!”. Lo stesso quando la portavo a spasso per Milano e vedeva una bella donna: “Che fémena strana!”. Mio padre era remissivo, mia madre una comandante».

 

[...] Una volta lei dichiarò di essere pansessuale.

diego dalla palma krizia

«Sono nato in una casa priva di infissi. Non ho porte, non ho confini. Ho avuto le prime esperienze sessuali da ragazzino, quando andavo nei fienili a masturbarmi con i giovanotti che d’estate venivano ad aiutarci a Malga Lambara. Dei due grandi amori della mia vita, Anna e Mario, preferisco ricordare Anna. Studiava alla Scala per diventare soprano. Mi ha donato equilibrio. Il sesso era il primo pensiero la mattina e l’ultimo la sera. Oggi osservo sgomento il mio corpo plissé e mi astengo». 

 

Da quindicenne subì abusi quasi tutti i giorni, per due anni, al collegio Cavanis di Venezia. Pensa che abbiano influito sul suo orientamento sessuale?

«No, no, no. Non fu un’iniziazione. Solo costrizione, umiliazione. Dormivo nell’ala degli sfigati, le cui famiglie non erano in grado di pagare la retta. Padre Ugo pesava 120 chili. Fu suadente: “Dammi del tu”. Dapprima fu una violenza mentale, sulle note della Sinfonia n. 103 di Haydn. Conservo ancora tre pile di vinili che mi regalò». 

diego dalla palma 7

 

Divenne omosessuale in questo modo?

«No. C’era già l’inclinazione, in percentuali che non capivo, a seconda delle occasioni. Anni fa la mia segretaria mi passò al telefono un uomo asmatico. Era padre Ugo. Biascicò: “Stavolta benedicimi tu, sto morendo. Mi vuoi bene, Diego?”». 

 

E lei in che modo reagì?

«Non conosco il rancore. Ci pensai un minuto e poi risposi: sì, le voglio bene. Che cosa mi cambiava perdonarlo? “Grazie, figliolo”, rispose sollevato».

 

Nel suo libro confessa: «Sono una persona piena di tormenti, di contrasti, di luci e ombre. Un uomo che vive in compagnia di angeli e diavoli». Non crede che sia lo stesso per tutto il genere umano?

«Io penso che faccia parte della mia natura artistica. Il tormento che mi perseguita è quello di non sentirmi mai all’altezza, mai. Una cosa orrenda. Il demone che mi ha segnato la vita è stato il sesso spiccio».

diego dalla palma

 

Vivendo a Padova, conoscerà l’europarlamentare Alessandro Zan, esponente della comunità Lgbt.

«No, mai incontrato».

 

Sfilerebbe al Gay pride?

«Certo, ma cercherei di andarci evitando qualsiasi esibizionismo. Io non vorrei mai ostentare un’omosessualità folcloristica».

 

In Alfabeto emotivo ammette: «Ho compiuto un’infinità di errori». Il peggiore?

«Non aver ascoltato le vicende di guerra che raccontava mio padre, per esempio l’episodio di lui che in Valsugana si butta giù dal treno che lo stava deportando a Dachau. La marescialla lo interrompeva sempre: “Basta, l’emo za sentìa ’sta storia!”». [...]

FURTO A CASA DI DIEGO DALLA PALMADIEGO DALLA PALMA PRIMAVERA ESTATE 2015

Ultimi Dagoreport

pam bondi

DAGOREPORT - COME MAI L’INFORMAZIONE ITALICA SI È TOTALMENTE DISINTERESSATA DELLO SBARCO A ROMA DEL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, LA FOSFORESCENTE SESSANTENNE PAM BONDI, ARRIVATA CON TANTO DI AEREO DI STATO IL 10 DICEMBRE? - EPPURE LA FEDELISSIMA DI TRUMP NON SI È TENUTA NASCOSTA: HA ALLOGGIATO ALL’HOTEL ST. REGIS, SI E’ ATTOVAGLIATA AL BOLOGNESE DI PIAZZA DEL POPOLO, HA INCONTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA DI VIA ARENULA CARLETTO NORDIO, HA AVUTO L'INESPRIMIBILE GIOIA DI CONOSCERE IL VICEPREMIER MATTEO SALVINI A UN RICEVIMENTO DELL'AMBASCIATORE USA IN ITALIA, TILMAN J. FERTITTA. E, FORSE, LA BEN DOTATA DALLA NATURA PAMELONA HA PURE INCOCCIATO IL MINISTRO PIANTEDOSI - MA DELLA “VACANZA ROMANA” DELL'ITALOAMERICANA CARISSIMA A TRUMP, NON SI REGISTRA MANCO UNA RIGA SUI GIORNALONI DE' NOANTRI - VABBE', A NATALE BISOGNA ESSERE BUONI: MAGARI ERANO TUTTI TROPPO IMPEGNATI A SEGUIRE LA FESTILENZA DI ATREJU DEI FRATELLINI DI GIORGIA…

john elkann theodore kyriakou leonardo maria del vecchio

DAGOREPORT - L’OSTACOLO PIÙ TOSTO DELLA TRATTATIVA IN CORSO TRA IL MAGNATE GRECO KIRIAKOU E JOHN ELKANN NON E' L'ACQUISIZIONE DEL GRUPPO GEDI BENSÌ COME “RISTRUTTURARE” UN ORGANICO DI 1300 DIPENDENTI, TRA TAGLI ALLE REDAZIONI LOCALI, PREPENSIONAMENTI E “SCIVOLI”, DI CUI CIRCA 280 GIORNALISTI FANNO CAPO A “REPUBBLICA” E ALTRI 170 A “LA STAMPA” - LA PARTITA SUL FUTURO DEL QUOTIDIANO TORINESE, ASSET CHE NON RIENTRA NEL PROGETTO DI KYRIAKOU, NON ACCELERA CON LA CORDATA VENETA MESSA SU DA ENRICO MARCHI - NEL CASO LA TRANSIZIONE ELLENICA NAUFRAGASSE, LEONARDINO DEL VECCHIO HA CONFERMATO DI ESSERE PRONTO: “NOI CI SIAMO” - “NOI” CHI? ESSENDO “QUEL RAGAZZO'' (COPY ELKANN), DEL TUTTO A DIGIUNO DI EDITORIA, I SOSPETTI DILAGANO SU CHI SI NASCONDE DIETRO LA CONTRO-OFFERTA CON RILANCIO DELL’AZIONISTA DELL’IMPERO DEL VECCHIO, IL CUI CEO MILLERI È STATO ISCRITTO NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI CON CALTAGIRONE E LOVAGLIO, PER LA SCALATA DI MPS SU MEDIOBANCA-GENERALI - E DA TORINO, AVVISANO LE REDAZIONI IN RIVOLTA DI ROMA E TORINO DI STARE ATTENTI: DALLA PADELLA GRECA RISCHIANO DI FINIRE NELLA BRACE DI CHISSÀ CHI...

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)