marijuana

ERBA LIBERA IN LIBERO STATO – IN URUGUAY LA MARIJUANA SI VENDE IN FARMACIA E COSTA POCHISSIMO: POCO PIU’ DI 1 EURO A GRAMMO - MA C’E’ CHI CRITICA LA LEGGE VOLUTA DALL'EX PRESIDENTE MUJICA: "CON L' ERBA LIBERA SI APRONO LE PORTE ANCHE ALLA VENDITA DELLA COCA, DELL'ECSTASY E DELLA METANFETAMINA”

 

Daniele Mastrogiacomo per la Repubblica

 

MARIJUANA URUGUAYMARIJUANA URUGUAY

Da tre giorni la marijuana è libera in Uruguay. Si vende nelle farmacie e costa pochissimo: poco più di un euro al grammo. Si può produrre in casa, si può fumare alla luce del sole. Tranne nei luoghi pubblici dove è proibito anche per tabacco e derivati. Naturalmente non lo possono fare tutti. Il piccolo paese sudamericano non è il paradiso dei consumatori. Non ha alcuna intenzione di diventare l' Olanda del Sudamerica. Ha le sue regole, limiti, divieti e controlli.

 

Ma l' entrata in vigore della seconda parte della legge promossa nel 2011 da Sebastián Sabini, deputato del Frente Amplio, il blocco della sinistra da 15 anni al potere e appoggiata dall' ex presidente José "Pepe" Mujica, ha trasformato l' Uruguay nel primo paese al mondo che detiene il monopolio completo delle foglie della pianta. Lo Stato controllerà la qualità del prodotto e la sua distribuzione. Una garanzia, nelle intenzioni dei promotori, nei confronti dei "tagli" spesso tossici e del mercato illegale che alimenta la criminalità.

 

uruguay marijuanauruguay marijuana

Non mancano tuttavia le critiche da parte dei proibizionisti. Pedro Martínez, proprietario di una farmacia di Montevideo che non ha aderito al programma, spiega così i suoi timori: «Con l' erba libera si aprono le porte alle altre droghe. Chi non ci dice che dopo si arriverà a vendere anche la coca, l' ecstasy, la metanfetamina? ».

 

La maggioranza dei 3,4 milioni di uruguayani resta comunque convinta che si tratti di una scelta positiva. Sono almeno dieci anni che il paese discute sul tema. Fino agli albori del nuovo secolo, l' Uruguay era percorso dal traffico di stupefacenti come il resto dei paesi del Continente sudamericano. Ma essendo piccolo e fuori dalle rotte tradizionali, finiva per essere inondato da merce di pessima qualità. Soprattutto di pasta base della coca. Costava poco, arrivava dalla Bolivia, veniva fumata per stordirsi negli anfratti di Montevideo.

 

José Mujica decise di troncare questa piaga e suggerì ai parlamentari del suo partito di liberalizzare la marijuana. I dati sul consumo, gli dicevano che almeno 120 mila suoi concittadini si concedevano uno spinello di tanto in tanto. Che un giovane su 3, a Montevideo, fumava erba nel fine settimana. Che il 90 per cento della droga richiesta dal mercato interno era la marijuana. Che il suo business si aggirava su 30 milioni di dollari l' anno.

Uruguay marijuanaUruguay marijuana

 

Il dibattito fu ampio e anche contrastato. Nel dicembre del 2013 si decise così di approvare una legge che andasse per gradi.

Nella prima fase venne depenalizzato il suo uso. Si evitò di continuare a riempire le carceri di consumatori e piccoli spacciatori e si iniziò a prosciugare l' acquario in cui sguazzavano narcos e sicari.

 

Solo due anni fa si decise di procedere alla fase due: la piena legalizzazione. Anche per scopo ricreativo.

 

MARIJUANA  MARIJUANA

La nuova legge è chiara: l' erba si compra in farmacia, lo può fare un cittadino uruguayano o un residente abituale e tutti devono registrarsi in un apposito libro. Per dimostrare la propria identità si usa l' impronta digitale. Si possono comprare fino a 40 grammi al mese per 45 dollari: un quinto del prezzo sul mercato clandestino. La qualità è garantita dallo Stato. Chi vuole coltivarla a casa ha diritto a sei piante per uso personale. Ma devi essere iscritto nel registro. Oggi sono già settemila.

Il laboratorio uruguayano stimola molti paesi del Continente.

MARIJUANA   MARIJUANA

 

Dopo aver chiesto all' Onu di rivedere la sua politica sulla droga e aver ottenuto solo vaghe risposte, molti Stati hanno deciso di agire in modo autonomo. Così, il Messico ha legalizzato la coltivazione personale in piccole quantità; la Colombia ha avviato la produzione per scopi medici; Il Canada ha in programma di liberalizzarla nel 2018.

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”