stefano cucchi

CUCCHI? FACCI FUORI DAL CORO: “E’ IMPERDONABILE LA COLPA DI UNO STATO CHE HA ACCOMPAGNATO CUCCHI A MORIRE. ORA, DOPO AVER PROVATO CON TUTTI GLI ALTRI (MEDICI, INFERMIERI, SECONDINI) SI PROVA COI CARABINIERI: MA RESTERÀ DIFFICILE SCARICARE LA SUA MORTE SU UN SINGOLO UOMO. MA QUALCUNO DEVE PAGARE”

Filippo Facci per “Libero Quotidiano”

filippo facci filippo facci

 

Viva i tribunali che inchiodano i veri colpevoli, viva la longa manus della giustizia che becca i responsabili celati dietro i bizantinismi del garantismo: eppure i colpevoli sono noti da tempo, li conoscevamo tutti.

 

Va ricordato che per la morte di Stefano Cucchi, dal 2011, ci sono stati un processo di primo grado, un singolo caso di rito abbreviato (con appello, cassazione, appello bis e ricorso della procura generale) e poi, per gli altri imputati, un appello, una cassazione, un appello bis e infine un' inchiesta bis, che è quella chiusa ieri. Solo per il primo grado c'erano state 45 udienze, 120 testimoni sentiti e decine di consulenti nominati da accusa, parti civili e difesa. Tutto sbagliato?

 

ilaria stefano cucchiilaria stefano cucchi

Tutto fatto da incapaci o corrotti? Sono stati contestati, sempre dal 2011, i reati di omicidio colposo, falso ideologico, abbandono di incapace, lesioni personali, abuso di autorità, omicidio preterintenzionale, falso, falsa testimonianza, calunnia e istigazione all'odio. Gli imputati e gli indagati sono stati primari, viceprimari, medici, infermieri, guardie penitenziarie e carabinieri.

 

Sono state disposte perizie a cui si sono sommate le conclusioni di una commissione d'inchiesta del Senato: ciascuna ha dato esiti diversi e ha riscontrato, ai danni di Cucchi, malnutrizione, lesioni al volto, lesioni alla colonna vertebrale e trauma cranico addominale; l'ultima perizia - ottobre scorso - escludeva un nesso tra il pestaggio subito da Cucchi e una sua morte per epilessia, ma la procura - ora - non ne ha tenuto conto e ha contestato l'omicidio preterintenzionale a tre carabinieri.

STEFANO CUCCHISTEFANO CUCCHI

 

In altre parole si ricomincia da capo, come mai? Chiederselo è lecito: anche se questa, la «bis», fosse l' inchiesta più giusta del mondo e le precedenti fossero state tutte ingiuste e rette da appunto incapaci, ma è improbabile. La questione è un'altra, piaccia o meno.

STEFANO CUCCHI E LA SORELLA ILARIA STEFANO CUCCHI E LA SORELLA ILARIA

 

Nel novembre 2014 scrivevamo su questo giornale: «In teoria sul caso Cucchi non dovrebbe ripartire nessuna nuova indagine, a meno che il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone, con una procedura sicuramente non aliena alla pressione mediatica, non decida di andarsi a scovarsi personalmente le novità: rileggendo le carte del processo così da inventarsene un altro, un Cucchi-bis... Ora la procura potrebbe dirottarsi sui Carabinieri, a grande richiesta. Rimanere perplessi comunque è il minimo».

 

Confermiamo tutto, pressione mediatica compresa. Fu un fenomeno mediatico a far esplodere il caso Cucchi: nel tardo ottobre 2009 la notizia sui maltrattamenti da lui subiti era disponibile da giorni, perlopiù snobbata, ma d'un tratto spuntarono le foto - quelle del corpo mummificato, riproposte infinite volte - ed ecco che i grandi quotidiani si avventarono su una notizia in teoria vecchia: «Morto dopo l'arresto, diffuse le foto shock» titolò il Corriere. In effetti la notizia non era «Morto dopo l'arresto», ma «diffuse le foto shock».

Stefano CucchiStefano Cucchi

 

Da quel giorno, giornali e tv si incaricarono di sostenere un presunto auspicio popolare a dispetto di ogni esito processuale: dopo l'assoluzione degli imputati, nel novembre 2014, i giornali titolarono «L'inchiesta può ripartire» (Corriere) o «Riapriremo le indagini» (Il Fatto quotidiano) anche se inchiesta e processo erano chiusi.

 

Sta di fatto che nacque l'inchiesta-bis, ed è lecito chiedersi quanti cittadini normali avrebbero mai potuto beneficiarne. La legge non è uguale per tutti: anche quando cerca di riparare ai suoi passati errori. Anche quando, facendo e rifacendo processi, e cambiando e ricambiando imputati e capi d'imputazione, e perizie e contro-perizie, cerca di rimettere su un piano giudiziario una verità sostanziale già nota: che il colpevole si chiama Stato, perché uno Stato che prende in consegna un cittadino e poi se lo ritrova morto per incuria, beh, è uno stato colpevole.

stefano cucchistefano cucchi

 

Colpevole, di conseguenza, è l' intera filiera: si parte dal carabiniere che nel verbale d'arresto non trascrive i dati di Cucchi ma, per sbaglio, trascrive quelli di un albanese senza fissa dimora, e impedisce così che il detenuto possa fruire degli arresti domiciliari; ci sono i carabinieri che secondo la perizia possono aver picchiato Cucchi nei sotterranei del tribunale, o che, sempre secondo le perizie, possono anche non averlo fatto, perché il ragazzo era già malmesso di suo ed era già stato più volte al pronto soccorso per via della vita che conduceva da spacciatore acclarato;

Stefano CucchiStefano Cucchi

 

c'è, poi, il giudice che in ogni caso non si accorse di nulla nonostante le ecchimosi e le tumefazioni che il ragazzo già presentava; c'è il medico di Regina Coeli secondo il quale il detenuto era improbabilmente «caduto dalle scale», come del resto gli aveva raccontato lo stesso Stefano; e c'è naturalmente tutto il personale medico che cedette con sciatteria alle riluttanze di Cucchi, il quale rifiutava le cure (faceva lo sciopero della fame e respingeva le flebo, anche se era ipoglicemico) talché i medici neppure si accorsero che quella specie di scheletro vivente, che all'arresto pesava 43 chili nonostante fosse alto 1 e 76, in punto di morte era ormai ridotto a 37.

 

Fanno parte della filiera anche i regolamenti stupidi e le burocrazie ottuse: quelle che hanno impedito all'avvocato della famiglia di arrivare per tempo - Cucchi ne ebbe uno d'ufficio - e quelle che impedirono alla famiglia di vedere Stefano sino al lunedì della sua morte.

Stefano CucchiStefano Cucchi

 

Tutto questo, e altro, compone l'imperdonabile colpa di uno Stato quantomeno indifferente che ha accompagnato Cucchi a morire. Ora, dopo aver provato con tutti gli altri - medici, infermieri, secondini - si prova coi carabinieri: ma resterà difficile scaricare un' intera morte su un singolo uomo, o poco più. Ma qualcuno, come si dice, deve pagare. Toccherà a lui.

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