
CHE FINE FARA’ HAMAS? – COSTRETTI DA QATAR E TURCHIA AD ACCETTARE L’ACCORDO PER LA TREGUA, I TERRORISTI PALESTINESI SI GIOCANO LA LORO SOPRAVVIVENZA POLITICA – NON SONO DISPOSTI AL DISARMO COMPLETO NÉ VOGLIONO PERSONALITÀ STRANIERE A CAPO DEL GOVERNO TRANSITORIO DI GAZA – PER GLI ANALISTI, CERCHERANNO DI CONTROLLARE LE MOSCHEE, QUANDO SARANNO RICOSTRUITE, CHE SONO IL LORO CENTRO DI RECLUTAMENTO PRINCIPALE - SE L'ACCORDO SUPERERÀ LA PRIMA FASE, HAMAS PROVERÀ A INFILTRARE I NUOVI ORGANISMI AMMINISTRATIVI NELLA STRISCIA – NON E’ ESCLUSO UN CAMBIO INTERNO NEL MOVIMENTO: L'ALA DELLA CISGIORDANIA (CHE HA LEGAMI FORTI CON LA FRATELLANZA MUSULMANA IN GIORDANIA E IN SIRIA) POTREBBE PRENDERE IL SOPRAVVENTO…
Estratto dell’articolo di Fabio Tonacci per “la Repubblica”
Confidando nella parola di Donald Trump, e stretto all'angolo dai Paesi arabi che vogliono la fine della guerra e il ritorno della calma in Medio Oriente, dunque del business, il movimento islamista palestinese responsabile del pogrom del 7 Ottobre ha accettato cose che fino a qualche settimana fa non avrebbe accettato.
«Nella trattativa è Hamas ad aver fatto le concessioni maggiori», dice al New York Times Esmat Mansour, analista palestinese che ha passato diversi anni nelle prigioni di Israele, condividendo la cella con i leader di Hamas. «Si prende un rischio a credere che la guerra finirà, ma del resto ha poche altre opzioni a disposizione».
Consegnare a Israele tutti gli ostaggi prima che il conflitto sia ufficialmente chiuso, e con i soldati ancora nella Striscia, non è una condizione comoda per Hamas. Non lo farebbe se Qatar e Turchia non avessero minacciato di cacciare i leader dalle loro capitali, se l'Egitto non gli avesse fatto capire di non essere disposto a ospitarli, e se, soprattutto, l'inviato di Trump, Steve Witkoff, non avesse messo sul tavolo la garanzia che Netanyahu non tornerà a bombardare. […]
Nonostante ciò, Hamas si sta giocando la sopravvivenza politica: sa che accettare tutti e 20 i punti del Piano Trump significa, di fatto, firmare la propria fine. È probabile che non infilerà da solo la testa nella ghigliottina, e che stia seguendo una strategia nuova, di medio e di lungo periodo.
Che […] non intende affatto rinunciare alle linee guida seguite sin qui: no al disarmo completo, no a personalità straniere a capo del governo transitorio di Gaza, no anche al passaggio di potere all'Anp, seppure, su quest'ultimo punto, a parole si siano dimostrati possibilisti. A Gaza, l'opinione prevalente è quella che li vede, in un modo o nell'altro, e sempre in modo occulto, aggrappati alla futura amministrazione della Striscia.
«Mi aspetto che, pur senza avere un ruolo ufficiale, cercheranno di controllare le moschee, quando saranno ricostruite», ragiona una fonte qualificata di Gaza City. «Le moschee sono il loro centro di reclutamento principale».
[…] spiega a Repubblica Michael Milshtein, direttore degli studi palestinesi al Moshe Dayan Center. «Se l'accordo supererà la prima fase, Hamas proverà a riorganizzarsi nella Striscia, dove tutto è nelle mani del comandante al-Haddad e del suo vice. Cercheranno poi di capire come infiltrare i nuovi organismi amministrativi. Vedo, infine, un cambio interno nel movimento, l'ala della Cisgiordania potrebbe prendere il sopravvento». Dei 250 ergastolani che le autorità israeliane si apprestano a liberare, pare che molti siano leader di Hamas nati a Jenin, Tulkarem e Nablus. «L'ala della Cisgiordania, che ha un punto di riferimento in Zaher Jabarin ha legami forti con la fratellanza musulmana in Giordania e in Siria», dice Milshtein. […]
proteste a beit lahia contro hamas 3
PROTESTE CONTRO HAMAS NELLA STRISCIA DI GAZA