LA FEBBRE (ETILICA) DEL SABATO SERA - ALLARME BABY ALCOLISTI: LA PRIMA SBRONZA ARRIVA TRA GLI 11 E I 12 ANNI - MIGLIAIA DI PISCHELLI SOCCORSI IN STRADA NEI FINE-SETTIMANA, UN MEDICO: “HO VISTO ADOLESCENTI AMMASSATI A TERRA CHE SI VOMITAVANO ADDOSSO TRA DI LORO”

1. GIOVANI E ALCOL, ATTRAZIONE FATALE - TROPPE SBORNIE NON SONO INNOCENTI

Paolo Di Stefano per “il Corriere della Sera

 

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Ci sono alcuni elementi confortanti nell’ultima relazione sull’uso di alcol emanata dal Ministero della Salute. Il più sensibile è che l’Italia è capofila nella percezione del problema: i nostri giovani hanno, rispetto ai coetanei europei tra i 15 e i 24 anni, un’ottima consapevolezza del rischio legato all’uso occasionale di alcol. Il 41% lo considera un pericolo medio-alto, mentre la media continentale si ferma al 26.

 

Un primato da non sottovalutare. Insomma, le buone intenzioni ci sono, ma come si sa di buone intenzioni le vie dell’inferno sono ampiamente lastricate. E infatti, pur rimanendo (ma non di molto) sotto il livello europeo anche nei fatti, il problema purtroppo esiste, se è vero che il 9% degli italiani sotto i trent’anni sono utenti dei servizi per l’alcoldipendenza. Uno su dieci. Mica poco. 
 

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Il fatto è che la bevuta nelle sue varie forme, lieve sbornia o sballo da ubriacatura, alcolismo regolare o occasionale (fino al cosiddetto binge drinking ), viene avvertita dai più (genitori compresi) come un’infrazione meno allarmante di altre: droghe di vario genere, per esempio. Mentre già per lo spinello le soglie di attenzione sociale e familiare sono altissime, si è disposti a chiudere un occhio per il classico bicchiere in più, quasi si trattasse di un peccato veniale (certo, può esserlo), di una trasgressione che non comporta assuefazione e dipendenza. 
 

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Uscendo dai confronti con gli altri Paesi e quindi dai dati relativi, sapere che un ragazzo su cinque nell’ultimo mese ha alzato il gomito (tecnicamente binge drinking significa aver consumato in brevissimo tempo almeno sei «porzioni» alcoliche o superalcoliche) è in sé spaventoso.

 

Poco importa che lo sballo sia avvenuto in discoteca nelle ore piccole (magari procurandosi casse di birra nei supermercati per aggirare i divieti ai minori) o durante un allegro happy hour nei luoghi topici della movida tardo pomeridiana, solo in apparenza più innocente, ma diventata una coazione a ripetere come unica occasione quotidiana per socializzare: aperitivo che di solito non «apre» alla cena.

 

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Le vie della normalità alterata dell’adolescenza sono infinite, passano anche attraverso l’alcol, e il controllo dei genitori è un equilibrio delicatissimo tra due eccessi: la timorosa cautela e l’invadenza ansiosa e ansiogena. 
 

2. LE SBRONZE (SOTTOVALUTATE) DEGLI ADOLESCENTI

Leonard Berberi per “il Corriere della Sera

 

C’è chi, a una certa ora della serata, non ne può fare a meno. E non esita ad alzare le mani e picchiare quando — com’è successo a Firenze — il negoziante rifiuta di dargli dell’alcol per non violare l’ordinanza comunale che vieta la vendita di bottiglie da asporto tra le 22 e le 6 del mattino. 
 

 

Un caso tra mille. Sono tanti i giovani, alcuni anche giovanissimi, che in Italia con l’alcol hanno più di un problema. Tanto da finire anche in coma etilico: intossicati da etanolo, svenuti per terra, con la respirazione che si blocca e il cuore che rischia di fermarsi se non c’è nessuno a soccorrere.

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Secondo il ministero della Salute gli under 30 «rappresentano il 9,1% dell’utenza a carico presso i servizi per l’alcoldipendenza». Quasi uno su dieci. La prima sbronza, poi, arriva sempre più presto: già tra gli 11 e i 12 anni, dicono i medici. E per l’Istat più di due ragazzi su cento (nella fascia 11-24 anni) si sono ubriacati almeno una volta.

 

Mentre oltre un under 20 su tre — scrive Espad, progetto europeo di ricerca sul consumo di alcol e droghe tra gli studenti — è stato protagonista del «binge drinking», le abbuffate etiliche in un breve intervallo di tempo, nell’ultimo mese prima della rilevazione. Soprattutto al Nord, calcola il Dipartimento politiche antidroga: a superare più spesso i limiti sono i maschi, anche se le femmine sono in aumento. 
 

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Vodka e whiskey, rum e gin mischiati con bevande energetiche, soda e succhi di frutta. «Shot», i bicchierini da liquore, riempiti fino all’estremità che si tirano giù in un sorso il fine settimana. Quindi le serate «speciali» con prezzi scontati. Il mercoledì, per esempio. O il giovedì. Cocktail a tre, quattro euro. Shot a uno. Per non parlare degli «appuntamenti» sui social network. Come la «Nek nomination». Va di «moda» su Facebook. Bevi il più possibile. Intanto qualcuno ti filma con il telefonino. Così puoi pubblicare il video sul tuo profilo. 
 

Un’emergenza sociale, insomma. Anche se i giovani italiani restano sotto la media europea. L’Est e la Scandinavia sono lontani. Però, spiega il ministero della Salute, da noi «si consolidano i nuovi comportamenti di consumo più vicini alle culture prevalenti nel Nord Europa». Che vuol dire sempre meno vino — «tipico della nostra tradizione» — e sempre più bevande ad altissima gradazione, sempre più fuori dai pasti e sempre più concentrati nel tempo. 
 

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3. L’ALLARME DEL PRIMARIO: QUI ORMAI ARRIVANO ANCHE RAGAZZINI DI 12 ANNI

Simona Ravizza e Giacomo Valtolina per “il Corriere della Sera

 

È quasi l’una al Policlinico, dall’ambulanza scende un giovane, non avrà neppure vent’anni. Le ginocchia non lo reggono, due infermieri gli tengono le braccia come i fili di un burattino. «Come ti chiami?» chiedono. «Br..o» biascica lui, gli occhi all’indietro e l’aria perduta. «Bruno, hai bevuto stasera eh?». Poi il silenzio e una lunga attesa, da solo, adagiato molle sulla sedia a rotelle, alternando sonno profondo a rantoli inquietanti.

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Il 118 è sul chi va là. A San Siro c’è Milan-Juve, che chiama overdose di birre e sambuche, alla Fabbrica del Vapore un party di musica elettronica, e poi le feste. Alcatraz, Tunnel, Lime light, in discoteca va in scena il rito del sabato sera, affogato in vodka pura da bere tutta d’un sorso. 
A fine serata Barbara Guglielmi, medico del Pronto Soccorso del San Raffaele, è stravolta: «Arrivano con le ambulanze chiamate da amici o passanti. Trovati a terra, non riescono a stare in piedi e quando gli parli reagiscono in maniera aggressiva e si addormentano continuamente».

 

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Sono sempre di più e sempre più giovani. Disorientati, in preda ad allucinazioni, privi di sensi. «Gli ospedali più battuti sono quelli con la Pediatria», spiega il capoturno del 118. In via della Commenda, centro città, alla clinica De Marchi, gli adolescenti in trance alcolica incrociano bambini con la febbre alta. Qui, nei primi mesi del 2014 i ricoveri sono in crescita del 66 per cento rispetto a due anni fa: 50 casi in sette mesi, quasi quanto l’intero 2012. Il primario Emilio Fossati è preoccupato: «L’età si è abbassata. Oltre ai giovani tra i 14 e i 18 anni, si iniziano a vedere anche i 12 e 13enni». 
 

La maggioranza sono femmine, che reggono le bastonate di una sbronza meno dei coetanei. «Sono disinibite, spesso appartenenti alla Milano bene», riprende Guglielmi del San Raffaele. Una forte ubriacatura può mandare in tilt il cervello, con l’interruzione dei rapporti tra i due emisferi e il rischio di arresto cardiocircolatorio e crisi respiratorie.

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Anna, 17 anni, studia al liceo scientifico Donatelli. S’infila due dita in gola sopra un’aiuola davanti all’Alcatraz. «Sto bene», assicura mentre barcolla e non sa il rischio che corre: indursi il vomito da soli — come ripetono i medici — è pericoloso perché si rischia il soffocamento. 
 

Chiara Liverani, 47 anni, medico rianimatore dell’ospedale di Sesto San Giovanni, dopo una notte di volontariato davanti agli spazi East end di via Mecenate, periferia Est della città, è scioccata: «Mi sono imbattuta in adolescenti ammassati a terra che si vomitavano addosso fra di loro — racconta —. E non erano casi isolati. Li ho trovati in ogni angolo.

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Piuttosto che un’altra notte del genere preferisco una settimana non stop in ospedale. Certo, anche qui arrivano adolescenti messi male che rischiano il coma etilico. Un esempio? Una 14enne che si è ubriacata alle sei del pomeriggio durante una festa in casa dove si è scolata un’intera bottiglia di vodka». 
 

È allarme baby alcolisti. Così, negli ultimi mesi, i 13enni delle scuole di Milano sono stati chiamati a compilare un questionario: in un’indagine promossa dall’Osservatorio permanente giovani e alcol sono stati presi per la prima volta in considerazione 300 alunni di terza media.

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«Dai risultati (che saranno presentati nei dettagli il 23 ottobre al Circolo filologico di Milano) emerge che solo l’11,9 per cento dei giovanissimi ha genitori che sono stati in grado di affrontare l’argomento», spiega il segretario generale dell’Osservatorio, Michele Contel. In particolare, emerge quanto gli adolescenti si facciano influenzare, vittime delle logiche di gruppo. «Dallo studio risulta che se gli amici si ubriacano, otto su dieci si lasciano condizionare», precisa Maurizio Tucci, presidente del Laboratorio Adolescenza. Se tu bevi, bevo anch’io . 
 

 

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