pino nicotri emanuela orlandi

“EMANUELA ORLANDI È STATA MOLESTATA NEI GIARDINI VATICANI DA UN LAICO” – IL GIORNALISTA PINO NICOTRI: “SI TRATTA DI PIETRO MAGNESIO, ALL’EPOCA RESPONSABILE DEGLI IMPIANTI ELETTRICI DEL VATICANO, DOVE ABITAVA. L'UOMO, ALCOLISTA, ERA IL PADRE DI PIERLUIGI, COETANEO E COMPAGNO DI LICEO DI EMANUELA" - "LE SUE MOLESTIE NON ERANO RIMASTE UN SEGRETO. IL 23 GIUGNO, IL GIORNO DOPO LA SCOMPARSA DI EMANUELA, VENNE..."

Pino Nicotri per www.blitzquotidiano.it

 

pino nicotri emanuela orlandi il rapimento che non c'e'

Emanuela Orlandi: una nuova pista nel mistero che dura da 40 anni. Come ho anticipato in un articolo precedente, quando il 7 luglio sono stato interrogato dal Procuratore di Giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi, ho suggerito una ben precisa pista.

 

Vediamo quale e perché. Nel suo libro Atto di dolore, edito nel 2016, Tommaso Nelli cita, senza farne il nome, quanto raccontatogli da una ex compagna di scuola di Emanuela. Vale a dire, che un “alto prelato” aveva molestato Emanuela: “Lei mi ha confidato che l’alto prelato ci ha provato mentre erano nei giardini vaticani”.

 

L’episodio è stato citato anche nelle miniserie Vatican Girl, trasmessa da Netflix lo scorso ottobre, mantenendo l’anonimato della ex compagna di scuola e senza neppure citare Nelli. Di recente l’asserito alto prelato viene definito “vicino al Papa”. 

 

Ho saputo da tempo che l’ex compagna di scuola si chiama Paola e che chi “ci ha provato” con Emanuela nei giardini vaticani non solo non è “un prelato vicino al Papa”, ma non è neppure un prelato non vicino al Papa né un semplice sacerdote. Si tratta invece di un laico, all’epoca dipendente del Vaticano e abitante in Vaticano: Pietro Magnesio.

EMANUELA ORLANDI

 

Pietro Magnesio, affetto da problemi di dipendenza dall’alcol, era l’allora responsabile degli impianti elettrici del Vaticano. Ed era il padre del Pierluigi coetaneo e compagno di liceo di Emanuela, della quale era molto amico, anzi l’amico più importante oltre che innamorato cotto.

 

Il ragazzo di comportava con lei appunto come un buon amico e un sicuro confidente. Riservato, intelligente, un po’ timido. Senza inflessioni dialettali (il “pariolino” di cui ha parlato Mario Meneguzzi dopo averne ricevuto una telefonata?), e anzi corretto se non forbito nel linguaggio.

 

EMANUELA ORLANDI 3

Se Emanuela era stata fatta oggetto di molestie lo ha sicuramente raccontato a Pierluigi. Al quale ha sicuramente raccontato anche di eventuali altre attenzioni eccessive da parte di “un adulto a lei molto vicino”, come il magistrato Domenico Sica ha definito almeno in conversazioni private con colleghi l’uomo della cui esistenza e responsabilità nella scomparsa di Emanuela era più che convinto. Sica è il magistrato che un mese dopo la scomparsa di Emanuela è diventato il responsabile delle indagini.

 

FUORI I NOMI - LA VERITA SUL CASO ORLANDI - VIGNETTA BY MACONDO

I Magnesio abitavano vicino alla farmacia vaticana, ma più verso i giardini, in fondo a via della Posta. Lei era quasi tutti i pomeriggi a casa di Pierluigi, anche per studiare perché erano in classi diverse ma solo per la sezione. Oppure si trovavano sotto la casa di lui nel cortile/piazzale e sul suo comodo muretto perimetrale. Il padre di Pierluigi aveva avuto quindi sicuramente modo di notare bene Emanuela.

 

Le molestie di Pietro Magnesio, che per il suo lavoro disponeva di un furgoncino, non erano rimaste un segreto non solo per la compagna di scuola Paola. Infatti verso le 13 del 23 giugno, cioè del giorno immediatamente successivo alla scomparsa di Emanuela, mentre era col suo furgoncino al varco di Porta S. Anna il papà di Pierluigi venne bloccato da don Aron, un sacerdote agostiniano, che creando uno scompiglio si mise a urlare arrabbiatissimo:

 

emanuela orlandi

“Scendi, scendi! Tu, non hai nulla da confessare? Eh, sicuro di non avere nulla da confessare?! Scendi, maledetto, scendi!”. Solo l’accorrere del personale della gendarmeria vaticana mise fine all’alterco, sciogliendo il capannello di curiosi fermatisi ad assistere alla scena permise a Magnesio di allontanarsi col suo furgone. Ai gendarmi che gli chiedevano cosa fosse successo don Aron prima di andar via e senza aggiungere altro ha risposto sconsolato: “Quella stupida si è fatta fregare!”.

 

Della scena venne a conoscenza anche il capo della gendarmeria, il prudentissimo Camillo Cibin, che non si sa per quale motivo, nonostante i solleciti di alcuni gendarmi, non fece nulla per chiarire i motivi del decisamente strano alterco. O se ha fatto qualcosa non lo ha fatto sapere a nessuno.

 

emanuela orlandi vatican girl

Tant’è che la magistratura vaticana non ne sapeva nulla finché non ne ho parlato io il 7 luglio nel corso della mia testimonianza, spiegando che si tratta di notizie che mi ha dato monsignor Francesco Saverio Salerno quando l’ho intervistato per tutt’altre faccende.

 

Certo sarebbe strano che Emanuela il 22 giugno avesse accettato di salire nell’auto o furgone di chi con lei “ci aveva provato”. Ma Pietro Magnesio potrebbe averla convinta dicendole parole più o meno come le seguenti: “So che ho sbagliato. Ti chiedo scusa e giuro che non succederà più. Sono pur sempre il papà del tuo Pierluigi. Dai, facciamo pace. Sali che ti porto a casa”.

 

MARIO MENEGUZZI - ZIO DI EMANUELA ORLANDI

Pietro Magnesio venne privato del suo incarico e dell’abitazione in Vaticano nel 1990, dopo la denuncia di due ragazzine di avere ricevuto proposte di tipo sessuale in cambio dell’autoradio del furgone. Suo figlio Pierluigi pare sia andato a vivere in Spagna.

 

Nei primi tempi dell’inchiesta gli inquirenti s’erano fatti l’idea che fosse stato lui a fare le prime tre telefonate a casa Orlandi – in una delle quali aveva detto di chiamarsi proprio Pierluigi – e che potesse conoscere il colpevole e che telefonasse per depistare: forse sotto minaccia o forse di propria iniziativa.

 

Il problema è che la prima telefonata di “Pierluigi” – alla quale ha risposto come per tutte le altre per un mese Mario Meneguzzi, zio acquisito di Emanuela – è quasi certamente sua e non è stata registrata. Nel raccontare la telefonata agli Orlandi e agli inquirenti zio Mario ha riportato tutto o ha dimenticato qualcosa?

emanuela orlandi mirella gregori

 

Il 27 ottobre 1987, durante la diretta di Telefono Giallo è arrivata la telefonata di un uomo che ha gridato concitato: “Buona sera, sono Pierluigi. Se parlo, mi ammazzano!”.  L’autore della telefonata ha interrotto la comunicazione prima di poter essere registrato e prima di andare in onda. Gli inquirenti non hanno escluso che potesse trattarsi di Pierluigi Magnesio, ma non hanno mai saputo spiegarsi il perché, se era davvero lui, di quella chiamata.

EMANUELA ORLANDI

 

Forse Pierluigi aveva paura di raccontare di suo padre, ancora in servizio in Vaticano? O di fare il nome dell’uomo che Sica parlando della scomparsa di Emanuela aveva definito un “adulto a lei molto vicino”?

IDENTIKIT DELL UOMO CHE FU VISTO PARLARE CON EMANUELA LA SERA DEL SUO RAPIMENTOEMANUELA ORLANDI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…