vladimir putin zelensky emmanuel macron friedrich merz donald trump

IL GRANDE BLUFF DI PUTIN: FINGE DI NEGOZIARE PER SPACCARE IL FRONTE OCCIDENTALE – DOPO AVERE SABOTATO OGNI IPOTESI DI ACCORDO SUL CESSATE IL FUOCO, LA RUSSIA PROPONE UN NUOVO INCONTRO BILATERALE CON GLI UCRAINI A ISTANBUL. E IL GOVERNO TURCO RITIENE “POSSIBILE” CHE AI COLLOQUI SIA PRESENTE ANCHE TRUMP – L’AMBASCIATORE STEFANINI: “L’UCRAINA NON PUÒ RIFIUTARE L’INVITO, NON PUÒ PERMETTERSI DI APPARIRE LA PARTE CHE FA DIFFICOLTÀ A TRATTATIVE QUALI CHE SIANO. IL VERO GIOCO RUSSO PUNTA A DIVIDERE: KIEV DA WASHINGTON, GLI USA DALL'EUROPA, GLI EUROPEI FRA DI LORO…

ANKARA, POSSIBILE INCONTRO PUTIN-ZELENSKY-TRUMP IN TURCHIA

RECEP TAYYIP ERDOGAN E VLADIMIR PUTIN AD ASTANA

(ANSA) - ISTANBUL, 30 MAG - Il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, ha dichiarato che è possibile un incontro in Turchia tra i presidenti di Russia e Ucraina, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, assieme al presidente americano Donald Trump, ospitati dal capo di Stato Turco Recep Tayyip Erdogan.

 

"Riteniamo che i colloqui di Istanbul potrebbero essere coronati da un incontro ospitato da Erdogan con Trump, Putin e Zelensky", ha detto Fidan, come riferisce Anadolu, che si trova in visita a Kiev dove ha avuto un incontro con l'omologo ucraino, Andrii Sybiha. "O tollereremo il proseguimento di questa guerra (tra Mosca e Kiev) o raggiungeremo una pace duratura entro quest'anno", ha aggiunto il capo della Diplomazia di Ankara.

 

IL NEGOZIATO È UNA FINZIONE MA KIEV DEVE PARTECIPARE

Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “la Stampa”

 

vladimir putin - parata militare a mosca per il giorno della vittoria

La Russia propone un nuovo incontro bilaterale con gli ucraini a Istanbul. Kiev finirà per accettarlo. Se lo rifiuta, sbaglia. Non ci crede - nulla da parte di Mosca fa pensare a un'offerta di cessate il fuoco che è la priorità di Kiev, si negozia meglio senza spari (o piuttosto missili e droni) sopra la testa.

 

Ma l'Ucraina non può permettersi di apparire la parte che fa difficoltà a trattative quali che siano. Il vero gioco russo punta a dividere: Kiev da Washington, gli Usa dall'Europa, gli europei fra di loro. Insomma, a incuneare la guerra russo-ucraina nelle faglie dell'Occidente e spaccare la Nato.

 

Di fronte a questi rischi l'Ucraina non può disertare la tornata negoziale pur se di iniziativa russa. E magari ci sarà un altro scambio di prigionieri. Ma non aspettiamoci una svolta, tanto meno la pace. La guerra russo-ucraina segue ormai un copione fisso.

 

FUNERALE DI PAPA FRANCESCO - INCONTRO TRA TRUMP E ZELENSKY NELLA BASILICA DI SAN PIETRO

[…]  L'Ucraina vuole che la guerra finisca. Sperava nell'iniziativa di Trump. Ha concordato con i negoziatori americani la proposta di cessare il fuoco a bocce ferme. Il che equivale a lasciare in mano russa un quinto del suo territorio.

 

Di fatto, senza riconoscimento, ma a tempo indeterminato – Zelensky non può certo dirlo ma lo sa benissimo. In cambio, per il momento, ha ricevuto solo più bombe russe. Pur di continuare a sperare ha accettato di negoziare prima del cessate il fuoco. Ha ottenuto briciole dell'uno, nulla dell'altro.

 

Alla proposta di tregua ucraino-americana la Russia ha risposto: sì ma prima continuo la guerra. Prima di far tacere le armi, dice, bisogna risolvere le cause alla radice della "crisi" – eufemismo per una guerra che si stima abbia causato almeno duecentomila vittime.

 

Sergei Lavrov l'ha appena ripetuto, quasi echeggiando le pagine di Furore in cui Steinbeck spiega che il marxismo è un effetto e la causa (alla radice) va cercata nella Grande Depressione che si abbatte sugli agricoltori del Midwest americano.

 

COLLOQUI BY PUTIN - VIGNETTA BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA

Letture di gioventù, forse. Sta di fatto che, finora, le "cause alla radice" sono state l'alibi per: dire di sì, in teoria, alla pace; no, in pratica, alla tregua; intensificare la guerra. [...]

 

Con imperterrita monotonia il presidente russo, con qualche indispensabile acrobazia fra Ufficio Ovale e navata di San Pietro quello ucraino, per tenersi nelle grazie del terzo grande protagonista: Donald Trump.

 

Al quale va sicuramente l'Oscar perché recita a soggetto. A differenza degli altri due, cambia spesso ruolo passando da estimatore e partner in pectore di Putin, in una visione di grandi intese strategiche russo-americane, all'impazienza e minaccia di sanzioni devastanti su Mosca. Queste ultime vengono poi rinviate, anzi sono proprio gli americani che nel G7 tirano il freno a nuove misure contro la Russia.

 

keir starmer emmanuel macron e Friedrich Merz a kiev

C'è una costante anche nella parte di Donald Trump: quella del cane che abbaia (alla Russia) ma non morde (Putin). Il presidente americano, solitamente parco di benevolenza verso leader stranieri che non si mettano rapidamente in riga con lui, pur «molto deluso» dal comportamento di Putin adesso gli dà «un paio di settimane» per dimostrare che vuole seguirlo sulla via della pace.

 

Vedremo cosa farà alla scadenza che quasi coincide con il vertice G7 di Kananaskis (15-17), a ridosso di quello Nato dell'Aja (24-25). Due appuntamenti che sono lo stress test dell'Occidente.

 

E gli europei? Finora siamo rimasti nel retroscena. La strategia russa ci chiama adesso in causa. La tenuta dell'Occidente dipende anche da noi; idem, per il sostegno all'Ucraina, a maggior ragione in uno scenario di disimpegno trumpiano.

 

LA TELEFONATA TRUMP-PUTIN VISTA DA GIANNELLI

Come scriveva ieri su queste colonne Nathalie Tocci, Friedrich Merz sta emergendo come il leader tedesco che può fare da catalizzatore e forza trainante dell'Europa grazie al peso della Germania – la Russia lo sa benissimo ed è questo il motivo delle scomposte reazioni del solito Dmitry Medvedev – e al misto di coerenza e coraggio che sta dimostrando nell'offrire a Kiev un appoggio militare senza se e sanza ma. […]

 

Su questa tela di fondo si è inserita ieri la nuova proposta russa di un nuovo incontro bilaterale sul Bosforo. La proposta è accompagnata da tutti i soliti vincoli della posizione russa. Non solo le citate "cause alla radice"; non solo non c'è alcun accenno di tregua; non solo c'è il non ingresso nella Nato, ormai metabolizzato da Kiev – elevato a impegno scritto delle maggiori potenze occidentali a non allargare l'Alleanza a Est, il che equivale a riconoscere l'intera ex-Urss come zona d'influenza di Mosca.

 

DONALD TUSK - VOLODYMYR ZELENSKY - EMMANUEL MACRON - KEIR STARMER - FRIEDRICH MERZ - INCONTRO A TIRANA

Come altre richieste, quali la rimozione delle sanzioni, non dipende da Kiev. La principale ipoteca sul nuovo incontro di Istanbul sta nel voler mettere sul tavolo a sorpresa il memorandum preliminare al negoziato promesso da Mosca, quindi a farne un prendere o lasciare affidato al solito negoziatore russo di mezza taglia, Vladimir Medinskiy.

DONALD TUSK - EMMANUEL MACRON - KEIR STARMER - FRIEDRICH MERZ - INCONTRO A TIRANA

 

Lavrov non si scomoda e questo dà già l'idea dei limiti dell'incontro proposto. Ma Lavrov ne ha parlato con Marco Rubio come seguito all'invito a negoziare fatto da Trump. Come fa l'Ucraina a tirarsi indietro? Deve stare al gioco di questo finto negoziato altrimenti fa il gioco di Mosca. Ma non facciamoci illusioni sul risultato.

SELFIE DI EMMANUEL MACRON CON FRIEDRICH MERZ donald tustk keir starmer emmanuel macron e Friedrich Merz e volodymyr zelensky a kiev

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...