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LA BATTAGLIA DI MOSUL - I MILIZIANI DELL’ISIS HANNO RASTRELLATO GIOVANI MASCHI NEI QUARTIERI DELLA CITTÀ E LI TENGONO IN OSTAGGIO NELLE MOSCHEE DEL CENTRO - LE TRUPPE DI BAGHDAD AVANZANO E SONO A RIDOSSO DELLA CITTÀ - BERNARDO VALLI: “QUANDO SARÀ COMPLETATA LA LIBERAZIONE DI MOSUL RESTERANNO LE RIVALITÀ TRA I LIBERATORI”

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1 - MOSUL: FONTI, ISIS HA RASTRELLATO MOLTI GIOVANI MASCHI

(ANSA) - Ieri, "i miliziani dell'Isis hanno rastrellato numerosi giovani maschi nei quartieri della città e ora sono tenuti in ostaggio nelle moschee del centro": lo affermano gli attivisti anti-Isis di Mosul. Nel quartiere di Kharama, zona orientale a ridosso del cuore della capitale del Califfato, "gli abitanti si sono barricati nelle case. I miliziani dell'Isis sembrano scomparsi. I civili sono terrorizzati, aspettano l'arrivo dei liberatori. Ieri molti sono finiti in mezzo al fuoco incrociato. Un'intera famiglia è stata uccisa".

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2 - MOSUL: TRUPPE BAGHDAD DA OVEST, 'CORRIDOIO MORTE ISIS'

(ANSA) - La Nona Brigata dell'Esercito iracheno "avanza inesorabile anche da ovest e ora è a ridosso della zona occidentale di Mosul". Lo ha annunciato il Generale di Brigata Yahya Rasul, dal Joint Operation Command di Makhmur (a sud di Mosul) da dove coordina l'offensiva militare irachena. "Lasceremo ai seguaci di Baghdadi un corridoio aperto a ovest - aggiunge l'alto ufficiale - Sarà un corridoio della morte per loro. Li spazzeremo via con i raid aerei. La zona diventerà il cimitero dei jihadisti".

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3 - ESERCITI, TRIBÙ E MILIZIE GARA FRA GLI ALLEATI PER CONQUISTARE LA CITTÀ ASSEDIATA

Bernardo Valli per “la Repubblica”

 

All’assedio di Mosul partecipano milizie, tribù, unità militari dipendenti da autorità o governi con un nemico comune, lo Stato islamico, ma non alleati tra loro. Anzi spesso concorrenti o avversari. In certi settori del fronte sembra sia in corso una gara tra gli assedianti. La liberazione di Mosul potrebbe aprire forti tensioni o addirittura nuovi conflitti tra le forze presenti. Tuttavia non tutti i gruppi armati che circondano la città partecipano direttamente all’assedio. La loro presenza è più politica che militare.

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Il numero dei combattenti dello Stato islamico era valutato all’inizio dell’offensiva tra cinque e ottomila. Cifra vaga, variabile sia perché le perdite sono state pesanti negli ultimi giorni, sia perché la mobilitazione degli abitanti, spontanea o forzata, può avere irrobustito gli effettivi. Inoltre attraverso una striscia di territorio che serve da corridoio tra la Siria e Mosul ci sono stati consistenti movimenti di jihadisti.

 

La coalizione internazionale, guidata dagli Stati Uniti, garantisce gran parte dell’appoggio aereo e logistico, oltre che un intenso aiuto militare con consiglieri e tecnici. La Francia fornisce ad esempio artiglieria e l’Italia elicotteri destinati all’assistenza sul campo non ai combattimenti. L’Iran partecipa alla battaglia sostenendo forze paramilitari sciite, spesso inquadrate da ufficiali provenienti da Teheran.

 

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L’esercito iracheno, riorganizzato con un robusto intervento di istruttori americani dopo la rotta del 2014 davanti allo Stato islamico, ha un ruolo di primo piano nell’offensiva. E per evitare un finale rissoso tra unità rivali, il governo di Bagdad ha annunciato che soltanto il suo esercito presidierà la città quando sarà liberata. Le forze armate nazionali dovrebbero garantire la sovranità territoriale, ma la loro coabitazione con i peshmerga legati al Partito democratico del Kurdistan (PDK) non sarà facile. La provincia di Mosul è a cavallo del confine con la zona autonoma dei curdi. E quest’ultimi potrebbero non gradire una lunga presenza dei soldati dello Stato centrale.

 

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La polizia federale irachena è presente sul campo sotto varie forme: ne fanno parte le forze speciali e quelle paramilitari, oltre le polizie locali, spesso con impronte tribali. Di fatto le milizie sciite controllano queste unità con la complicità del ministero degli interni di Bagdad. Durante la battaglia di Falluja, nella primavera scorsa, si sarebbero distinte nel depredare la popolazione sunnita. Un precedente inquietante poiche Mosul è abitata da sunniti.

 

Le forze speciali del CTS (controterrorismo) hanno avuto un ruolo determinante in questa prima fase dell’assedio, fino alla conquista del quartiere avvenuta ieri. Per lo più composte da nazionalisti estranei alle rivalità confessionali, i combattenti delle forze speciali hanno rapporti spesso difficili con le milizie in stragrande maggioranza sciite.

 

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L’Hashed el-Shaabi, mobilitazione del popolo, è stata organizzata di gran fretta con i volontari accorsi quando, nel 2014, l’ esercito iracheno travolto dall’offensiva dello Stato islamico stentava a ridiventare operativo. L’Hashed el-Shaabi è formata da tanti gruppi, anzitutto sciiti, formalmente dipendenti dal primo ministro iracheno. Ma i più importanti, come il Kataeb Hezbollah, unità del partito di Dio, sarebbero sotto l’influenza dell’Iran. Il quale fornisce istruttori, armi e denaro. I suoi alleati preferiti sono i peshmerga, le forze di sicurezza della regione autonoma del Kurdistan iracheno.

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I peshmerga dovrebbero ubbidire al governo e alle autorità militari di Bagdad, ma è da tempo che agiscono senza tener conto del potere centrale. Promuovono da soli operazioni e costituiscono in generale una fanteria solida rispetto a quella nazionale, anche se l’esercito regolare è nel frattempo migliorato.

 

Le ampie porzioni di territorio abbandonate due anni fa dagli iracheni, incalzati dallo Stato islamico, furono recuperate dalle forze di sicurezza curde. Le quali le controllano ancora benché non facciano parte della loro regione. Questo è uno dei problemi irrisolti tra Bagdad ed Ebril, la capitale curda. Non è il solo. I curdi iracheni hanno autorizzato le truppe turche a stazionare sul loro territorio, nonostante il rifiuto del governo nazionale di Bagdad, la cui sovranità formale si estende al Kurdistan.

 

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Il presidente turco ha imposto dunque i suoi soldati all’assedio di Mosul. Erdogan pensa di avere il diritto e il dovere di partecipare a una battaglia che non si concluderà con la liberazione della città. E la Turchia non può mancare un appuntamento cui sono presenti le forze che contano nella regione.

 

L’orgoglio neo-ottomano sarebbe ferito. Nella coalizione guidata dagli americani ci sono anche alcuni tra i principali paesi arabi. L’assenza della Turchia sarebbe inammissibile per Erdogan. Il quale approfitta dei buoni rapporti con i curdi iracheni (che gli vendono il petrolio senza il permesso di Bagdad) per tener d’occhio i curdi turchi con i quali è in aperta tenzone, e i curdi siriani loro alleati. Nonostante l’ancora caldo successo di ieri, la liberazione di Mosul può protrarsi a lungo. Ma quando sarà completata resteranno le rivalità tra i liberatori.

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