turisti turismo cina cinese cinesi roma coronavirus

PECHINO CHIAMA E I CINESI IN ITALIA OBBEDISCONO - I NEGOZI CINESI NEL NOSTRO PAESE HANNO CHIUSO PER PRIMI ANCHE PERCHÉ “L’UFFICIO D’OLTREMARE”, CHE ESISTE DAL 1978, HA DATO L’ORDINE DI ABBASSARE IL PROFILO E EVITARE DI APPARIRE COME UNTORI - LA PREOCCUPAZIONE MAGGIORE ERA CHE TRA LE COMUNITÀ ALL’ESTERO E I PAESI CHE LE OSPITANO SI CREASSERO CONFLITTI, COSA CHE AVREBBE DANNEGGIATO L’IMMAGINE DI PECHINO…

Danilo Taino per www.corriere.it

 

poliziotti cinesi prato

I cinesi sono un passo avanti: hanno «armi magiche». Non si limitano a mandare aiuti all’Italia. Ben prima che il governo di Roma e le autorità regionali imponessero le misure contro il coronavirus, una parte consistente delle loro attività nel nostro Paese si è bloccata. Gran parte dei ristoranti ha chiuso. I centri di manicure hanno fatto lo stesso.

 

A Prato, una delle più grandi comunità, i 2.500 cinesi che avevano visitato la patria d’origine per il Capodanno si sono autoimposti la quarantena e hanno organizzato turni di uscita per fare la spesa: obiettivo raggiunto, non contagiare la città. Negozi hanno abbassato la saracinesca da Milano ad Alghero, da Sanremo all’intera Campania. Quasi una solidarietà spontanea verso l’Italia e verso la Cina in affanno.

 

intervento dell ambasciatore cinese in italia li ruiyu (1)

Spontanea ma anche indotta, a dire il vero. Da quello che ha ricostruito il Corriere, l’indicazione alle comunità cinesi in Italia (e nel resto del mondo) di abbassare il profilo e di evitare assolutamente di apparire come portatori di virus è venuta da Pechino. Una volta scoppiata l’epidemia a Wuhan, i vertici del Partito Comunista e del governo si sono posti, tra gli altri problemi, quello delle cosiddette comunità cinesi d’oltremare: si tratta di sessanta milioni di persone di origine cinese che vivono in ogni continente.

 

Il rischio individuato dagli uomini del presidente Xi Jinping non era solo la possibilità che contro i connazionali ci fossero, con l’alibi del virus, episodi di razzismo. La preoccupazione maggiore era che tra le comunità cinesi all’estero e le comunità locali si creassero conflitti, scoppiassero tensioni.

Capannoni cinesi Italia

 

Ciò avrebbe influito negativamente sull’immagine e sulla reputazione della Cina in tutto il mondo: scontri del genere avrebbero acceso una luce ancora più forte sulle responsabilità di Pechino nel mancato controllo delle prime fasi dell’epidemia. Andava evitato: le overseas communities andavano guidate e gli strumenti per farlo c’erano.

 

Sin dalla presa del potere delle truppe di Mao Zedong, nel 1949, a Pechino esiste un’organizzazione responsabile di tenere i rapporti con le comunità cinesi all’estero. Nel tempo, ha preso diverse forme: nel 1978, ha assunto il nome di Ufficio per gli Affari dei Cinesi d’Oltremare e nel 2018, in piena era Xi Jinping, si è fusa con il Dipartimento di Lavoro per il Fronte Unito, alle dipendenze del Comitato Centrale del Pcc.

 

cinesi prato

Il Fronte Unito fu un veicolo voluto da Mao sin dai tempi della lotta per la conquista del potere: egli stesso lo definì una delle tre «armi magiche» per estendere l’influenza del partito. Si tratta di un’organizzazione che raccoglie attorno al Pcc altre forze sociali e politiche favorevoli alla politica ufficiale, in Cina e tra le comunità cinesi all’estero. Salito al potere nel 2012, il presidente Xi ne ha rafforzato il ruolo e gli ha dato più risorse, sia economiche che di personale: allo scoppio dell’epidemia si è mosso.

cinesi prato

 

La diaspora cinese, detta anche Bamboo Network, non è affatto omogenea, sia essa nel resto dell’Asia, negli Stati Uniti, in Europa. Pechino la ritiene però fondamentale per fare avanzare i suoi interessi: per difenderne l’immagine di Paese stabile del quale fidarsi, per aprire porte attraverso le relazioni, per aiutare a convincere i governi a partecipare alla Belt and Road Initiative, la Nuova Via della Seta.

cinesi prato

 

Soprattutto, i circa 15 milioni di cinesi che hanno lasciato la madrepatria dal momento dell’apertura della Cina al mondo e delle riforme economiche di Deng Xiaoping, alla fine degli Anni Settanta, sono politicamente più vicini ai vertici del Partito Comunista. Ma, in generale, l’obiettivo di Pechino è quello di avere un’egemonia sulle comunità estere. Nell’agosto 2018, Xi ha rivolto un appello diretto ai cinesi d’oltremare: «Ricordate la chiamata del partito e del popolo, diffondete la voce cinese, sostenete lo sviluppo del Paese, salvaguardate gli interessi nazionali».

aziende cinesi prato

 

Scoppiata la crisi del coronavirus, andavano mobilitate per evitare danni di reputazione. In febbraio, Cui Aimin, il capo del dipartimento degli affari consolari presso il ministero degli Esteri di Pechino, ha invitato pubblicamente i membri della diaspora a contattare le ambasciate e i consolati cinesi nei Paesi in cui vivono.

 

Presidi diplomatici che già da gennaio hanno fatto pressioni sulle comunità per tenere un profilo il più basso possibile nella fase del virus: sparire per evitare conflitti e non intaccare l’immagine di forza stabile e benefica coltivata negli anni dalla Cina nel mondo. Ora che il picco sembra passato anche a Wuhan, Pechino passa dalla modalità difensiva a quella propositiva: manda aiuti (non solo in Italia) e cerca di riscrivere la narrativa della crisi per dire che è il modello cinese quello che vince contro il virus. «Armi magiche» in funzione.

LE STANZE SEGRETE DEI CINESI A PRATO LE STANZE SEGRETE DEI CINESI A PRATO

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...