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UNIVERSIDASPO - DUE MESI DI SOSPENSIONE DALLE ATTIVITA’ UNIVERSITARIE PER QUATTRO STUDENTI DI BOLOGNA CHE INTERRUPPERO LO SCORSO 22 FEBBRAIO LA LEZIONE DI PANEBIANCO, PROTESTANDO CONTRO UN EDITORIALE SULLA LIBIA. IL RETTORE: “LINEA DURA? SOLO UN PASSAGGIO AMARO”

Ilaria Venturi per “la Repubblica

 

angelo panebianco contestato all universita di bologna  7angelo panebianco contestato all universita di bologna 7

Salteranno la sessione di esami estiva, non potranno mettere piede nelle aule e nei laboratori. Sospesi dall’attività universitaria per due mesi a partire da ieri. È la sanzione disciplinare che l’ateneo di Bologna ha deciso per quattro studenti del collettivo universitario che lo scorso 22 febbraio ha interrotto la lezione del politologo Angelo Panebianco a Scienze politiche.

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Un blitz in cui gli studenti irruppero con grida, striscioni e amplificando rumori di un conflitto a fuoco per contestare un editoriale del professore sulla guerra in Libia pubblicato sul Corriere della sera. Un’azione condannata in coro da tutta l’accademia, che raccolse la solidarietà bipartisan fuori dai confini bolognesi.

 

«Un’infamia, ricorda brutte cose del passato», stigmatizzò l’ex premier Romano Prodi, che ha insegnato nella stessa facoltà di Panebianco. Poi altre irruzioni, ad opera di sigle diverse dell’antagonismo universitario, in un clima sempre più acceso che portò il politologo a fare lezione con la tutela degli agenti della Digos.

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Ora, dopo la decisione presa a larga maggioranza dal Senato accademico, il dibattito si riaccende. «Linea dura? Solo un passaggio amaro», il commento del rettore Francesco Ubertini. Mentre gli studenti sospesi protestano («Grave precedente politico ») e il collettivo minaccia: «Pronti a mobilitarci».

 

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La sanzione disciplinare è inedita all’Alma Mater rispetto alle motivazioni: interruzione di una lezione. «Lo considero un atto grave — spiega Ubertini — il sapere critico da noi è fisiologico, il dissenso e la contestazione fanno parte dello spirito universitario, guai se non fosse così. Ma ci sono regole minime che garantiscono l’assetto democratico che vanno rispettate, se così non fosse faremmo un torto ai docenti e agli studenti che vogliono andare a lezione».

 

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Ai senatori il rettore ha chiesto di esprimersi sul fatto, «lasciando fuori valutazioni ideologiche e politiche». Così si è arrivati al voto, con cinque contrari su 34 e l’astensione della direttrice del dipartimento di Storia Francesca Sofia.

 

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Nella discussione si sono consumate posizioni differenti rispetto alla necessità o meno di tenere aperto un dialogo anche con le frange più estreme del corpo studentesco. «Un voto difficile e sofferto, perché erano comprensibili anche le ragioni di chi ha votato a favore con intenti non punitivo», spiega l’italianista Giuliana Benvenuti che ha votato contro insieme ai due rappresentanti del personale amministrativo del sindacato di base Cub, un ricercatore e uno studente di sinistra.

 

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«La mia valutazione è stata diversa — continua la docente — Non per giustificare il gesto o la violenza con cui hanno interrotto un collega, ma per dare un segnale di distensione, nella speranza che si instauri un dialogo con questi studenti, nel rispetto delle regole». Dall’altra parte anche chi voleva sanzioni più pesanti. Quando si è trattato di decidere la “pena”, nove senatori si sono astenuti, tra cui quattro docenti che desideravano una sospensione di tre mesi.

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