
ISRAELE, UN PAESE BUNKER – OGNI ABITAZIONE DELLO STATO EBRAICO HA IL SUO MAMAD, IL RIFUGIO IN CUI NASCONDERSI QUANDO LE SIRENE SEGNALANO UN RAZZO IN ARRIVO DA GAZA, LIBANO, YEMEN, E ORA IRAN - AD ASHKELON, ASHDOD E NELLE CITTÀ VICINE ALLA STRISCIA, CI SONO SOLO 22 SECONDI DAL SUONO DELLA SIRENA PER RAGGIUNGERLO. A TEL AVIV IL TEMPO DI REAZIONE È DI CIRCA UN MINUTO E MEZZO – IL MEGA BUNKER BLINDATO CHE DOVREBBE OSPITARE IL GOVERNO IN CASO DI GUERRA TOTALE CON L’IRAN SI CHIAMA NATIONAL MANAGEMENT CENTER: COSTRUITO SULLE COLLINE DI GERUSALEMME, È IMPERMEABILE A QUALSIASI ATTACCO CON QUALSIASI ARMA CONOSCIUTA, ANCHE NUCLEARE…
Estratto dell’articolo di Nello Del Gatto per www.lastampa.it
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Dalle colline di Gerusalemme ai sotterranei delle abitazioni private, Israele ha costruito nel tempo una rete di rifugi destinata a garantire la sopravvivenza del governo, delle forze armate e della popolazione in caso di conflitto prolungato.
Con la crescente tensione con l’Iran e lo spettro di un’escalation regionale, strutture come il National Management Center – un bunker blindato costato centinaia di milioni di euro – tornano al centro dell’attenzione. Ma la guerra, in Israele, non si combatte solo nei centri di comando: anche i civili […] si preparano ogni giorno all’eventualità di un attacco. […]
BENJAMIN NETANYAHU - ATTACCO ALL IRAN
Si chiama National management center e potrebbe essere il luogo dal quale Israele condurrà la guerra all’Iran se questa si dovesse protrarre per tempo. I servizi interni israeliani, lo Shin Bet […] riaprirono ad agosto dell’anno scorso il bunker sotto una collina a Gerusalemme che potrebbe ospitare i vertici del governo se il conflitto con Teheran dovesse prolungarsi.
Del bunker, per ovvie ragioni di sicurezza, si sa poco. […] sarebbe stato ideato almeno venti anni fa per le esigenze belliche e di difesa israeliane, visto che il gotha del paese (presidente, premier, governo, ministeri e parlamento) è tutto a Gerusalemme, mentre Tel Aviv ospita solo il quartier generale dell’esercito con il ministero relativo.
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Sotto il quale, la Kirya, insiste un altro bunker. Nel paese infatti, sono diverse le strutture, pubbliche o private, che a diversi livelli e in diverse forme, servono da rifugio per civili, politici e militari in caso di attacco. Che da queste parti non mancano mai. Senza contare i rifugi costruiti sotto gli ospedali per ospitare pazienti, medici e infermieri durante i conflitti.
Il National Management Center è stato costruito sulle colline di Gerusalemme al costo di centinaia di milioni di euro dopo la fine della seconda guerra del Libano nel 2006. La sua posizione precisa e la sua profondità sono sconosciuti.
Può contenere centinaia di persone ed è destinato al governo e ad altri enti civili essenziali. Fu riaperto in occasione del Covid, per permettere al premier Netanyahu di guidare la guerra contro la pandemia. Ma in molti fecero notare che la struttura militare, seppur costruita con criteri antisismici, impermeabile a qualsiasi attacco con qualsiasi arma conosciuta, anche nucleare, difficilmente sarebbe stata indenne dal contagio del virus.
mamad safe room nelle case israeliane 1
[…] All’interno del National management center, c’è tutto quello che serve, in termini tecnologici e logistici, per portare avanti una guerra. È collegato, in maniera virtuale, con le altre strutture sotterranee del paese, soprattutto con la Fortezza di Sion, il bunker multipiano costruito nel 2018 sotto la Kirya. Questi fu realizzato raddoppiando uno precedente, la Fossa, realizzato nel 1966.
La fortezza fu realizzata nel momento in cui la minaccia che l’Iran potesse dotarsi di un’arma nucleare, era maggiore. Anche l’aumento degli arsenali missilistici di Hezbollah e di Hamas, con l’aiuto di Teheran, spinsero Israele a migliorare la struttura. Che funse da centro di comando per la guerra con Hamas nel maggio del 2021, dove lavoravano, 24 ore su 24, circa 400 militari, più i graduati, gli uomini dell’intelligence sia Mossad che Shin Bet, polizia e funzionari governativi della difesa e degli esteri.
[…] Nella struttura a più livelli, c’è di tutto, anche una palestra, una sinagoga, una cucina, sale da pranzo e una camera da letto per gli ospiti con una fila di orologi che segnano gli orari di città di tutto il mondo, tra i quali Teheran.
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C'è anche una sala con cibo e bevande analcoliche, l'unico posto dove i soldati possono usare i loro cellulari. Un piano è occupato dall'alto comando dell'esercito, inclusa una camera da letto privata per il capo di stato maggiore con arredi semplici.
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La struttura, ovviamente, non ha finestre, ma molte pareti sono decorate con immagini di Israele e una frase del padre della patria, David Ben Gurion che recita: “Nelle mani di questo esercito, è affidata la sicurezza del popolo e della patria”.
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«Ricordiamo a tutti coloro che ne avessero bisogno che il miklat del nostro palazzo, al civico 3, è a disposizione di chiunque».
Questo messaggio è stato inviato da Ronen, proprietario di un appartamento a Gerusalemme, agli abitanti della sua strada. Nei giorni precedenti, Ronen aveva chiesto al suo inquilino di liberare lo spazio sotto il palazzo – il miklat, ovvero il bunker – da biciclette e bottiglie di vino importato, per renderlo disponibile in caso di emergenza.
Messaggi come quello di Ronen si stanno diffondendo rapidamente attraverso le chat di quartiere, tra amici e conoscenti. Molti cittadini stanno localizzando i rifugi più vicini alle proprie abitazioni e preparando borse con provviste e beni essenziali. In diversi casi, anche le stanze bunker all’interno degli appartamenti sono state messe a disposizione di amici e vicini.
Le abitazioni di nuova costruzione in Israele includono generalmente una "safe room", chiamata mamad: si tratta di una stanza con mura e porta blindate, chiusure rinforzate, finestre piombate, sistemi di filtraggio dell’aria e split per aria condizionata e riscaldamento.
Spesso destinata a magazzino o stanza per gli ospiti in tempo di pace, diventa rifugio in caso di attacco. In molte abitazioni in affitto a Gerusalemme, questa stanza è stata usata ripetutamente: dal 7 ottobre, durante gli attacchi provenienti dall’Iran nell’aprile e nell’ottobre precedenti, e in occasione dei lanci di missili dallo Yemen.
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All’interno di queste stanze spesso si trovano maschere antigas, scorte d’acqua, documenti, oggetti di valore e un cambio di abiti.
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In Israele, lo Stato ha investito molto nella costruzione dei miklat. Tuttavia, non tutte le abitazioni sono dotate di una propria stanza protetta: alcune sono considerate relativamente sicure per via della distanza dalla Striscia, altre sono troppo piccole o troppo vecchie. Per questo, chi acquista o affitta casa si informa sempre su dove si trovi il miklat più vicino.
Questi rifugi si trovano generalmente nei parchi pubblici, nei sotterranei dei palazzi, negli alberghi, nelle palestre, nei campi sportivi, persino nelle piscine. Sono sempre indicati da cartelli ben visibili, come quelli che segnalano le aree di evacuazione in caso di tsunami o terremoto.
bat yam palazzo distrutto dai missili iraniani.
Miklat si trovano anche negli aeroporti, nei supermercati e negli ospedali. È capitato, ad esempio, di doversi rifugiare nel miklat di un negozio Ikea, condividendo lo spazio con persone di diversa provenienza, religione e lingua – anche cittadini arabi. In quel caso, la porta era sorvegliata da due guardie armate, poiché le sirene non segnalano soltanto i razzi in arrivo, ma anche eventuali infiltrazioni di miliziani, come accaduto a Gaza.
La procedura in caso di allarme è ormai rituale: prima un messaggio sull’app della protezione civile israeliana (Home Front Command) o sull’app Red Alert avvisa di restare vicino a un rifugio – novità introdotta di recente. Poi arriva l’allerta per l’impatto imminente, che precede la sirena di pochi minuti. A quel punto si sente il boato (segno che il razzo è stato intercettato) e si attende almeno dieci minuti, per evitare di essere colpiti da frammenti o provocare incendi.
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Ad Ashkelon, Ashdod e nelle città vicine alla Striscia, ci sono solo 22 secondi dal suono della sirena per raggiungere un miklat: ventidue secondi che possono decidere tra la vita e la morte. Il sistema Iron Dome è molto efficace – con una percentuale di intercettazione del 95% – ma, come ricordano le stesse autorità militari, qualche razzo riesce comunque a colpire. A Tel Aviv il tempo di reazione è di circa un minuto e mezzo; a Gerusalemme qualche secondo in più.
iron dome intercetta missili iraniani sopra tel aviv.
israele sotto attacco dei missili iraniani 4
miklat
iron dome intercetta missili iraniani sopra tel aviv
missili iraniani a tel aviv.
iron dome intercetta missili iraniani sopra tel aviv
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