attentati parigi

L’11 SETTEMBRE DELLA FRANCIA – ALLO STADIO DOVEVA ESSERE UNA CARNEFICINA SPETTACOLARE – I TRE KAMIKAZE DOVEVANO ENTRARE NELLE GRADINATE E FARSI SALTARE PER ARIA DAVANTI A HOLLANDE E ALLE TV CHE RIPRENDEVANO FRANCIA-GERMANIA – PER FORTUNA UNO STEWARD SVEGLIO HA FERMATO I TERRORISTI

STADIO PARIGI STADIO PARIGI

Fabio Tonacci per “la Repubblica

 

Quello che resta di uno dei kamikaze dello Stade de France è su una parete di cemento, a quattro metri di altezza. Oliver, il signore in tuta bianca dei Services Funerarires inviato qui per raccogliere pietosamente tutti i brandelli di cadavere, alza lo sguardo con perplessità. «Non ci arrivo lassù, non posso farci niente...», dice tra sé, prima di allontanarsi con il sacchetto arancione già mezzo pieno. Il suo lavoro è finito.

 

Il giorno dopo nei dintorni dello stadio di Saint Denis si cercano le tracce di un piano stragista clamorosamente fallito.

 

STADIO PARIGI STADIO PARIGI

Tutto doveva cominciare qui, con una spettacolare carneficina sugli spalti. Ma qualcosa, per fortuna, è andato storto. Il commando di tre terroristi, infiltrato tra gli 80mila tifosi venuti a vedere l'amichevole Francia-Germania, aveva il compito di entrare nell' impianto e farsi saltare in aria a metà del primo tempo, in mondovisione e davanti agli occhi del presidente Francoise Hollande.

 

«Abbiamo le prove che l' obiettivo fosse esattamente quello, a cominciare dai filmati delle telecamere di sorveglianza », sostiene una fonte altamente qualificata della Prefettura parigina. E il racconto che un testimone chiave, l' addetto alla security del cancello D, ha consegnato alla polizia negli interrogatori di ieri notte ne è l' ulteriore conferma.

 

STADIO DI PARIGISTADIO DI PARIGI

«Erano passati pochi minuti dall' inizio dell' incontro - ha messo a verbale l' uomo - quando si è presentato un ragazzo che ha provato a superare i tornelli con il biglietto in mano. Mi sono accorto però che aveva qualcosa di strano sotto la giacca». Lo strano è una cintura di esplosivo militare Tatp (perossido di acetone), riempita di bulloni e collegata a delle batterie con un detonatore a pulsante.

 

Scoperto dalla vigilanza, il ragazzo corre via lungo la Avenue Jules Rimet, la strada attorno allo stadio che in quel momento, sono le 21 e 20 minuti, è semivuota. Braccato, si avvicina a un chiosco e aziona il detonatore, uccidendo l' unica persona che ha accanto: un barista portoghese di 62 anni.

HOLLANDE ALLO STADIO DURANTE ATTENTATI HOLLANDE ALLO STADIO DURANTE ATTENTATI

 

«Abbiamo sentito un boato, ma nessuno ha pensato a un attentato», dice a Repubblica Nicolas, 23 anni, uno studente che vive nella citè di Saint Denis e che era presente alla partita. «Succede spesso di sentire dei petardi, dalle nostre parti». Le telecamere delle televisioni fanno in tempo a inquadrare l' espressione stranita di Patrice Evra.

 

STADIO DI PARIGISTADIO DI PARIGI

Dopo due minuti, alle 21.22, il sospetto si fa certezza. Un altro botto, ancora una volta proveniente dalla Avenue Rimet. È il secondo attentatore, che si fa "brillare" di fronte alla porta chiusa del negozio Decathlon, sotto la tribuna H, ferendo almeno 25 persone. Bley Mokono all' ospedale ricorda: «Era un magrebino alto 1,70, sui 25 anni, con vestiti larghi e un mantello».

 

 La situazione precipita: tutta l' area sotto i settori H, G e J, varchi compresi, vengono chiusi e sgomberati dalla security, alle radioline di servizio si lancia l' allarme.

 

ATTENTATI A PARIGIATTENTATI A PARIGI

La partita però non si ferma. In campo c' è anche Lassan Diarra, che gioca mentre sua cugina, Astadia Diakitè, muore in una delle sparatorie del centro. Il presidente Hollande sparisce, perché su ordine dei servizi segreti deve riparare nei locali protetti del ministero dell' Interno. Alla fine del primo tempo un poliziotto scende negli spogliatoi e chiama in disparte i due ct, Didier Deschamps e Joachim Löw: spiega loro sommariamente ciò che sta accadendo a Parigi, pregandoli di non dire niente ai giocatori.

 

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Per motivi di sicurezza, i tifosi devono avere l' impressione che tutto sia normale. Di normale, però, nella notte parigina del 13 novembre 2015, non c' è niente. Mentre i tre stanno parlando, alle 21.53, un' altra deflagrazione: il terzo attentatore si fa saltare a 400 metri dallo stadio, nei pressi di un McDonald' s. Altre venti persone vengono ferite.

 

Chi sono, i tre uomini-bomba? L' intelligence francese è ancora nel dubbio, nonostante due passaporti ritrovati vicino ai corpi dilaniati: appartengono a un siriano di nome Ahmad Al Mohammad, classe 1990, e a un egiziano, ma non è detto che siano i documenti reali. E di sicuro qualcuno dovrà dare qualche spiegazione in più sulla misteriosa evacuazione della nazionale tedesca dall' albergo Molitor, disposta intorno alle 16 prima della gara. Era l' avvisaglia di qualcosa che poi è stato sottovalutato?

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Alle Stade de France, venerdì sera, si é giocato fino alle 22.45, fino al triplice fischio dell' arbitro. I tifosi, ormai consci dell' attacco a Parigi, sono usciti cantando la Marsigliese. I giocatori, invece, no. Quelli francesi sono rimasti dentro lo stadio fino alle 3 di mattina. I tedeschi hanno dormito negli spogliatoi. Terrorizzati di essere loro il prossimo bersaglio del delirio jihadista.

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