giosue bruno naso

I VELENI SUL CASO CUCCHI - GIOSUÈ BRUNO NASO, AVVOCATO DI UNO DEI CARABINIERI ACCUSATI DA FRANCESCO TEDESCO, LANCIA UNA PESANTE INSINUAZIONE: “TEDESCO E’ UN TRADITORE E HA SIGLATO INCONFESSABILI ACCORDI CON IL PUBBLICO MINISTERO. OVVERO LA PROMESSA DERUBRICAZIONE DELL'IMPUTAZIONE NEI SUOI CONFRONTI IN FAVOREGGIAMENTO, REATO GIÀ PRESCRITTO, ANCHE A COSTO DI AGGRAVARE LA POSIZIONE DI TUTTI GLI ALTRI IMPUTATI”

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

GIOSUE BRUNO NASO

Le rivelazioni del carabiniere che ha riaperto il «caso Cucchi» degenerano nello scontro tra avvocati. O meglio, nell' invettiva di «traditore» lanciata dal difensore di uno dei militari imputati nel processo-bis contro il difensore del «pentito» che dopo nove anni di silenzi e bugie ha deciso di accusare i suoi colleghi. Con l'insinuazione velenosa, messa nero su bianco in una lettera diffusa ai componenti della Camera penale, di aver siglato «inconfessabili accordi» con il pubblico ministero.

 

FRANCESCO TEDESCO

Protagonista della inedita e clamorosa iniziativa è Giosuè Bruno Naso, 71 anni, uno dei più combattivi e irruenti penalisti romani, legale di Massimo Carminati nelle sue lunghe peripezie giudiziarie fino a «Mafia capitale». Nel processo contro i carabinieri accusati della morte di Stefano Cucchi e dei successivi depistaggi assiste il maresciallo Roberto Mandolini, imputato di falso e calunnia, chiamato in causa (fra gli altri) dalle confessioni di Francesco Tedesco.

 

Che a dibattimento in corso ha deciso, con il suo avvocato Francesco Petrelli, di presentarsi al pubblico ministero per denunciare - nel segreto di una nuova indagine - di aver assistito alle percosse inflitte a Cucchi da due colleghi e la scomparsa dagli archivi dell' Arma di una sua relazione in cui raccontava la verità.

 

GIOSUE BRUNO NASO

Una mossa che ha una sola ragione «inconfessabile ma assolutamente chiara», ha scritto Naso a Petrelli, di cui è (anzi era, a giudicare dalla lettera) amico di vecchia data: «La promessa derubricazione dell' imputazione nei confronti del tuo cliente in favoreggiamento, reato già prescritto, anche a costo di aggravare la posizione di tutti gli altri imputati». Un patto occulto col pm, insomma, siglato sulla pelle degli altri carabinieri alla sbarra. Con una aggravante: «Non hai avvertito il bisogno, la necessità, la opportunità di informare i colleghi, tutti i colleghi e me in particolare!».

 

IL POST DI ILARIA CUCCHI SU FRANCESCO TEDESCO

Quello che potrebbero pensare (e probabilmente pensano) di Tedesco i carabinieri con i quali aveva stretto il patto di omertà sul caso Cucchi, viene ora trasferito nei rapporti fra avvocati. Una pericolosa confusione di ruoli secondo l' avvocato Petrelli, segretario uscente dell'Unione camere penali, che prima in una lettera privata e poi in una dichiarazione pubblica definisce «gravissime e infondate» le illazioni di Naso, e ribatte: «È inaccettabile sovrapporre indebitamente la figura del difensore a quella dell' assistito, e confondere i rapporti personali e professionali fra colleghi con le scelte processuali degli imputati. Tedesco ha fatto una scelta difficile e coraggiosa e non vi è nulla di "inconfessabile" nei motivi che lo hanno indotto a denunciare i fatti e le responsabilità altrui, né nei modi in cui tale contributo di verità è stato fornito all' autorità giudiziaria».

stefano cucchi

 

Nel processo, Naso ha accusato di «metodi stalinisti» il pm Giovanni Musarò, come aveva fatto con quelli di «Mafia capitale», dove non aveva risparmiato insulti a qualche collega. Ma stavolta l' iniziativa ha creato scompiglio e anche un po' di sconcerto nelle aule e nei corridoi del palazzo di giustizia, dove molti avvocati reputano assurdo contestare a un collega il mancato avvertimento sulle mosse di un cliente; per le conseguenze che una simile pretesa potrebbe avere sull' indagine e sulle persone coinvolte, e perché potrebbe perfino trasformarsi in un reato.

 

La lettera di Naso contribuisce ad avvelenare un clima già turbato dalle accuse di «infamità» contro Tedesco affisse sui muri di Brindisi, sua città natale, dagli ultras locali, e da una minacciosa telefonata ricevuta dall' altro difensore del carabiniere «pentito», Eugenio Pini: una voce con accento siciliano lo ha assimilato al giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia. Mentre il comandante generale dei carabinieri Giovanni Nistri, che oggi incontrerà Ilaria Cucchi insieme al ministro della Difesa Elisabetta Trenta, chiede verità: «Chi sa parli».

ilaria stefano cucchi

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