david lammy - kaja kallas - jean noel barrot - johann wadephul ali khamenei

L’EUROPA, IL SOLITO VASO DI COCCIO TRA VASI DI FERRO – OGGI A GINEVRA I MINISTRI DEGLI ESTERI DI FRANCIA, GERMANIA E REGNO UNITO, INCONTRERANNO IL LORO OMOLOGO IRANIANO, ABBAS ARAGHCHI, PER TENTARE DI GIOCARE LA CARTA DIPLOMATICA (TEHERAN NON PARLA CON GLI AMERICANI SE NON CESSANO GLI ATTACCHI ISRAELIANI) - IL PROTRARSI DEL CONFLITTO HA CONSEGUENZE ANCHE SUL FRONTE UCRAINO: OLTRE A RIDURRE LA PRESSIONE SULLA RUSSIA, C'È IL RISCHIO CHE LE DIFESE AEREE DESTINATE A KIEV FINISCANO A ISRAELE - E L'ITALIA? COME AL SOLITO, NELLA STANZA DEI BOTTONI EUROPEA, NON C'È...

Estratto dell’articolo di Marco Bresolin per “La Stampa”

 

donald trump e ali khamenei

Gli europei vedono ancora un piccolo spiraglio per una soluzione negoziale con l'Iran e provano a infilarvisi, cercando di rivitalizzare il processo che aveva portato alla firma del "Jcpoa", il piano d'azione sul nucleare iraniano abbandonato da Donald Trump nel 2018.

 

Teheran – che pure ha mantenuto un contatto telefonico con l'inviato speciale della Casa Bianca, Steve Witkoff – in questo momento rifiuta un dialogo ufficiale con gli Stati Uniti, ma è disposta a parlare con gli europei per discutere delle possibili via d'uscita.

 

abbas araghchi a roma con antonio tajani

Oggi è in programma un incontro al consolato tedesco di Ginevra e servirà proprio per capire se e quali margini di manovra esistono. Gli iraniani hanno fatto sapere di essere pronti a tornare al tavolo negoziale sul nucleare, ma soltanto a patto che Israele fermi i bombardamenti.

 

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha confermato che parteciperà alla riunione con i colleghi europei riuniti nel formato E3, che include i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Regno Unito, oltre all'Alta rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas.

 

Kaja Kallas

I cinque si sono già sentiti al telefono nella giornata di lunedì. Per gli europei è fondamentale cercare di tenere aperto un canale di dialogo, nella speranza che questo possa in qualche modo incidere anche sulle prossime mosse dell'amministrazione americana.

 

Secondo quanto risulta a La Stampa da fonti diplomatiche, gli Usa avrebbero cercato un contatto più diretto con Iran, al di là delle telefonate di Witkoff: ci sarebbe stata addirittura la proposta di un incontro a Istanbul tra Trump e il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, ma Teheran avrebbe rifiutato.

 

L ACCORDO SUL NUCLEARE TRA TRUMP E KHAMENEI VISTO DA CHATGPT

Per questo l'incontro di oggi a Ginevra è stato discusso preventivamente anche con gli Stati Uniti. Dopo il mini-vertice, i partecipanti informeranno il segretario di Stato americano, Marco Rubio, interessato all'esito della discussione.

 

Gli Stati Uniti vogliono che l'Iran rinunci totalmente al programma di arricchimento dell'uranio, anche in ambito civile. Una richiesta che Teheran respinge categoricamente, ma l'impressione a Bruxelles e nelle principali capitali del Vecchio Continente è che il regime degli ayatollah sia oggi in una situazione di oggettiva debolezza e quindi potrebbe accettare alcune delle richieste […].

 

MARCO RUBIO ALL'INCONTRO SULL'UCRAINA

[…] Nei suoi contatti con i partner europei, Rubio avrebbe assicurato che gli Usa non hanno alcun interesse a intervenire militarmente e che anzi questo rischia di essere controproducente, ma i messaggi che arrivano da Trump vanno nella direzione opposta e questa confusione certamente non aiuta.

 

Da giorni l'Unione europea, tramite l'Alta rappresentante Kallas, lancia appelli alla de-escalation, sottolineando che «l'unica soluzione possibile è quella diplomatica». Il protrarsi del conflitto, tra l'altro, sta avendo conseguenze anche sul fronte ucraino perché – oltre a ridurre la pressione sulla Russia – c'è il rischio che le difese aeree destinate a Kiev finiscano a Israele. La Germania, indiziata speciale, ieri ha assicurato che non ci sarà alcun impatto in questo senso.

 

merz netanyahu

Mercoledì sera il cancelliere tedesco Friedrich Merz, che al G7 in Canada aveva giustificato e quasi elogiato le mosse di Tel Aviv («Fa il lavoro sporco per tutti noi»), ha chiamato il premier israeliano Benjamin Netanyahu per chiedergli «moderazione». Berlino sostiene gli attacchi alle infrastrutture del nucleare, ma vuole arrivare a una soluzione diplomatica […]

 

L'ipotesi di un cambio di regime a Teheran, ventilata da Israele, viene vista con molto scetticismo in Europa perché c'è il rischio di scatenare una situazione di caos difficile da gestire.

 

DAVID LAMMY - KAJA KALLAS - JEAN NOEL BARROT - Johann Wadephul

Ma chi ha assistito alla discussione in videoconferenza di martedì tra i ministri degli Esteri spiega che la temperatura nella sala nei confronti di Tel Aviv è leggermente cambiata rispetto alla precedente riunione del Consiglio Affari esteri di maggio, quando due terzi dei ministri avevano sostenuto la necessità di avviare la revisione dell'accordo di associazione Ue-Israele a causa della situazione a Gaza.

 

Lunedì Kallas presenterà i risultati delle analisi, che certificheranno la violazione dei diritti umani di parte di Israele. Ma al momento non saranno proposte le misure «punitive». Anche per questo ieri nove Stati membri (Belgio, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo, Polonia, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia) hanno scritto a Kallas per chiederle di interrompere le relazioni commerciali con i territori delle colonie, alla luce del parere emesso nel luglio scorso dalla Corte internazionale di giustizia che aveva giudicato «illegali» gli insediamenti israeliani.

Abbas Araghchi con Faisal bin Farhan Al Saudemmanuel macron steve witkoff marco rubio jean noel barrot foto lapresse Sergei Lavrov Abbas AraghchiAbbas Araghchi e la delegazione iraniana in oman

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