inquinamento digitale

SMETTETELA DI INQUINARE CON LE VOSTRE FREGNACCE SUI SOCIAL - L'INVISIBILE INQUINAMENTO DELLE FOTO SU INSTAGRAM, DELLE CAZZATE SU TWITTER, DEGLI SPROLOQUI SU FACEBOOK, DEI VIDEO COATTI SU TIK TOK: TUTTO QUESTO CREA DANNI, PERCHÉ NESSUNA TECNOLOGIA È NEUTRALE, NESSUNA È GRATIS, NEMMENO LE APP INVENTATE DA ZUCKERBERG - L'ENERGIA CHE CONSUMIAMO PER USARE TUTTI I DEVICE DIGITALI (SMARTPHONE, SERVER, TERMINALI, RETI) CRESCE AL RITMO DEL 10% L’ANNO...

Paolo Landi per www.doppiozero.com

 

social 1

L'ultima novità in fatto di social network, dopo la rapida eclissi di Clubhouse, si chiama Minus, la piattaforma dove si possono condividere solo cento post. Esaurito questo numero il profilo resta ma inattivo, non si può più fare nulla, in una logica all'incontrario rispetto ai social tradizionali, che vorrebbe ridare valore alle parole o alle immagini, da soppesare nella loro utilità prima di pubblicarle.

 

Naturalmente non è un vero social ma una provocazione dell'artista e docente alla Illinois University Ben Grosser. Lui ha risposto così a una richiesta della Arebyte Gallery di Londra per la mostra Software for Less, che nell'ottobre scorso voleva indagare sugli effetti psicologici, culturali e politici delle app social sulle persone.

 

social 4

Grosser, già nel 2012 aveva creato Demetricator, una estensione del browser per eliminare il conteggio dei like sotto ai messaggi condivisi su Facebook, per capire se questa modalità poteva scoraggiare la bulimia social.

 

Il suo gesto artistico prefigura un futuro prossimo in cui qualcuno ci chiederà – come ci hanno già chiesto, per esempio, di non disperdere i rifiuti nell'ambiente – di tenere un atteggiamento responsabile verso la dematerializzazione crescente che caratterizza le nostre vite.

 

Quando mettiamo una foto su Instagram o un commento su Twitter condividendo e mettendo like, quando lavoriamo da casa, quando archiviamo i nostri documenti sul pc, quando entriamo nel network globale che acquista e vende Bitcoin, stiamo dematerializzando.

 

social 3

Dematerializzare è il mantra tecnologico che vorrebbe accelerare lo sviluppo sostenibile ottimizzando i processi: l'home working ci evita di spostarci usando auto, metropolitane, treni, aerei e risparmiando quindi carburante, diminuendo l'inquinamento atmosferico; la solitudine nella quale ci confinano i social network, dandoci tuttavia l'impressione di avere una vita popolata di amici, pare molto eco-sostenibile anche se psicologicamente poco salutare; inviare mail e usare Excel ci abitua a fare a meno della carta, con benefici per la foresta amazzonica; la tecnologia migliora la filiera manifatturiera riducendo impiego di energia e di materie prime.

 

social 5

Il nuovo paradigma del capitalismo digitale considera la rilevante discontinuità nella struttura dei rapporti di produzione, delle relazioni interpersonali e sociali, trasformando il più possibile tutto ciò che è materiale in entità digitale.

 

Nel 2016, a Parigi, centonovanta Paesi firmarono un accordo "per conseguire l'obiettivo a lungo termine relativo alla temperatura (...), raggiungere il picco mondiale di emissioni di gas a effetto serra al più presto (...) e intraprendere rapide riduzioni in seguito, in linea con le migliori conoscenze scientifiche, così da raggiungere un equilibrio tra le fonti di emissione e gli assortimenti antropogenici di gas a effetto serra nella seconda metà del secolo”.

 

social 2

Il cambiamento climatico che sta interessando il nostro pianeta, sotto forma di condizioni estreme come siccità, ondate di caldo, piogge intense, alluvioni, frane, innalzamento dei mari, acidificazione degli oceani, con la biodiversità fortemente compromessa, necessita quantomeno di una presa di coscienza del problema.

 

Ma mettiamo che, in un futuro distopico, Greta Thunberg venga presa in parola e tutti – dal cittadino che non getta più il pacchetto di sigarette vuoto dal finestrino della macchina ma lo smaltisce educatamente nei cestini della raccolta differenziata, ai governi di tutti gli Stati che abbassano le loro emissioni, investono in tecnologie, assumendo come impegno quotidiano la protezione dell'ambiente – immaginiamo, dicevamo, che tutti mantengano, sempre, un atteggiamento costantemente virtuoso.

 

social media notizie

Ipotizziamo anche uno scenario in cui la procreazione diminuisca a livelli tali da riportare la popolazione mondiale a standard pre-moderni e, contemporaneamente, l'idea sovranista vinca, impedendo qualunque forma di emigrazione/immigrazione.

 

Si avvererebbe forse la profezia che lo scrittore Benjamin Labatut ha rappresentato nel suo libro Un verdor terrible (tradotto da Adelphi recentemente con il titolo Quando abbiamo smesso di capire il mondo): "Le piante, nutrite all'eccesso da un'umanità in soggezione, sarebbero state libere di crescere a oltranza, proliferare ed espandersi sulla superficie della Terra fino a ricoprirla interamente, soffocando qualsiasi forma di vita sotto una terribile cappa verde".

 

social media notizie

Questa immagine fantascientifica paradossale è perfetta per spingerci a fare considerazioni che ci riportano all'origine di questo discorso: mentre sembriamo tutti impegnati a raggiungere la così detta neutralità carbonica entro il 2050, (quasi) nessuno mette in guardia sui pericoli della dematerializzazione, dove la particella "de" usata in funzione privativa, vorrebbe togliere concretezza materica a tutto ciò che è tridimensionale. Ricopriremo i grattacieli e le città di boschi verticali senza accorgerci che un altro nemico, difficile da riconoscere perché dematerializzato, attenta al nostro equilibrio biologico.

 

il libro di labatut

L'invisibile inquinamento delle nostre foto su Instagram, delle nostre quotidiane opinioni su Twitter, degli sproloqui cui ci abbandoniamo su Facebook, i dati che forniamo a Linkedin sulle nostre storie professionali, i video imbarazzanti su Tik Tok, la condivisione dei colori che ci piacciono su Pinterest, i follower da acchiappare su YouTube: tutto questo "torpor terrible", parafrasando Labatut e intendendo l'ottundimento delle facoltà psichiche che ci ipnotizza quando stiamo sui social, crea danni. La dematerializzazione fa bene da una parte ma è pericolosa da un'altra.

 

Nessuna tecnologia è neutrale, nessuna è gratis, nemmeno le app inventate da Zuckerberg, al contrario di quanto lui vorrebbe farci credere. Ce ne accorgiamo anche quando accendiamo il pc: una specie di vento, il soffio di un organismo in affaticamento, accompagna per qualche secondo la connessione che illumina lo schermo (mentre, fuori, il cerchio rosso del contatore immaginiamo giri vorticosamente).

 

inquinamento digitale

Pare che l'energia che consumiamo per usare tutti i device digitali presenti sul pianeta (smartphone, server, terminali, reti ecc.) cresca al ritmo del 10% l'anno. Ogni informazione, circolando in rete, è inviata da onde elettromagnetiche prodotte da antenne alimentate a corrente, o da fasci che si propagano in fibre ottiche. Google è proprietario di un'infinità di siti, che richiedono enormi capacità di stoccaggio per rispondere ai miliardi di domande che vengono poste ogni frazione di secondo.

 

tristezza e social network

I grandi server che immagazzinano e processano i dati necessitano di imponenti potenze elettriche per funzionare ed essere raffreddati (impiegando, tra l'altro, colossali quantità d'acqua). Ci si spaventa a leggere i dati che Google stesso ha rivelato sul consumo energetico che gli è necessario per fornire i suoi servizi: pari a un quarto della produzione di una centrale nucleare media ogni anno (swissinfo.ch).

 

antisocial

Gli algoritmi che prendono in carico le informazioni che gratuitamente forniamo a Mark Zuckerberg (Facebook, Instagram, Whatsapp), Jack Dorsey (Twitter), Larry Page e Sergej Brin (Google), Reid Hoffman (Linkedin) ma anche a Netflix, Dazn, Amazon, le dirottano poi a entità socioeconomiche, politiche, finanziarie, commerciali: dati che hanno un valore enorme per il loro potere di influenzare qualunque nostra scelta, come è enorme la potenza energetica indispensabile per rilasciarli. Comprare Bitcoin causa l'immissione in atmosfera di una quantità di circa ventitré milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, come le emissioni annuali di città come Las Vegas o di piccole nazioni come la Giordania.

 

google faebook apple amazon

L'incremento esponenziale del traffico dati tecnologico dovuto alla crescente dematerializzazione è un problema oggi sottovalutato ma serio. Così, mentre crediamo di combattere battaglie ambientaliste sui social, con i nostri tweet indignati e le foto choc, non facciamo altro che consumare un prodotto commerciale, contribuendo all'inquinamento, proprio come quando abbandoniamo la lattina di Coca Cola nel bosco, gettiamo in mare il sacchetto di plastica coi rifiuti, o schiacciamo con la punta della scarpa un mozzicone. La peculiarità di queste nuove forme di comunicazione sta inoltre nella loro estrema volatilità: tutto si consuma in lassi di tempo sempre più brevi, è l'escamotage ideato per farceli consumare di più. Ne deriva un debito cognitivo allarmante: la quantità di informazioni a nostra disposizione cresce continuamente, impedendo al cervello umano di metabolizzarle, generando danni all'ecologia della nostra mente e alla nostra psicologia, scaraventandoci in un perpetuo senso di inadempienza e di insoddisfazione.

 

google apple facebook amazon

Il digital devide è fonte di un'altra assurda contraddizione. Nei Paesi avanzati, dove il PIL cresce in media del 2% la spesa per la digitalizzazione – come riportato dal fisico Roberto Cingolani, oggi Ministro della transizione ecologica – cresce dal 3 al 5% negli ultimi anni. Nei Paesi dove la crescita non c'è, il gap digitale aumenta.

 

Un cittadino americano possiede in media dieci dispositivi digitali, processando circa centoquaranta gigabyte (miliardi di byte) di dati ogni mese, in confronto a un cittadino indiano che, con un solo dispositivo connesso, consuma due gigabyte (invece dei centoquaranta del cittadino medio americano). La digitalizzazione continua ad essere un fenomeno non uniformemente distribuito sul pianeta ma il suo impatto ambientale è subìto da tutti. Il politically correct ambientalista ha dunque bisogno di un aggiornamento urgente, se non vogliamo che i sacrosanti allarmi lanciati da Greta non finiscano tra i reperti archeologici di Instagram.

 

apple amazon facebook e google 633x360

Una battaglia non esclude l'altra, ovviamente, e si può impegnarsi per la riduzione del CO2 mentre lottiamo per la consapevolezza di quanto sia cruciale nel futuro delle nuove generazioni l'ecologia digitale.

 

Ma, per farlo, bisognerebbe aver chiaro che un comportamento coerente esigerebbe una serie di rinunce, oltre a limitare il bla bla bla istituzionale stigmatizzato da Greta: non ultima quella di chiederci – tanto per cominciare da qualcosa di semplice – quanto siano necessarie le foto che pubblichiamo su Instagram, le opinioni che scriviamo su Twitter, gli sproloqui su Facebook. Buttare il pacchetto di sigarette vuoto nel cestino o resistere al caldo di un'estate normale tenendo spenta l'aria condizionata sembrerebbe più facile. Ma, anche qui, abbiamo delle resistenze.

Ultimi Dagoreport

francesco milleri gaetano caltagirone giorgia meloni giovanbattista fazzolari mediobanca nagel alberto

DAGOREPORT - IL GIORNO DEL GIUDIZIO SI AVVICINA, CAMPO DI BATTAGLIA: L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA DEL 16 GIUGNO. IN CASO DI VITTORIA DELL'INFERNALE CALTAGIRONE, SI SPALANCHEREBBERO LE PORTE DI TRE DELLE PRINCIPALI ISTITUZIONI FINANZIARIE ITALIANE (GENERALI, MEDIOBANCA E MPS) AL GOVERNO MELONI: UN FATTO POLITICO EPOCALE – SUDORI FREDDI A MILANO CHE SI CHIEDE ATTONITA: COME PUÒ VENIRE IN MENTE A CALTARICCONE DI SCALARE IL GRUPPO EDITORIALE ‘’CLASS’’ PERCHÉ A LUI CONTRARIO (DETIENE IL SECONDO QUOTIDIANO ECONOMICO, “MILANO FINANZA”)? UN’ATTITUDINE AUTORITARIA CHE DEL RESTO FA MAGNIFICAMENTE SCOPA CON IL “QUI COMANDO IO!” DEL GOVERNO MELONI – SUDORI FREDDISSIMI ANCHE A ROMA: SI ACCAVALLANO LE VOCI SUGLI EREDI DEL VECCHIO, GRANDE PARTNER CON LA HOLDING DELFIN DELLE SCALATE CALTAGIRONESCHE, CHE SPINGONO IL LORO CEO FRANCESCO MILLERI A SGANCIARSI DAL BOSS ROMANO DEL CALCESTRUZZO. CHE UNA PARTE DELLA TURBOLENTA FAMIGLIA NON SOPPORTI MILLERI, È UN FATTO. CHE CI RIESCA, È UN’ALTRA STORIA - LA DECISIONE DELLA DELFIN (HA IL 20% DI AZIONI MEDIOBANCA) È INFATTI DIRIMENTE: IN CASO DI FALLIMENTO IL 16 GIUGNO, SAREBBE LA CULATA DEFINITIVA NON SOLO ALL’OTTUAGENARIO “PADRONE DI ROMA” MA ANCHE UN SONORO "VAFFA" AI SOGNI DI MELONI E FAZZOLARI DI ESPUGNARE IL POTERE IN MANO AI “BANCHIERI DEL PD”… 

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...