
L’UNICA SEPARAZIONE CHE NON VIENE INVOCATA È QUELLA DELLE CARRIERE DI GIULIA BONGIORNO – L’AVVOCATO SALTELLA DA UN RUOLO ALL’ALTRO CON UNA CAPACITÀ DEGNA DI CHI HA IL DONO DELL’UBIQUITÀ: NON SI TIRA INDIETRO QUANDO C’È DA DIFENDERE IN TRIBUNALE MEMBRI DEL GOVERNO DI CUI FA PARTE, RICOPRE LA CARICA DI SENATRICE, MA È ANCHE PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE GIUSTIZIA DOVE STA LAVORANDO ALACREMENTE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE (DEGLI ALTRI) – D’ALTRA PARTE LO STIPENDIO DA PARLAMENTARE SONO BRICIOLE RISPETTO A QUANTO INCASSA COME AVVOCATO…
Estratto dell’articolo di articolo di Giovanni Tizian per “Domani”
Come si fa a non ammirare l’avvocata, senatrice, presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno.
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L’avvocata (anche se lei preferisce il maschile “avvocato”) è spesso in Senato. Del resto la sorte (e il partito) le ha assegnato un ruolo di prestigio: è presidente della commissione della materia che meglio conosce, la Giustizia, il luogo in cui sta maturando la riforma più importante, sicuramente la madre di tutte le battaglie, del governo Meloni. Bongiorno, tuttavia, è anche tanto in giro. Consuma ancora la toga nelle aule di tribunale in processi affatto di secondo piano, anzi: è lì a Olbia, in Sardegna, a combattere per la ragazza abusata da Ciro Grillo, figlio di Beppe nonché a lungo capo dell’opposizione grillina.
Dalla Costa Smeralda eccola a Palermo: la ricordiamo nella sfida ai pm siciliani che accusavano Matteo Salvini di sequestro di persona.
[…] Sono lontani i tempi in cui arringava nel processo Andreotti, Bongiorno ora si è specializzata nel districarsi tra libera professione e ruoli istituzionali. Mica facile. La pratica richiede attenzione, cadere sul codice deontologico del conflitto di interessi non è impossibile, ma neppure realistico perché gli ordini sono molto garantisti con gli iscritti, come dimostrano alcune decisioni dei consigli disciplinari.
matteo salvini giulia bongiorno - assoluzione processo open arms - foto lapresse
Bongiorno, quindi, può lavorare serenamente tra la commissione giustizia e lo studio Bongiorno. Peraltro può farlo anche con comodità: la sede degli affari privati è a pochi passi dal Senato, dove lavora senza sosta alla riforma della separazione delle carriere. «Unico obiettivo è l’indipendenza e terzietà dei giudici», ha detto in un’intervista.
C’è da chiedersi se l’ultimo incarico ricevuto per difendere Giorgia Meloni, Carlo Nordio, Alfredo Mantovano e Matteo Piantedosi non vada in senso contrario all’indipendenza e all’imparzialità, che restano principi cardine anche dell’attività forense.
Di certo per lei nessuno invocherà la separazione delle carriere, tra studio legale e politica.
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Ora non sappiamo quanto tempo le ruberà il caso Almasri, ma se dovrà rileggere il fascicolo così tante volte, è facile immaginare che porterà il lavoro anche in Senato.
Il suo tasso di presenza in aula parlamentare è alto, non è per nulla assenteista come il suo collega di partito Antonio Angelucci, il milionario più ricco del parlamento. Solo un dato contabile li accomuna: se il ras della sanità privata ha dichiarato 4,3 milioni di euro nel 2024, l’avvocata del governo arriva a 2,5 milioni. In pratica lo stipendio da senatrice è briciole rispetto ai profitti che continua a incassare dall’attività professionale.
Senza dimenticare il ruolo di consigliera nella fondazione Angelini, il colosso farmaceutico, e le 3mila azioni della Juventus, dal cui cda si è dimessa dopo la nomina a ministra nel governo Conte-Salvini.
Giulia Bongiorno A PONTIDA
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GIULIA BONGIORNO
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