
CLORO A QUESTO CLERO – “LA NOMINA DEL PRETE CONDANNATO PER ABUSI SU UNA MINORENNE? UN ERRORE, HO DECISO DI ANNULLARLA” - IL VESCOVO DI BOLZANO-BRESSANONE IVO MUSER FA UN PASSO INDIETRO DOPO ESSERE STATO TEMPESTATO DI CRITICHE PER LA NOMINA AD ASSISTENTE IN 14 PARROCCHIE DI DON GIORGIO CARLI, CHE 20 ANNI FA FU CONDANNATO PER VIOLENZA SU UNA RAGAZZINA: “DEVO AMMETTERE CHE FORSE HO SOTTOVALUTATO LA MAGGIORE SENSIBILITÀ SU QUESTI TEMI. LA RIDUZIONE ALLO STATO LAICALE? NON CE NE SONO LE CONDIZIONI…”
Estratto dell’articolo di Alfio Sciacca per il “Corriere della Sera”
«Devo prendere atto di reazioni, critiche e dell’accresciuta sensibilità su certi temi. Per questo faccio un passo indietro». A tamburo battente il vescovo di Bolzano-Bressanone Ivo Muser ha revocato la nomina della quale appena qualche giorno fa si era assunto la «piena responsabilità».
Il caso è quello di don Giorgio Carli, indicato come assistente in 14 parrocchie in alta Val Pusteria.
Una scelta che ha provocato un terremoto nella comunità altoatesina. Circa 20 anni fa don Carli venne infatti condannato per abusi su una minorenne. Poi assolto per prescrizione, fu invece condannato in sede civile a pagare, in solido con la Curia, un risarcimento di 700 mila euro.
La sua nomina prevedeva comunque delle rigide prescrizioni, come quella di «non stare mai da solo con minori». Cautele che non sono bastate a placare le polemiche.
[…] Revocando la nomina ammette che era inopportuna?
«Probabile. Ma ci tengo a dire che non c’è stata alcuna malafede. Ho fatto questa scelta dopo aver consultato un gruppo di esperti e tutti mi avevano rassicurato che non c’era alcun pericolo.[…]».
Visti i precedenti di don Carli non è un bel segnale.
«Ma non gli veniva assegnata una parrocchia. Si trattava solo di un incarico da assistente pastorale e con rigide prescrizioni. Nonostante ciò devo prendere atto del dibattito che ne è nato e, dopo aver parlato con don Carli, ho ritirato la nomina. Per ora prenderà un periodo sabbatico».
Come ha reagito?
«Anche lui ritiene che non ci siano le condizioni per svolgere il nuovo incarico».
Non è stata valutata la riduzione allo stato laicale?
«Non ce ne sono le condizioni. Dal punto di vista canonico, ma anche giuridico, lui può lavorare».
[…] Molti lamentano che lo faccia proprio lei che chiese scusa per i casi di pedofilia.
«E anche questa volta lo dico pubblicamente: se ho fatto un errore lo ammetto chiaramente. Anche perché io ci tengo a stare vicino alle vittime degli abusi e non voglio che ci siano arretramenti».
Lei diede vita anche a una commissione per seguire i casi di abusi. Come procede?
«Continua a lavorare. In tanti hanno raccontato le loro storie e questo sta portando a grandi cambiamenti. Per certi versi anche quello che è successo su don Carli conferma che è cresciuta l’attenzione su certi temi e di questo sono contento.
Da parte mia devo ammettere che forse ho sottovalutato proprio questa maggiore sensibilità all’interno della nostra comunità».