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LIBERTÈ, EGALITÈ E POLIZIA FLAMBÉ – NELLE BANLIEUE DI PARIGI SI ORGANIZZANO “CONCORSI SOCIAL” TRA BANDE PER LA MIGLIORE TRAPPOLA CONTRO LE FORZE DELL’ORDINE: GLI AGENTI VENGONO CHIAMATI PER FINTE RICHIESTE D’INTERVENTO E DOPO VENGONO ACCERCHIATI E AGGREDITI DA GIOVANI CON SASSI, OGGETTI CONTUNDENTI E ADDIRITTURA TIRI DI MORTAIO – IN POCO MENO DI 20 GIORNI SONO STATI OTTO GLI ATTACCHI NELLA SOLA REGIONE DELL' ILE DE FRANCE E I SINDACI INSORGONO CONTRO IL GOVERNO…

Matteo Ghisalberti per "La Verità"

 

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La deriva delle banlieue francesi ha oltrepassato un nuovo limite.

Sui social, come racconta Le Parisien, vengono organizzati «concorsi» tra bande per stabilire chi organizzi la migliore trappola contro le forze dell' ordine o contro i servizi di soccorso.

 

Tra il 12 e il 31 ottobre, nella sola regione dell' Ile de France, sono stati registrati otto attacchi in alcuni dei quartieri più caldi delle cittadine della periferia parigina. Etampes, Grigny, Champigny sur Marne, sono i nomi di alcune di esse, ma con il passare dei giorni, anche altre città francesi sono state il teatro di attacchi e devastazioni.

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L' ultima in ordine di tempo è avvenuta nella notte tra giovedì e venerdì a Béziers, dove una scuola materna e una media sono state date alle fiamme da una banda di teppisti. A Mantes la Jolie, invece, settimana scorsa i poliziotti hanno dovuto affrontare un centinaio di persone e sono stati costretti a utilizzare una settantina di granate anti accerchiamento e circa 50 proiettili di gomma.

 

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Diversi sindacati di polizia hanno lanciato l' allarme dopo questo aumento delle violenze, che si svolgono sempre secondo lo stesso piano d' azione: polizia, gendarmeria, pompieri (che in Francia non intervengono solo in caso d' incendio) o servizi d' ambulanza, ricevono delle richieste d' intervento. Quando gli agenti o i soccorritori arrivano nel luogo segnalato, si ritrovano accerchiati da bande di giovani o giovanissimi, che li prendono di mira con sassi, oggetti contundenti e addirittura tiri di mortaio, quelli usati per lanciare fuochi d' artificio.

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Ma chi sono gli autori di questi atti di violenza? Spesso il profilo dei teppisti corrisponde a quello di giovani disoccupati o descolarizzati, discendenti da famiglie immigrate, che vivacchiano nelle banlieue spacciando droga o facendo piccoli favori ai boss della malavita locale.

 

Un sottobosco dell' illegalità dove non è impossibile che la delinquenza comune dia una mano al terrorismo, come hanno dimostrato le indagini dopo gli attentati del 2015. Indagini che hanno portato, ad esempio, alla condanna del franco-marocchino Jawad Bendaoud che aveva fornito supporto logistico del commando del Bataclan.

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Per Linda Kebbab, segretario generale del sindacato Sgp Police, tra gli autori degli attacchi alle forze dell' ordine ci sono giovani abbandonati a sé stessi dalle proprie famiglie che spesso vivono nella miseria. Ma, avverte la sindacalista dalle colonne di Sputnik, «la povertà non giustifica questi fatti Essere poveri non giustifica l' abbandono dei propri figli» nelle mani di cattivi maestri che non sono altro che i boss della malavita locale. Criminali che vivono di spaccio di droga, rapine e altri reati.

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Questi padroni delle banlieue soffiano sul fuoco della mancata integrazione per manipolare i giovani al punto da arrivare a trovare anche dei giovanissimi tra gli aggressori. Ma, dice ancora Kebbab, «un ragazzino di 12 anni non può pretendere di essere vittima del sistema, del razzismo e della discriminazione nel mondo del lavoro».

 

Il sindacato France Police, policiers en colère è ancora più radicale nel commentare il fenomeno delle aggressioni nelle periferie transalpine.

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Sulla propria pagina Facebook, questa organizzazione sindacale sostiene che «tutti sanno ma nessuno fa niente perché gli spacciatori sono prima di tutto degli attori economici. I soldi non hanno odore.

 

Il colosso del cemento francese Lafarge, sotto inchiesta per complicità in crimini contro l' umanità per avere finanziato Daesh al fine di mantenere la propria attività in Siria, ne è l' esempio migliore». Per il sindacato inoltre l' attuale governo, che di fatto risponde a Emmanuel Macron, attacca ogni forma di dissenso come quella dei gilet gialli o dei pompieri, ma fa poco quando le banlieue si infiammano.

 

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«In nome del rispetto dell' ordine pubblico», scrive ancora France Police, policiers en colère, «il governo reprime sistematicamente i manifestanti ostili alla sua politica. Ma quando si tratta di insurrezioni nelle periferie, c' è il silenzio radio».

 

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Certo, proprio qualche giorno fa il premier Edouard Philippe ha annunciato un piano di rilancio economico per il dipartimento della Seine Saint Denis, a Nord di Parigi, ma nella gestione quotidiana delle banlieue lascia ad esempio che molti dei reati contro le forze di polizia restino impuniti. Cosi, è difficile credere alle parole del ministro dell' Interno, Christophe Castaner, che, dopo l' attacco a Mantes la Jolie, aveva scritto su Twitter che «la Repubblica non può tollerare che coloro che la proteggono, rischiando la propria vita, vengano attaccati».

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Non va dimenticato inoltre che l' attuale esecutivo transalpino si è speso per contrastare la violenza su Internet, ad esempio durante le proteste dei gilet gialli, ma di fronte agli attacchi nei quartieri difficili, di fatto lascia che gli aggressori delle forze dell' ordine si organizzino. Lo conferma alla Verità Jean Marie Godard, giornalista e autore di vari libri sui malesseri sociali francesi, in particolare dei poliziotti.

 

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«Questi fenomeni non sono nuovi», spiega il reporter, «ma sono più numerosi e violenti perché sono organizzati meglio. Inoltre sono amplificati dai social che offrono maggiore visibilità».

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