tesoro castel dell'ovo

NAPOLI TORNA A GALLA - IL MARE DAVANTI A CASTEL DELL’OVO NASCONDE UN TESORO ARCHEOLOGICO MAI SCOPERTO: TRE GALLERIE PROBABILMENTE EPOCA GRECA CHE SERVIVANO PER TRASPORTARE IL MATERIALE EDILE - PER COMPLETARE L’ANALISI, BASTEREBBERO 20MILA EURO

Claudia Procentese per “espresso.repubblica.it

 

FILIPPO AVILIA (AL CENTRO)FILIPPO AVILIA (AL CENTRO)

C’è una Napoli sepolta e sconosciuta. Non quella sigillata nelle stratificazioni di polvere che danno successione al tempo, ma la città nascosta dall’acqua. È l’antica terraferma oggi sommersa dal mare, teatro dell’ultima scoperta archeologica che aggiunge un importante tassello alle conoscenze sul tratto di costa che abbraccia il golfo tirrenico da Monte di Procida a Punta Campanella.

 

Le immersioni subacquee hanno rilevato tre gallerie, lunghe quattro-cinque metri, larghe poco più di uno e poste a tre metri di profondità lungo il fianco occidentale di Castel dell’Ovo, la famosa fortezza che sorge sull’isolotto di Megaride, dove cioè il mito racconta che si arenò la suicida sirena Parthenope dopo il rifiuto di Ulisse e Napoli ebbe origine.

TESORO CASTEL DELL'OVOTESORO CASTEL DELL'OVO

 

Tunnel che, secondo le prime ipotesi, servivano per il trasporto della pozzolana estratta in situ, probabilmente alla base del castello, e poi caricata sulle imbarcazioni. «Queste gallerie, finora ignote, si trovano su un fondale che va dai cinque ai sette metri di profondità e, quindi, collegavano le due quote del dislivello - spiega Filippo Avilia, l’archeologo impegnato nelle ricerche -.

 

TESORO CASTEL DELL'OVOTESORO CASTEL DELL'OVO

Hanno un taglio trapezoidale, come quello che si ritrova in tutti i banchi di tufo presenti a Posillipo, definiti genericamente di epoca greca ma utilizzati anche successivamente. Di qui la datazione ancora incerta, perché potrebbero appartenere a cave greche, ma essere state sfruttate pure in età romana visto il grande utilizzo della pozzolana attestato in tale periodo.

 

TESORO CASTEL DELL'OVO TESORO CASTEL DELL'OVO

In pratica - sottolinea lo studioso - la cresta di tufo è attraversata da queste gallerie. Ciò significa che la cresta era un ostacolo da attraversare non da sfruttare, altrimenti sarebbe scomparsa anch’essa, perciò ipotizziamo che il trasporto fosse di pozzolana».

 

La rinomata pulvis puteolanus, materiale naturale impiegato in edilizia, che, ci illustra Vitruvio nel suo De Architectura, “mescolata a calce e pietra fa gagliarda non solo ogni specie di costruzione, ma particolarmente quelle che si fanno in mare”.

 

TESORO CASTEL DELL'OVO TESORO CASTEL DELL'OVO

Ricerche, verifiche e rilievi, parti di un progetto interdisciplinare, nel cui ambito è avvenuta la scoperta, basato su un accordo tra Marenostrum Archeoclub d’Italia, il ministero dei Beni culturali e la Soprintendenza Archeologica della Campania.

 

In pratica un certosino lavoro di mappatura geo-archeologica della costa napoletana, che verrà illustrato domani in un convegno proprio a Castel dell’Ovo e svolto a titolo prevalentemente volontario da circa quattro anni.

 

Immersioni il sabato e la domenica, niente sponsor, tutto a proprie spese, tranne il ristretto sostegno finanziario della società di servizi Elleesseitalia. Eppure, scendendo più in profondità delle gallerie, può darsi si arrivi alla linea di costa antica con eventuale approdo, un imbarcadero non ancora individuato, a poca distanza dal bacino portuale scoperto in piazza Municipio durante i lavori della metropolitana.

TESORO CASTEL DELL'OVO TESORO CASTEL DELL'OVO

 

Potrebbero essere le future indagini a dircelo, ma tutto ha un costo. Spese finora sostenute da chi fa della ricerca uno stile di vita alimentato dalla passione. E capita che i ricercatori non amino parlare di soldi, quasi per timore di svilire la propria opera, tuttavia la cifra per completare l’analisi del litorale di fronte Castel dell’Ovo si aggira all’incirca sui ventimila euro.

 

Numeri che nulla hanno a che fare con quelli scientifici dell’esplorazione geo-archeologica che ci racconta il prezioso patrimonio sott’acqua, ambientale e umano, e ricostruisce quello appena fuori.

TESORO CASTEL DELL'OVO TESORO CASTEL DELL'OVO

 

«Napoli è orograficamente spinta verso il mare - rimarca Avilia, la cui ultima pubblicazione “Uomini, navi e idee nel Mediterraneo” guarda all’orizzonte marino come meta e, insieme, partenza del pensiero dei popoli che si fa cultura -. Alle spalle ha le colline, quindi è premuta sul mare verso cui è protesa. Il mare è vocazione tra passato e futuro».

 

Perché, oltre l’aspetto archeologico, la carta aggiornata delle variazioni della linea di costa serve a capire non solo cosa è avvenuto in passato, geologicamente parlando, ma anche ciò che potrebbe accadere in futuro.

TESORO CASTEL DELL'OVO TESORO CASTEL DELL'OVO

 

«L’arretramento della linea di costa è legato ai fattori climatici che provocano l’innalzamento del livello del mare o a fenomeni di subsidenza, cosiddetti eustatici, tenendo conto, però, anche del ripascimento in tempi moderni della Riviera di Chiaia» chiarisce Rosario Santanastasio, geologo tra i relatori del convegno e referente nazionale di Marenostrum, costola dell’Archeoclub d’Italia che, in collaborazione con l’Enea, università e soprintendenze, si occupa dello studio e della valorizzazione degli ambienti costieri, dalla laguna veneta al golfo di Napoli.

TESORO CASTEL DELL'OVO TESORO CASTEL DELL'OVO

 

«Ovviamente - continua - anche sui fondali di Castel dell’Ovo l’azione erosiva del moto ondoso incide molto sulla conservazione dei luoghi, ma il rischio riguarda anche la loro scarsa salvaguardia perché soggetti a forte antropizzazione. C’è poca attenzione perché poco conosciuti, e viceversa.

 

TESORO CASTEL DELL'OVO TESORO CASTEL DELL'OVO

E così la perdita della memoria favorisce la conseguente perdita della storia e delle sue testimonianze. Per questo motivo occorre un monitoraggio continuo per proteggere e custodire». Il territorio in cui viviamo come prodotto di un perenne divenire. Tutto scorre. Perché non c’è una fine in quel suicidio di Parthenope, ma un inizio. Un invito, di bachmanniana memoria, a credere nel mare per avere speranza nella terra.

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