massimo cacciari green pass

“OGNI RAGIONEVOLE DUBBIO DIVENTA SEMPLICEMENTE UN OSTACOLO ALLA DECISIONE” - MASSIMO CACCIARI FILOSOFEGGIA PER GIUSTIFICARE LE SUE SBANDATE NO-VAX: “SE LA CRISI NON È GOVERNATA ANZITUTTO IN SEDE POLITICA È INEVITABILE CHE LA DOMANDA DI RISPOSTE ‘OLTRE OGNI DUBBIO’ SIA RIVOLTA AL TECNICO E ALLO SCIENTIFICO“- “LA CRISI COSTITUISCE UNA FORMIDABILE ACCELERAZIONE DI UNA GRANDE TRASFORMAZIONE IN ATTO DA DECENNI” - “LA SOCIETÀ CONTACTLESS È OGGI NON SOLO AMMESSA, MA ANCHE DESIDERATA. SONO TERMINI CHE ESPRIMONO UNA VISIONE DEL MONDO, CHE È QUELLA DEI GRANDI SISTEMI, DEI VARI BILL GATES CHE HANNO…”

Massimo Cacciari per "la Stampa"

 

massimo cacciari accordi e disaccordi

La Tecnica è infinitamente più che Tecnica e Scienza, astratta dal contesto economico e politico in cui opera, è una pura idea, forse già dal tempo di Euclide. La ricerca scientifica è l'anima del progresso tecnico che a sua volta lo è dello sviluppo economico, e il loro sistema plasma e modifica la nostra cultura, le nostre visioni del mondo, le forme di vita.

 

Nel giudicare tale sistema e il modo del suo procedere, «complottisti» e cantori della Scienza come Verità incorrono nel medesimo pregiudizio vetero umanistico: che le cose accadano sulla base di calcoli e progetti saldamente in mano a un Soggetto "armato" di tutte le informazioni necessarie e di tutti i mezzi per realizzare i propri piani.

 

ROBERTO SPERANZA MARIO DRAGHI

C'è da una parte il grande Vecchio "cattivo" e dall'altra l'Ego o super Ego "buono", quello del puro Sapere. Il primo, fortunatamente, è facile da demolire, il secondo va invece criticato - ed è affare assai arduo, anche se tutta l'epistemologia contemporanea si regge su questa critica, e cioè sull'analisi dei limiti statistico probabilistici della scienza, limiti che rendono assai evanescente lo stesso confine tra scienze esatte e scienze congetturali.

 

La scepsi che interroga, dubita, esige chiarezza dovrebbe, secondo questo metodo, essere intrinseca a ogni affermazione scientifica, ognuna dovrebbe presentarsi da sé come dubitanda. In momenti di grande crisi come quelli che viviamo è quasi inevitabile avvenga invece il contrario.

 

MASSIMO CACCIARI

L'esigenza di uscirne al più presto e il bisogno biologico di sicurezza producono una prepotente domanda di certezze, che però si può mutare molto rapidamente in richiesta di asserzioni risolutive, innegabili. Ciò che è per sua natura complesso viene allora ridotto a uno, semplificato all'osso. Ogni ragionevole dubbio diventa semplicemente un ostacolo alla decisione.

 

Il pensiero critico, e cioè scientifico, non dovrebbe che opporsi, secondo i suoi stessi principi, a una simile tendenza. Ma avviene che a volte non lo faccia, o solo in qualche sua minoranza, e per motivi oggettivi, che prescindono dalla buona o cattiva fede dei singoli.

 

No green pass a Milano

Se la crisi non è governata anzitutto in sede politica, attraverso l'azione di un autorevole comando politico, è inevitabile che la domanda di risposte "oltre ogni dubbio", di certezze assolute (passaggio illogico dal certo al Vero!), sia rivolta al Tecnico e allo Scientifico.

 

Essi si trovano allora investiti di un ruolo del tutto improprio di "sostituti" del governo politico - o, più precisamente, quest' ultimo, per la sua debolezza, per la fragilità della sua costituzione, si maschera dietro il sapere tecnico, ne sollecita risposte univoche e riduce la propria azione di contrasto della crisi( "resilienza" si usa oggi dire), che avrebbe dovuto avere carattere sistematico, a una sola delle componenti di quest' ultima.

 

no green pass milano

D'altra parte, in situazioni analoghe, non può non crescere la tentazione nella comunità scientifica di svolgere funzioni generali di direzioni e di potere. Sono processi e intrecci che nessuno decide a tavolino, che nessun Soggetto stabilisce, pre-ordina o pre-vede. C'è però dato esserne coscienti e comprendere che questa crisi già presenta tutti i tratti di un autentico mutamento culturale. Pensarla come una parentesi, chiusa la quale si tornerà a vivere più o meno come prima, è musica da organetto.

 

Corteo No Green Pass a Trieste

La crisi costituisce una formidabile accelerazione di una grande trasformazione in atto da decenni, per il cui compimento, senza di essa, ci sarebbe voluto chissà quanto e chissà a che prezzo. La società contactless è oggi non solo ammessa, ma anche desiderata. La formidabile riorganizzazione del lavoro sociale cui allude timidamente lo smart working si può generalizzare senza soverchi contrasti. Il social distancing non è un lapsus, è un simbolo - e l'uomo è un animale simbolico.

 

Sono tutti termini che esprimono una visione del mondo, che è quella dei grandi sistemi dell'informazione, della comunicazione, della logistica, che è quella dei vari Bill Gates che hanno parlato durante la pandemia come fossero a capo di un governo mondiale. E a pieno diritto, poiché le loro imprese, come le grandi multinazionali del Big Pharma, hanno accumulato in questi ultimi anni profitti così immani, da renderli protagonisti a tutti gli effetti dei futuri equilibri geopolitici.

 

bill gates con la fede al dito parla al global health summit 2

Noi tutti siamo "operai" all'interno di questo sistema - ma nient' affatto "classe operaia". Siamo individui desiderosi di "immunità" e non di "comunità", la "fabbrica" dove operiamo è disseminata per le nostre case, sempre più efficacemente connesse, consumatori e fornitori di essenziali documenti per chi deve produrre il nostro stesso consumo. Rifornimento gratuito e che nessuno ci pagherà mai, poiché appunto, in quanto individui, assolutamente privi di sindacato o di ogni altra forma di rappresentanza.

 

La neutralizzazione del conflitto è fattore essenziale di questa visione. Il conflitto, infatti, cessa di avere qualsiasi ragione d'essere quando la decisione è in mano alla competenza tecnica, al detentore della Verità - e, d'altra parte, come può nascere un conflitto se le possibilità materiali di una organizzazione vengono meno? La critica solitaria non è conflitto, bensì mera testimonianza.

 

massimo cacciari a otto e mezzo

Le politiche di biosecurity svolgono una funzione imprescindibile nell'addomesticamento dei comportamenti sociali. Questo scenario, assai più che probabile, è vissuto dalle élite politiche del Vecchio Continente con sovrana incoscienza (a differenza dei capi e degli strateghi delle grandi potenze economico-finanziarie), con poche eccezioni, Macron forse, la Merkel.

 

La grande nebbia Covid, in cui navigano Scientia duce, permette loro di coprire di tutto e di più - dall'infinito rimando dell'agenda sull'unità politica europea, alle questioni di un nuovo Welfare sociale, a quelle drammatiche dell'occupazione giovanile, della scuola, della formazione. La biosecurity è diventata la cosa prima e ultima, anche per chi in gioventù aveva letto Benjamin e Adorno e ora sembra non avere altra cura che di aggiungere qualche anno alla propria vita.

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